Beastie Boys Story, segna il ritorno alla regia di Spike Jonze. Dopo Her (2013), l’autore di Rockville ha deciso di ripercorrere insieme a Michael Diamond e Adam Horovitz la grandiosa carriera della band newyorkese. Il film, uscito direttamente su Apple Tv+ il 24 aprile, a causa dell’emergenza sanitaria ha saltato la programmazione nelle sale, dall’anteprima al South by Southwest, alla distribuzione in alcune sale cinematografiche selezionate IMAX.
Beastie Boys Story: Si va in scena!
Al centro di questo film ci sono loro, Ad-Rock, MCA e Mike D, i tre fratellacci di New York conosciuti con il nome di Beastie Boys. Per più di una generazione il solo suono del basso in Sabotage, il brano d’apertura del film, riesce a trasmettere molto più di un’emozione. Riemergono i ricordi d’infanzia sintonizzati su MTV (quello vero), e, per i più fortunati, di chi ha avuto la grande occasione di sentirli almeno una volta dal vivo. Sabotage è di fatto il loro manifesto, essendo stato un gruppo alla ricerca continua di un proprio percorso musicale, senza compromessi. Una colonna sonora come questa aveva bisogno di un direttore d’orchestra in grado di stare sulla stessa lunghezza d’onda. Spike Jonze è quello giusto. Oltre a essere un loro amico, ha avuto modo di collaborare in alcuni videoclip della band (come lo stesso Sabotage). Ma in Beastie Boys Story, ambientato in uno dei templi della città, il Kings Theatre di Brooklyn, Jonze trasforma una classica biografia musicale in una performance di alto livello, lasciando spazio all’energia dei due protagonisti.
Le origini punk, il successo con il rap
Suddividere in capitoli è la scelta più azzeccata per orientare il pubblico lungo la tortuosa (e scoppiettante) carriera dei Beastie Boys. In questi 30 anni gli avvenimenti non sono mancati. Si parte dal punk rock, quando a 11 anni avevano già chiaro che la musica sarebbe stata il loro mondo. Del resto, negli anni ’80 tutti avevano una band; dunque perché non provarci. 5 anni più tardi, quando la loro strada andrà a intrecciarsi con il rap, la loro vita cambia drasticamente.
I Run DMC dominavano la scena, e l’uscita del brano Sucker MC’s fu una rivelazione. «Volevamo essere come loro» afferma Ad-Rock, e non ci metteranno molto a farsi conoscere, quando l’incontro con un giovane Rick Rubin porterà la band a conoscere la fama tanto desiderata. Il boom arrivò prima con la tournée di Madonna (con una generazione di adolescenti totalmente scioccate dalla loro apertura dei concerti), e in seguito con l’album Licenced To Ill, che conteneva al suo interno la traccia che li portò in alto: (You Gotta) Fight for Your Right (to Party).
L’omaggio ad Adam Yauch
Non usano giri di parole Ad-Rock e Mike D nel sostenere l’importanza di Adam Yauch per i Beastie Boys. Esistono grazie a MCA, al suo approccio fuori dagli schemi, alla sua passione, al suo attivismo politico in favore del Tibet, e alle sue qualità artistiche, che vanno dal basso alla videocamera, sotto lo pseudonimo dell’autore svizzero Nathaniel Hörnblowér. Scomparso nel 2012 a soli 47 anni per un tumore, è crollato il punto di riferimento della band, più volte marcato dai momenti di commozione che Ad-Rock cerca inutilmente di trattenere.
Oltre a essere un omaggio alla figura imprevedibile di MCA, Beastie Boys Story vuole essere un racconto che mette successi, errori e imprevisti sullo stesso piano. Non è scontato. Spesso si cerca di mostrare solo una porzione della storia, specialmente se l’obiettivo è di esporre il lato migliore di sé. Anche i fallimenti (come il flop del secondo album, Paul’s Boutique), i rimorsi, come il rapporto burrascoso con l’amica e batterista Kate Schellenbach, e il dolore sono aspetti della vita da cui non si può prescindere. Mostrarsi al proprio pubblico, e non su uno schermo, ha reso questo documentario ancora più incisivo e autentico. Anche se, al termine del film, è ormai evidente che i Beastie Boys arrivino da un altro mondo.
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