Le ali della libertà di Frank Darabont, con Tim Robbins e Morgan Freeman
Splendido dramma carcerario che l’acuto esordiente Frank Darabont ha tratto da Stephen King. Eccellenti i due protagonisti, Tim Robbins e Morgan Freeman. La rivista Empire lo ha collocato al quarto posto nella lista dei cinquecento migliori film della storia
Le ali della libertà, un film del 1994 scritto e diretto da Frank Darabont con protagonisti Tim Robbins e Morgan Freeman.
La trama è tratta dal racconto di Stephen KingRita Hayworth e la redenzione di Shawshank, pubblicato nella raccolta Stagioni diverse. La rivista Empire lo ha collocato al quarto posto nella lista dei cinquecento migliori film della storia, mentre l’American Film Institute lo ha inserito al settantaduesimo posto nella lista dei cento migliori film statunitensi di tutti i tempi; sul sito IMDB è primo nella classifica dei duecentocinquanta migliori film di tutti i tempi.
Il film è dedicato “alla memoria di Alan Greene”, agente letterario nonché stretto amico del regista e sceneggiatore Frank Darabont. Con Tim Robbins, Morgan Freeman, James Whitmore, Bob Gunton, William Sadler, Clancy Brown.
Sinossi
Siamo nel 1946. Processato per l’omicidio della moglie e del suo amante, Andy, un bancario del New England, viene condannato a un doppio ergastolo e recluso nel penitenziario di Shawshank. All’inizio è vittima delle violenze dei reclus, poi però diventa il consulente finanziario delle guardie. Scopre così che il direttore falsifica i libri contabili intestando i conti a un fittizio Randall Stevens. Fuggito di prigione attraverso un tunnel costruito negli anni, Andy assume l’identità di Randall Stevens, denuncia il direttore e va in Messico. Fra le sbarre c’è il solito campionario di umanità: sodomiti per necessità, guardiani più delinquenti dei detenuti, un direttore rapace e per bibliotecario un vecchio ergastolano, James Whitmore, che incarna la grandezza del cinema americano di una volta.
Uno dei film più amati dal pubblico negli ultimi vent’anni, tratto da un libro di Stephen King, ambientato tra le mura di un carcere, ma diverso dai film appartenenti a questo genere, in grado di stabilire un contatto particolare col pubblico, trasportando lo spettatore all’interno della vicenda per le due ore abbondanti di durata.
La voce fuori campo, utilizzata spesso e volentieri, funziona assai bene per impreziosire le sfumature della vicenda, mentre Frank Darabont riesce ad essere estremamente scorrevole nella narrazione, non mancando comunque di evidenziare tanti passaggi che stimolano il sorriso, la soddisfazione, o il senso di profonda ingiustizia. Ma soprattutto Le ali della libertà è un film vitale, confezionato con abilità e tocco professionale (Roger Deakins alla fotografia), che riesce a toccare punte molto alte (il rewind sulla fuga, la dipartita di Brooks, ma ce ne sarebbero un’altra mezza dozzina di evidenziare), parlando con l’anima (e all’anima dello spettatore), ottimamente rappresentata da due attori in stato di grazia. Ed anche il finale è quello che serve per rendere giustizia, in tutti i sensi; magari in altri ambiti sarebbe potuto sembrare solo banale, ma qui è ciò che serve.
Dunque un film insolito ed affascinante, in grado di fermare il tempo per oltre due ore, facendo immergere lo spettatore in una vicenda ben articolata ed illustrata come raramente si vede fare oggi al cinema. Non un capolavoro in senso stretto, ma un film di ottima fattura.