Ne Il medico della mutua di Luigi Zampa, tratto dal romanzo di Giuseppe D’Agata, si sovrappongono due limpidissimi ritratti vicendevolmente complementari: quello del sistema sanitario italiano basato sulla mutua in vigore negli anni Sessanta, col suo pesante carico di corruzione e raccomandazione; e quello di un italiano arrivista, cinico, leccapiedi e affamato di gloria e di pecunia, rappresentante ideale di un’Italia lungi tutt’ora dall’essere scomparsa, dipinto con ferocia e magistralmente interpretato da Alberto Sordi, anche autore del copione con Sergio Amidei e il regista. La vicenda è appassionante anche quando si fa più scontata, e l’incisiva tematica sociale impregna completamente il film: si ride a denti stretti. Da cineteca i titoli di testa che seguono il tragitto dell’ambulanza e il grottesco finale in cui Sordi abbandona l’ospedale per visitare telefonicamente i propri mutuati comodamente seduto in un terrazzo. Ottimi comprimari, su tutti Sandro Merli, Nanda Primavera e Bice Valori. Incassò talmente tanto che un anno dopo Luciano Salce ne girò un seguito. Celeberrima la Marcia di Esculapio di Piero Piccioni, motivo portante della colonna sonora.
Ottimamente interpretato da Alberto Sordi, ma anche da una sorprendente Bice Valori e, in un breve ma significativo ruolo, da Pupella Maggio, Il film stigmatizza il sistema sanitario dell’epoca, strutturato sul metodo delle mutue e totalmente finanziato dallo Stato, spesso gestito attraverso meccanismi di corruzione e raccomandazione. Il film fece non poco scalpore anche perché, seppur improntato ai toni di una commedia, risultò essere uno sferzante atto di denuncia nei confronti di un sistema sanitario corrotto che incentivava furti, sprechi di denaro pubblico e clientelismi.