Inizia martedì 21 dicembre, a partire dalle 20.30, presso la Sala Detour (Via urbana 107, Roma) il ciclo di proiezioni dedicato ai classici del cinema americano dai ’40 ai ’60 curato da ragazzi con sindrome di Asperger, nell’ambito del progetto Lo sguardo degli Aspie sostenuto dal programma comunitario Youth in Action.
Per capire le ragioni di questa rassegna è necessario fare un passo indietro. Nel 2008 il Gruppo Asperger Onlus, l’associazione dedicata alla Sindrome di Asperger (www.asperger.it), aveva avviato, in collaborazione con Detour, il progetto “Io speriamo che me la cavo”, che includeva, fra l’altro un ciclo di proiezioni rivolte ai propri soci più giovani.
L’idea di partenza era quella di favorire l’interazione tra ragazzi che, a causa di questa Sindrome appartenente ai disturbi dello spettro autistico, hanno una compromissione delle interazioni sociali, schemi di comportamento ripetitivi e stereotipati, attività e interessi molto ristretti.
Lo scopo era servirsi del cineclub in quanto spazio di aggregazione, di incontro e di scambio, e del cinema quale veicolo di informazione, strumento di conoscenza della realtà e punto di partenza per dibattiti, riflessioni e confronto sulla vita di tutti i giorni, sulle esperienze personali, sul modo di percepire il mondo.
Se dopo tre anni possiamo promuovere un ciclo di proiezioni direttamente gestito dai ragazzi, è evidente che l’idea di usare il cinema come strumento di aggregazione ha dato i propri frutti.
Per la prima volta saranno loro ad accogliere gli spettatori, a presentare i film, a curare le proiezioni sotto ogni aspetto e ad introdurre ospiti, critici ed esperti che di volta in volta interverranno.
IL PROGRAMMA
21 dicembre 2010
ore 20.30 Rapina a mano armata (1961) di S. Kubrick.
Dal romanzo Clean Break di Lionel White, sceneggiato da Kubrick con lo scrittore Jim Thompson che con il regista collaborò anche in Orizzonti di gloria e gli scrisse il trattamento di Killer at Large che non fu mai realizzato. Uscito dal carcere, Johnny mette a punto un minuzioso piano per una rapina in un ippodromo che frutta due milioni di dollari. Il grosso bottino suscita avidità e ferocia tra i complici. È il film che rivelò Kubrick e indusse la critica americana a parlare di un secondo Welles. Fondato sulla rottura della continuità narrativa che permette allo spettatore di seguire lo svolgimento dell’azione secondo diverse prospettive, il film ha un ritmo incalzante e una suspense di tenuta infallibile.
25 gennaio 2011
ore 20.30 Viale del tramonto (1950) di B. Wilder.
Un giovane e disoccupato sceneggiatore di Hollywood va a vivere con una ricca e anziana attrice, già star del cinema muto, prigioniera delirante del suo passato, facendosi da lei mantenere. Il più caustico e sardonico film nero sul mondo di Hollywood. Melodramma amarissimo con risvolti da horror e sottofondi da commedia. Alcune memorabili scene tra cui la partita a carte con Keaton. Sapiente regia: una pietra miliare nell’itinerario di Wilder.
15 febbraio 2011
ore 20.30 Anna dei miracoli (1962) di A. Penn.
Annie Sullivan (A. Bancroft) è assunta dai coniugi Keller per rieducare la piccola Helen, cieca e sordomuta dalla nascita. L’insegnante di Boston riesce a far passare la ribelle Helen dallo stato animale a quello umano, e a fare di lei sua figlia, nel senso più profondo della parola. Ispirato a una vicenda che la stessa Helen Keller raccontò in “The Story of My Life”, il film deriva da un teledramma (1957) di William Gibson, diretto dal 35enne A. Penn, e da una pièce (1959) dello stesso Gibson, messa in scena a Broadway ancora da Penn e interpretata da A. Bancroft, P. Duke e Patricia Neal.
15 marzo 2011
ore 20.30 un bacio e una pistola (1955) R. Aldrich.
L’investigatore privato Mike Hammer indaga sull’efferato assassinio di Christine, trovandosi impelagato in un furto di materiale radioattivo che il malavitoso Dr. Soberin vuole vendere a una potenza straniera. Dal romanzo Bacio mortale (1952), di Mickey Spillane, adattato da I.E. Bezzerides, sceneggiatore di sinistra finito sulle liste nere. È il più violento, frenetico, angoscioso noir degli anni ’50, e anche il più coraggioso e spregiudicato nella sua latente denuncia delle armi nucleari. L’Hammer di Spillane è un fanatico fascista che viene giustificato dall’efficacia dei risultati; quello di Aldrich/Bezzerides è un ottuso bastardo che sbaglia tutto quello che fa in una società malata di paranoia aggressiva e violenta.
12 aprile 2011
ore 20.30 Lo straniero (1946) di O. Welles.
Un criminale di guerra nazista s’infratta, con documenti falsi in una cittadina del Connecticut dove sposa la figlia (Young) di un giudice. Lo scova un detective governativo (Robinson). Epilogo a mozzafiato sul campanile di una chiesa. È il 3° e il più convenzionale dei film diretti da Welles, in linea con un personaggio di moda a Hollywood negli anni ’40: l’ospite in casa che non è quel che sembra. Prodotto da Sam Spiegel e scritto da Anthony Veiller su un soggetto altrui, ha molti punti deboli, ma oltre a quella finale vanta almeno 2 sequenze memorabili (l’inizio e l’assassinio nel bosco) e lo straordinario bianconero di Russell Metty. Interessante la descrizione dell’ambiente di provincia. Pur andando talvolta sopra le righe, Welles sfaccetta con sottile istrionismo il suo nazista.
10 maggio 2011
ore 20.30 Il buio oltre la siepe (1962) di R. Mulligan.
Alabama, 1932. Atticus Finch, avvocato progressista, difende e dimostra l’innocenza di Tom Robinson (Peters), giovane nero accusato di aver stuprato una ragazza bianca. Dal romanzo d’esordio (1960) di Harper Lee, premio Pulitzer, sceneggiato da Horton Foote che accosta con sagacia il tema dell’intolleranza razziale con gli incubi dell’infanzia, un film coraggioso e fine nel disegno psicologico dei personaggi.
7 giugno 2011
ore 20.30 Detour (1945) di E. G. Ulmer.
Al Roberts, pianista in un night di New York, cerca di raggiungere in autostop la sua ragazza, Sue, a Los Angeles. Viene raccolto da Haskell, un uomo pieno di soldi, che gli racconta che l’autostoppista precedente, una ragazza, gli ha graffiato la faccia dopo aver tentato un’avance. Dopo aver sostituito alla guida Haskell in crisi di sonno, Al, quando tenta di svegliarlo, si accorge che l’uomo è morto. Film dalle atmosfere kafkiane, narrato in flash-back dalla voce fuori campo del protagonista, uno dei capolavori assoluti del B-movie, “allucinato apologo sull’assurdo e sul caso”. Film oggetto di studio e di culto da parte dei più grandi cineasti, girato in 6 giorni e in due soli ambienti, Detour è considerato il capolavoro di Edgar G. Ulmer, già assistente di Friedrich Murnau, che, ispirandosi all’espressionismo tedesco, realizza una lenta, inesorabile, discesa all’inferno, con un film a metà strada tra il noir europeo e il poliziesco americano, perdipiù utilizzando attori sconosciuti. Da incorniciare la sequenza finale filmata in un unico piano sequenza di 5 minuti.