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Approfondimenti

I David di Donatello tra ieri e oggi: breve storia della manifestazione

Fu Italo Gemini, il presidente dell’Associazione Generale Italiana dello Spettacolo, che decise d’istituire un premio alla fine della stagione cinematografica, Il David di Donatello. La prima edizione si tenne nel 1956

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Si è appena conclusa la 65° edizione dei Premi David di Donatello. E come per ogni edizione, neanche quest’anno è mancata la partecipazione del presidente della Repubblica, che non ha fatto mancare il suo messaggio d’augurio al cinema italiano. “Per ricostruire il nostro Paese dopo la drammatica epidemia sarà necessario recuperare ispirazioni e quindi, tornare a sognare e a far sognare”: è questo l’augurio che Sergio Matterella ha inviato a Piera Detassis, presidente e direttrice artistico dei Premi David di Donatello. Quest’anno l’edizione si è svolta in una modalità atipica, visto che i candidati e i premiati alle varie categorie sono intervenuti da remoto, a causa delle disposizioni governative. Ma proprio le parole di Mattarella ci riportano nella stessa atmosfera in cui è nato il premio.

Erano i lontani anni ‘50 del secolo scorso, quando si provava a ricostruire il nostro Paese. E come oggi, anche allora, si sentiva l’esigenza di far ripartire anche la cultura e i rapporti con l’estero. A Roma nacque l’Open Gate Club che come simbolo aveva una porta che si apriva, a simboleggiare l’accoglienza nei confronti dei tanti stranieri, soprattutto americani, che giungevano nella città eterna. Inizialmente, però, non era chiaro a nessuno quale fosse il vero scopo del club e, quasi per caso, in piccole sale cinematografiche, si iniziò ad organizzare la proiezione di film italiani. Questi vennero visti con molta simpatia e da lì nacque l’idea di premiare i migliori.

L’idea fu di Italo Gemini, il presidente dell’Associazione Generale Italiana dello Spettacolo, che, a partire dalle proiezioni dell’Open Gate Club, decise d’istituire un premio alla fine della stagione cinematografica, appunto Il David di Donatello. Nel corso degli anni la cerimonia di premiazione ha avuto sede di grande bellezza, come il Teatro Antico di Taormina e le Terme di Caracalla. Ma la prima edizione dei David di Donatello si svolse al Cinema Fiamma di Roma, era il 5 Luglio del 1956.

Tra i tanti David conferiti in questo 2020 abbiamo visto quello speciale alla carriera per Franca Valeri e il trionfo de Il traditore che si è aggiudicato i tre premi più importanti della manifestazione. Il film di Bellocchio ha conquistato il premio per la migliore sceneggiatura originale, quello del miglior film e il premio per la migliore regia. Ma chi fu a vincere questi premi nella prima edizione del 1956?

Anche allora i premiati erano artisti di caratura internazionale. Vittorio De Sica e Gina Lollobrigida vinsero la statuetta come miglior attori, il primo per la sua partecipazione al film Pane amore e… di Dino Risi e la Lollo per La donna più bella del mondo di Robert Z. Leonard. La prima edizione dei David vide la partecipazione e la vittoria anche di artisti stranieri, come quella di Walt Disney per Lilli e il vagabondo. E la statuetta come miglior regia venne assegnata a Racconti romani di Gianni Franciolini.

Il film di Franciolini è tratto dall’opera omonima di Alberto Moravia e racconta la storia di Alvaro (Franco Fabrizi), appena uscito dal carcere di Regina Coeli. La mamma e la moglie lo accolgono con freddezza e timore. Ben diversamente va, invece, con tre giovani del rione, il pescivendole Otello (Antonio Cifariello), il cameriere Mario (Maurizio Arena) e Spartaco (Giancarlo Costa), garzone di un barbiere. I tre amici considerano Alvaro come loro capo e lo seguono in qualsiasi avventura “per fare la grana” e acquistare a rate un camion, con cui iniziare una serie di attività di trasporti. Dopo aver goffamente spacciato biglietti falsi da dieci mila lire, finiscono in prigione, da cui li salva solo la compressione di un maresciallo, che li rilascia. A questo punto intervengono le donne. La moglie di Alvaro, la sorella di Spartaco e la fidanzata di Otello, che richiamano i quattro scavezzacolli ai loro doveri, e i furbi falliti si rendono conto che la migliore strada per affermarsi nella vita è quella di lavorare con onestà.

Il film, seppur vede la partecipazione di due attori come Totò e Vittorio De Sica, non è certo un capolavoro, anzi in alcuni punti appare mediocre. Ma è importante ricordare il contesto in cui nasce Racconti romani di Franciolini. Negli anni Cinquanta il cinema italiano si trova al centro di una generale riorganizzazione del paese e dello spettacolo, in particolare attraverso le forme del comico e della commedia si fa testimone della realtà sociale, attestandone e rafforzandone i valori di base e i principi guida. I film come Racconti Romani diventano spesso “promotori“, introducendo nuovi rituali di socializzazione, rivolgendosi a particolare segmenti di pubblico.

Questo fu merito soprattutto, ma non solo, di coraggiosi produttori, come Dino De Laurentis e Carlo Ponti, che offrono la possibilità di realizzare i progetti più vari, rendendo Cinecittà, una Hollywood sul Tevere. Il film realizzato da Franciolini di sicuro non è indimenticabile a livello artistico, ma è importantissimo a livello sociologico, per quello che rappresenta. Racconti romani, come tanti altri film (Le ragazze di Piazza di Spagna di Luciano Emmer, La bella di Roma di Luigi Comencini, Peccato che sia una canaglia di Alessandro Blasetti, e tanti altri), offre un prodotto medio, trasversale e facilmente accessibile a tutte le classi sociali. Con questi film, l’industria cinematografica italiana contribuisce a creare un pubblico allargato, omogeneo. È un cinema popolare, capace di attrarre numerosi spettatori.

È significativo che già dalla sua prima edizione il David di Donatello il premio per la miglior regia sia stato assegnato a questo tipo di film. Ma sarà una costante della manifestazione premiare film che non convincessero del tutto gli addetti ai lavori ma il pubblico. Anche in questa edizione appena conclusasi, abbiamo visto premiare con il David dello spettatore un film come Il primo natale di Ficarra & Picone.

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