‘Le cose che non ti ho detto’: separarsi tra le scogliere britanniche
La recensione di Le cose che non ti ho detto in streaming e disponibile dal 29 maggio su Sky Primafila, Rakuten TV, Infinity, Chili, CG Digital, Tim Vision, Apple TV, Google Play
Noto scrittore e sceneggiatore di film come Viaggio in Inghilterra, Il gladiatore e Les Miserables, William Nicholson torna per la seconda volta dietro la macchina da presa con Le cose che non ti ho detto. Il film è basato su un’opera teatrale scritta dallo stesso Nicholson,La ritirata da Mosca, e affronta il tema della separazione. I protagonisti sono Annette Bening, Bill Nighy e l’attore britannico emergente Josh O’Connor (visto proprio insieme a Nighy in Emma.).
Il film è stato recentemente rilanciato su Raiplay. Vi basterà iscrivervi gratuitamente per vederlo.
Le cose che non ti ho detto – La trama
La separazione di una coppia, sposata da 29 anni e con un figlio. L’allontanamento è voluto dal marito, che sente di non poter più rendere felice la moglie e che si è innamorato di un’altra donna. La storia si sviluppa alternando il punto di vista dei tre protagonisti, soffermandosi maggiormente sul dolore della madre e sul ruolo del figlio. Il racconto ha una matrice autobiografica, in quanto i genitori di Nicholson si separarono proprio dopo circa 30 anni di matrimonio, quando lui era ragazzo. Offre, perciò, una visione sul tema della separazione legata anche ai suoi ricordi e che tende ad avvicinarsi maggiormente al punto di vista del figlio.
Le cose che non ti ho detto analizza in profondità le emozioni, i sentimenti e le basi del rapporto matrimoniale. Un rapporto nato sovente tra persone diverse tra loro e apparentemente inconciliabili, che porta spesso ad un’alternanza tra amore e dolore. In questo caso Nicholson sottolinea l’affetto che Grace (la moglie) prova per Edward (il marito). È una donna che lotta tenacemente per tener vivo un matrimonio che sente affievolito e che lotta ancor più caparbiamente per ottenere una seconda opportunità che non può avere. Ma il suo amore persiste alla rottura, portandola a chiudersi in un involucro di estremo dolore, contrapposto all’apparente freddezza britannica di Edward.
La metafora e il tempo
Edward è un docente, appassionato di Storia e particolarmente interessato alla Campagna di Russia di Napoleone del 1812. In una lezione racconta come, durante la spedizione, i soldati francesi, vessati dal freddo tremendo, abbandonassero i compagni morenti sulla neve, prendendo i loro vestiti per aver maggiori possibilità di sopravvivenza. Questo episodio si pone come metafora della loro relazione, ormai moribonda, rimarcando l’estremo sacrificio che comporta. L’elemento della morte ricorre spesso, soprattutto tramite Grace, subentrando e opponendosi all’amore ormai finito.
Il film dona voce ai pensieri dei personaggi tramite le voci off, che conferiscono una maggiore intimità; voci che sembrano oltrepassare il tempo. Proprio il passare del tempo è un altro degli elementi su cui si focalizza Nicholson. Una cerimonia, il cambiamento della tecnologia, i riferimenti alla Storia, ma soprattutto i ricordi di un passato felice. Le cose che non ti ho detto si apre proprio con un flashback legato a uno dei luoghi preferiti dell’infanzia di Jamie (il figlio).
Il tempo e l’esperienza vengono alla luce anche tramite l’attività di Grace. È una grande appassionata di poesia e spesso tra le sue parole e i suoi pensieri trovano spazio versi di varie composizioni. La frase più citata è di una poesia di Dante Grabriel Rossetti: “Sono già stato qui“. Indica come tutte le nostre esperienze e ciò che proviamo sia già stato vissuto da qualcun altro. Una sorta di déja vù fatto di pensieri, azioni, ricordi che ci lega nel tempo.
I luoghi densi di significati
Il paesaggio e l’ambientazione svolgono un ruolo da protagonisti. Il film è ambientato a Seaford, una cittadina sulla costa britannica, caratterizzata da bianche scogliere che ricordano quelle della più celebre Dover. Come detto in precedenza, il film si apre proprio facendo riferimento a un luogo sulla costa in cui sono trascorsi i momenti più felici della coppia e dell’infanzia di Jamie. Sono luoghi per loro densi di significato, in cui tornano ancora molto spesso per riflettere, per sfogare il dolore o più semplicemente per perdersi nei lieti ricordi. Luoghi che assumono anche un senso di minaccia e di libertà. La macchina da presa inquadra spesso la costa e il mare, sia per la grande bellezza, che per il loro valore diegetico. Sono inquadrature che diventano quasi delle parentesi, dei raccordi tra una sequenza e l’altra ma che peccano anche di eccessiva ripetitività e didascalismo.
William Nicholson è nato proprio a pochi chilometri da Seaford e appare evidente come quei luoghi risultino importanti per lui. Le cose che non ti ho detto risulta, quindi, un film intimo e personale ma al tempo stesso ricorda sensazioni ed esperienze comuni, come recita la poesia di Rossetti. Nicholson si basa molto sul lavoro di sceneggiatura, con dialoghi brillanti e silenzi altrettanto importanti, esagerando però nell’eccessiva esuberanza di Grace. Bill Nighy e Annette Bening forniscono ottime interpretazioni in ruoli che sembrano scritti appositamente per loro.