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Film da Vedere

Un giorno di ordinaria follia di Joel Schumacher, con Michael Douglas

Michael Douglas, in una delle sue migliori interpretazioni, ci trascina nell’inferno dell’uomo medio e lo vendica (ipoteticamente) di tutte le sue frustrazioni. Joel Schumacher cattura bene lo spirito di un'epoca, la fine dell’edonismo, grazie anche a comprimari in stato di grazia, Duvall su tutti

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Un giorno di ordinaria follia (Falling Down) è un film del 1993 diretto da Joel Schumacher. È stato presentato in concorso al 46° Festival di Cannes. Il titolo originale del film, Falling Down, fa riferimento alla perdita della ragione da parte di Foster ed è preso dal titolo della celebre filastrocca per bambini London Bridge is Falling Down. La sequenza iniziale richiama in molti aspetti e quasi ricalca nelle inquadrature l’inizio di  di Federico Fellini. In ambedue i casi un uomo nella sua auto, bloccato dal traffico in un sottopasso, inizia a percepire l’intollerabilità di ciò che lo circonda, ma da lì in poi le due storie divergono nella forma di evasione: il mondo interiore e l’arte nel caso di Fellini, la violenza e la follia nel caso di Joel Schumacher.

Trama
William Foster è incastrato in un ingorgo gigantesco e a Los Angeles fa caldo. Abbandona l’automobile per andare a telefonare alla moglie, dalla quale peraltro è divorziato, e per uno screzio col proprietario di un drugstore diventa violento al punto da sfasciare il locale. Da quel momento William non si ferma più: picchia chi trova e uccide chi gli capita a tiro.

Joel Schumacher è un buon mestierante che ogni tanto tira fuori il colpo vincente (sono pochi ma ci sono): con la sequenza iniziale di Un giorno di ordinaria follia raggiunge forse il suo vertice artistico, in pochi minuti presenta il personaggio principale, ne descrive con efficacia il sofferto stato d’animo, delinea con precisione un contesto ambientale caratteristico che risulterà alla fine fondamentale nell’economia del film (la metropoli selvaggia, l’indifferenza, la follia dilagante). Schumacher, con una trama semplice ma geniale (scritta da Ebbe Roe Smith), azzecca il film della sua vita, creando un’ottima atmosfera torrida e stressante, una tensione che cresce costantemente con la rabbia del protagonista, facendo riflettere sull’andamento di un mondo sempre più vicino all’autodistruzione.

Un giorno di ordinaria follia fotografa perfettamente la fine dell’era di Bush Senior e, più in generale, la conclusione di un ciclo repubblicano durato ben 12 anni, soffermandosi in maniera pungente ed efficace sui tanti strascichi lasciati, dalla crescente disparità e ingiustizia sociale a un’immotivata paura dello straniero e del diverso, passando per una totale sfiducia nel futuro e una retrograda smania di ritorno al passato. In questo senso, Un giorno di ordinaria follia sa essere anche lucido ed estremamente attuale film politico, superando le divisioni di schieramento e mettendo in luce diversi aspetti di una visione prettamente reazionaria, con le stereotipate ma efficaci rappresentazioni di coreani e gang criminali, ma anche con l’agghiacciante ritratto di un negoziante neo nazista, addirittura affascinato dal folle viaggio di D-Fens e dalla sua paradossale guerra contro il sistema. A dare respiro e profondità al racconto è l’emblematica figura del Sergente Prendergast, ben interpretato da un misurato e allo stesso tempo appassionato Robert Duvall: un uomo di legge ligio al proprio dovere e alle proprie responsabilità, ma costretto a rinunciare al suo amato lavoro e alla sua vitalità per compiacere la moglie, sempre più bisognosa delle sua attenzioni e della sua compagnia.

Un giorno di ordinaria follia è una dolorosa e crudele Odissea urbana, tragicamente attuale in un periodo fatto di crescente tensione sociale, di scollamento e sfiducia verso le istituzioni e di una sempre maggiore frequenza di episodi di violenta follia da parte di uomini comuni. Un cult da scoprire e riscoprire, per comprendere e riflettere sugli anfratti più inquietanti e nascosti dell’animo umano. Michael Douglas, in una delle sue migliori interpretazioni, ci trascina nell’inferno dell’uomo medio e lo vendica (ipoteticamente) di tutte le sue frustrazioni. Joel Schumacher cattura bene lo spirito di un’epoca, la fine dell’edonismo, grazie anche a comprimari in stato di grazia, Duvall su tutti.

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  • Anno: 1993
  • Durata: 113'
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: USA
  • Regia: Joel Schumacher