Disponibile su Youtube L’Avventura di Michelangelo Antonioni, con Monica Vitti
Antonioni si dichiara fin da subito contrario al cinema convenzionale e commerciale. Questo appariva ai suoi occhi falso, interessato esclusivamente a certi momenti precipitosi, ignorando quelli stagnanti. La vita, però, ha un ritmo diverso e il cinema deve tenere conto della realtà
È disponibile su youtubeL’Avventuradi Michelangelo Antonioni. Il film, del 1960, fu presentato in concorso alla 13° edizione del festival di Cannes, vincendo il Premio della giuria. Oggi il film è considerato una pietra miliare del cinema della modernità, in Italia e non solo. È utile ricordare che il quel 1960 uscirono almeno altri due film altrettanto importanti. La Dolce vita di Federico Fellini e Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti.
Antonioni con L’avventura è uno degli “autori della crisi”
Antonioni, Fellini e Visconti possono essere considerati “autori della crisi “. Propongono tre film diversi, con diversi punti di vita e con diverse soluzioni formali, ma è il loro raccontare la “crisi“ a porli su uno stesso piano. Questi registi, senz’altro tra i migliori del cinema nostrano, colgono il risvolto negativo del miracolo economico. Ma lo fanno in maniera diversa. Visconti è ancora legato al racconto delle grande tradizione, con ascendenze tragiche e melodrammatiche, Fellini e Antonioni, invece, sembrano avvertire l’insufficienza dei mezzi del cinema tradizionale. È Antonioni il più radicale. Il regista è convinto che un cinema della crisi deve innanzitutto mettere in crisi il cinema stesso. Antonioni si dichiara subito contrario al cinema convenzionale o commerciale. Questo appariva ai suoi occhi falso, interessato esclusivamente a certi momenti precipitosi, ignorando quelli stagnanti. La vita, la realtà, però, ha un ritmo diverso e il cinema deve tenere conto della realtà.
Questa prospettiva è presente sin da l’inizio nel cinema di Antonioni, basti pensare ai suoi primi lavori documentaristici, Gente del Po (1948) e N. U. (1949 ). Ma è con i lungometraggi che Antonioni inizia la ricerca del suo stile di regia e L’Avventurapuò essere considerato l’opera d’approdo di questa ricerca. Con questo film, il regista apre la sua non dichiarata trilogia, in seguito denominata in vari modi: la trilogia dei sentimenti, dell’incomunicabilità, continuata con La notte (1961) e L’eclisse (1962).
In occasione di una gita in barca alle isole Eolie, Anna (Lea Massari), una giovane donna che aveva dato ripetuti segni di insofferenza, scompare nel nulla. Il suo compagno, l’architetto Sandro (Gabriele Ferzetti), e una sua amica, Claudia (Monica Vitti), si mettono alla sua ricerca. Con il passare dei giorni la preoccupazione tende a svanire e prende il sopravvento la reciproca attrazione. Quando i due si riuniscono a Taormina la loro avventura sembra avere termine per trasformarsi in una relazione riconosciuta agli occhi degli altri, ma già la prima notte Sandro si concede una “distrazione“ con l’aspirante scrittrice Gloria. Claudia, innamorata, è però pronta a perdonarlo e ad accettare una relazione tormentata, come aveva fatto Anna prima di lei.
Un film travagliato
L’Avventuraè il film più travagliato di Antonioni. Mesi di lavorazione, ritiro del produttore, mancanza di fondi e un faticosissimo lavoro di realizzazione. I temi affrontati in questo film, che inaugura anche il sodalizio del regista con Monica Vitti, vengono anticipati dall’opera precedente,Il grido (1957), dove era già percepibile l’impossibilità di comunicare, l’interesse per il singolo a discapito del collettivo e, soprattutto, la ricerca di un paesaggio come espressione dell’interiorità. Inoltre, ne Il grido è già presente, anche se in minima parte, quella de-drammatizzazione, ossia quel meccanismo che non fa procedere la trama, che non porta i personaggi da nessuna parte. Ma il fulcro in L’Avventura è incentrato sulla coppia. Antonioni ripropone delle situazioni di coppie a specchio; dalla gita in barca, il farmacista e sua moglie in Sicilia, con la popolana coppia in treno, fino all’incontro di Giulia con il giovane e aristocratico pittore.
L’Avventuraè, in ogni modo, un film doloroso, il dolore dei sentimenti che finiscono, o dei quali si percepisce la fine già dall’inizio. È il tempo a determinare questa fine, che rende i legami fragili. A indicare la mutevolezza dei rapporti è sempre presente una forte componente erotica, quella singola, come quella del farmacista, che tiene gli occhi fissi su Claudia, e quella collettiva, nella piazza di Noto. È lo sguardo ne L’Avventura a creare i rapporti tra i personaggi, come quello tra Sandro e Claudia. Il loro è un persistente cercarsi con gli occhi, che non sta a indicare solo un’attrazione fisica, ma il consolidarsi del loro rapporto in generale.
Antonioni e i personaggi femminili
A recepire la situazione di crisi – una costante nel cinema di Antonioni – sono i personaggi femminili. È Claudia, nel finale, che confessa: “Pochi giorni fa, al pensiero che Anna fosse morta, mi sentivo morire. Adesso non piango nemmeno“. La scomparsa di Anna darà luogo a quel processo di sostituzione che è per Antonioni sintomo di precarietà. Claudia emerge nel racconto progressivamente. Da soggetto osservante diventa parte attiva e, non per caso, è sempre lei testimone delle situazione erotiche. È lei, infatti, ad assistere al primo incontro tra Anna e Sandro, è lei ad essere coinvolta nella tresca tra la sua amica e il giovane pittore e sempre lei ad osservare, divertita, l’approccio a una ragazza da parte di un giovane nel treno. Ma, soprattutto, è lei che incontra lo “sguardo” di Sandro mentre si intrattiene con una prostituta.
La modernità di questo film è nella forma. Antonioni, infatti, decide di raccontare la crisi mettendo in “crisi” il linguaggio e gli strumenti cinematografici. L’Avventura è un giallo alla rovescia. La scomparsa di Anna non viene spiegata. Non c’è nessuna accumulazione di eventi, uno sviluppo e infine una chiarificazione. Vi è, invece, una distensione, una dilatazione del tempo narrato, che parte da un mistero (la scomparsa di Anna) che in realtà è solo un pretesto per parlare d’altro. Diversamente da un classico giallo, L’Avventura non si carica di tensione, anzi si scarica, pur mantenendo alcuni indizi della scomparsa di Anna, tracce disseminate nel corso della narrazione. Del giallo resta solo lo schema, l’interesse è rivolto verso un’altra direzione.
Questo meccanismo, sarà tipico della filmografia successiva di Antonioni, la ritroviamo in film come Blow up(1966) e Professione: reporter (1975). Ma anche altre componenti affrontante ne L’Avventuradaranno occasione al regista di approfondirle in altre sue opere, come quella del viaggio, che sarà centrale in Zabriskie point(1970), il celebre film realizzato in America.
Anno: 1960
Durata: 140'
Genere: Drammatico
Nazionalita: Italia
Regia: Michelangelo Antonioni
Vuoi mettere in gioco le tue competenze di marketing e data analysis? Il tuo momento è adesso!
Candidati per entrare nel nostro Global Team scrivendo a direzione@taxidrivers.it Oggetto: Candidatura Taxi Drivers