Medium Presentato al Festival dei Popoli di Firenze nel 2019 è il docu-film di Laura Cini che esplora mondi misteriosi e invisibili, per giungere, come lei stessa afferma, ad effetti tangibili nel mondo del visibile.
La produzione di Medium
Sostenuto da Regione Piemonte, Film Commission Torino Piemonte, Piemonte Doc Film Found, Regione Toscana, Toscana Film Commission e da Sensi Contemporanei Cinema e Audiovisivo, con la partecipazione di Tarika di Maggio, Sirio Zapperoni, Nadia Angilella, e una durata di 93 minuti, il film girato interamente in Toscana é prodotto da Zenit Arti Audiovisive e da Rai Cinema.
Medium il film. La recensione
La regista in interviste fatte, durante il Festival dei Popoli 2019 ha spiegato di aver già realizzato precedentemente opere sull’esplorazione dell’invisibile per una sua esigenza personale che riflette vissuti e domande dell’infanzia che hanno atteso per anni di avere risposte.
Il mondo dell Invisibile
Quando Laura ha avuto gli strumenti per poter trovare le risposte non ha esitato ad affrontare il mondo dell’invisibile. In particolare l’idea di girare un documentario sulla storia di una Medium le giunse alla coscienza nel 2016, quando, grazie ad amici fiorentini, conobbe Tarika, una sensitiva reale. Frequentandola molte delle paure che l’accompagnavano si frantumarono di fronte alla serenità con la quale la donna affrontava l’esperienza.
Dal timore alla comprensiome
Questo é anche il percorso che la regista intende far percorrere agli spettatori: dal timore e dalla paura alla comprensione.
Inizia infatti con una scena che assomiglia a quelle dei film horror con la Medium letto che ascolta voci di defunti, ma lentamente le vicende assumono sembianze più umane e rasserenanti seppure intrise di sofferenza e solitudine.
Laura Cini tiene a precisare che il suo intende essere un racconto obiettivo dove viene narrata la storia di due persone che attraverso il passato fanno pace con il presente e non intende essere assolutamente un messaggio che incita le persone a seguire quella strada.
Il film é una doppia elaborazione di lutto che i due personaggi principali iniziano con dolore (Sirio) e scetticismo (Nadia), per poi scoprire che il dialogo con le persone a loro care scomparse é un balsamo che permette loro di affrontare più serenamente la quotidianità.
Gli interpreti, superato l’imbarazzo delle prime scene, acquistano naturalezza, tanto che, dice ancora la regista, c’é stata la necessitá di tagliare alcune scene dove Nadia e Sirio toccano le parti ancora vive delle loro ferite.
Presenza Assenze
I momenti girati nello studio della Medium, che unisce la sua solitudine fatta di presenza assenze a quella dei due personaggi che si rivolgono a lei, sono stati realizzati rigorosamente senza tecnici con piccole telecamere posizionate negli spazi e microfoni indossati dai personaggi.
Proprio l’utilizzo degli spazi assume un senso particolare nell’opera e fa si che le assenze popolino ogni situazione come presenze tangibili.
Gli stessi sentimenti diventano presenze che fanno compagnia alla solitudine di chi cerca una risposta a mille domande.
“Parlami sennó svanisco” dice una defunta attraverso la voce e la scrittura di Tarika ad un suo familiare, mentre la voce e la scrittura divengono il confine fra l’al di qua e l’al di lá.
La scrittura automatica utilizzata dalla Medium ci conduce inevitabilmente ad Andrè Breton, al surrealismo e al suo libro intitolato proprio
Nadja.
Sarà un caso o una coincidenza surreale ma sapendo che Nadja per alcuni rappresentava un suo alter-ego, viene spontaneo pensare che Nadia Angilella rappresenti un alter ego di Laura che attraverso la storia di due personaggi esterni ci ha raccontato il suo mondo interno.
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