Secondo capitolo di un racconto sulle famiglie arcobaleno, Tuttinsieme di Marco Simon Puccioni è in concorso al Biografilm.
Il film fa parte di un percorso di crescita e scoperta del regista stesso e del compagno, poi marito, del nuovo ruolo di genitori: Simon Puccioni ha documentato in quattro anni di riprese, tutti i meravigliosi momenti di battaglia, vittoria, crescita e scoperta. Dal momento in cui hanno deciso di diventare padri (all’estero) ed essere padri in Italia, e poi di sancire ufficialmente l’unione, dopo l’approvazione della legge sulle coppie di fatto fortemente voluta dall’onorevole Cirinnà.
Un progetto in tre parti iniziato sette anni fa con Prima di tutto
La storia inizia cronologicamente quando il fermento politico e sociale in Italia si fa sempre più pressante attorno alla questione delle unioni civili. Marco e Giampietro avevano già raccontato il percorso di procreazione assistita intrapreso negli Stati Uniti sette anni prima, nel documentario Prima di tutto. Dal loro amore e della loro motivazione sono nati David e Denis.
Adesso che i bimbi sono un po’ più grandi e capaci di esprimersi, iniziano ad arrivare anche le domande e le pressioni dall’esterno. È venuto quindi il momento di affrontare la questione spinosa dell’assenza della madre, mentre contemporaneamente l’Italia si apre alle coppie arcobaleno (in conclamato ritardo su tutti gli altri stati dell’Europa).
I due papà (o meglio il babbo e il papà), pur avendo dimostrato di aver fatto dell’apertura e dell’onestà il motore educativo delle loro creature, sono (naturalmente) un po’ impreparati di fronte ai quesiti degli amichetti dei figli, tanto quanto lo sono di fronte agli escamotage variopinti con cui questi se la cavano. Quando alcuni coetanei chiedono perché loro non abbiano una madre, capita che scappi detto anche “perché è morta”. Oppure, come spiegarsi il fatto che papà Giampietro non rientri tra i tutori dei bimbi. Babbo Marco vorrebbe rispondere appropriatamente ai bimbi, preservando l’innocenza e rispettando le dinamiche dell’infanzia.
Vecchi nomi e vecchi stereotipi versus nuove relazioni semi-parentali
La presenza poi di questa zia Cynthia, che durante il film subisce un declassamento dal ruolo di “zia” al ruolo di “dede”, è la chiave di tutto questo grande dramma. Cynthia infatti è la donna che ha prestato l’utero alla gestazione dei bimbi, e il rapporto affettuoso che la famiglia ha mantenuto con lei ha però scoperto il fianco alle chiacchiere.
Ecco perché ad un certo punto Marco padre cerca di ricollocare questo rapporto in una relazione che spieghi che non c’è un vero legame di sangue, o almeno non un legame tradizionalmente inteso: ecco perché magari, la si potrebbe chiamare “dede”. Malgrado il nuovo vocabolario coniato apposta per questi legami tutti speciali, David con candore ci spiega che, in fondo, l’affetto non si declassa né si etichetta. Quindi zia Cynthia rimane quella che è: zia.
Tuttinsieme di Marco Simon Puccioni è una storia intima di una famiglia omogenitoriale alle prese con il suo essere tale in Italia
In tutto il film è presente lo sforzo dei genitori di mantenere i bambini al di fuori delle spaventose dinamiche politiche e della disumanità, dell’assenza di tatto e di una certa omofobia che si avverte pesante sullo sfondo.
La struttura del film funziona, con delicatezza e fluidità: si segue un flusso cronologico su quattro anni, punteggiato dal meraviglioso sbocciare di coloratissimi fiori con l’HDR sparato. Una allegoria diretta con quei germogli di essere umano che Marco e Giampietro stanno crescendo.
Musica, suoni – e pernacchie di Denis – sono un involucro piacevole e ben studiato, se non appunto esilarante. La vita famigliare insomma, in questo quadro cadenzato, si percepisce davvero come fosse una routine, fatta di piatti di pasta, di cene con gli amici, di stanzette da riordinare e di baci della buonanotte.
Solo la sequenza del matrimonio spinge un po’ sul pathos: da una parte per lo straordinario discorso di Nichi Vendola pronunciato con il suo cucciolo tra le braccia, dall’altro per obbedire alla spannung narrativa.
Tuttinsieme di Marco Simon Puccioni non è un film che rischia, né sbalordisce. E’ uno scorcio vero su battaglie concrete di una famiglia di Roma. Un nucleo di quattro vite unite da un amore sincero, con cui si empatizza facilmente. Alla fine della visione, non si può che ribadire come il genitore, di qualunque colore esso sia, rimanga il lavoro più arduo che c’è.
Nutro rispetto e stima per chi decide di raccontarsi di fronte all’obiettivo. A maggior ragione se chi lo fa è un padre arcobaleno, quando è così difficile gestire pressioni e giudizi mantenendo integra la propria volontà educativa, la capacità di perdonare, e il rispetto dell’altro.