Disponibile su Netflix dal 15 Aprile 2020, Outer Banks narra le vicende di un gruppo di quattro ragazzi, i cosiddetti Pogues, in contrapposizione ai Kooks, esponenti di buona famiglia e altolocati.
Outer Banks e il tema del viaggio
Paragonata da alcuni a una versione più adulta e sexy de I Goonies, la nuova serie prodotta e offerta dalla piattaforma streaming più in voga di sempre assume le sembianze di un viaggio, sotto vari punti di vista. In primis fisico, materiale, tanto per i protagonisti, a caccia di un misterioso tesoro e sulle tracce del padre di uno di loro, quanto per il pubblico che li segue appassionatamente.
In secondo luogo un viaggio metaforico, spirituale, di crescita, grazie al quale ciascuno intraprende un percorso costellato di dubbi, ostacoli, sorprese. Ad attenderli al traguardo una versione diversa di loro stessi, più matura e consapevole. Non solo di quella che è la realtà circostante, ma anche di coloro che la abitano, come gli amici, i genitori o chi ne fa le veci, la comunità di cui fanno parte.
Outer Banks: un mix di generi dallo stile vintage
Ambientata a Outer Banks (da qui il titolo dello show), zona costiera della Carolina del Nord, la serie possiede gran parte di ciò che ha portato al successo progetti simili, a cui vanno ad aggiungersi la rivisitazione contemporanea e un cast di volti poco noti ma perfetti nei rispettivi ruoli.
Alla mente saltano tantissimi riferimenti, nel corso dei 10 episodi che compongono la serie – Indiana Jones, Dawson’s Creek, The O.C., Point Break – spaziando da un genere a un altro ma amalgamando in maniera fluida e talvolta originale. Si passa dalla classica avventura al thriller, dall’horror alla commedia sentimentale, il tutto in chiave young adult e velato da un’atmosfera che rimanda alle pellicole degli anni Settanta e Ottanta.
Questo vintage stilistico, per così dire, dona al progetto un tratto caratterizzante, che lo impreziosisce e rende ancora più godibile agli occhi di chi possiede un bagaglio culturale abbastanza variegato. La stessa letteratura per ragazzi (ma non solo) viene in qualche modo tirata in ballo dalle vicende dei protagonisti, tra Jules Verne e Jack London, fino ad arrivare a Mark Twain. Sebbene quindi Outer Banks non esibisca chissà che originalità a livello narrativo, si rivela comunque una delle proposte più accattivanti targate Netflix.
Le dinamiche tra i personaggi sono il fulcro della serie
Il motivo sta nella sua capacità di trattare tematiche comuni, ma non banali. E lo fa con personalità, giocando con le suggestioni del passato e gli elementi di attualità. Ecco allora che il passaggio di un uragano permette, per esempio, di evidenziare le differenze nello stile di vita e le difficoltà che alcuni dei protagonisti sono costretti ad affrontare ogni giorno.
Mentre i criminali a caccia dell’oro possono assurgere a spia di una corruzione tanto ramificata quanto diffusa nelle piccole realtà di provincia. Ancora una volta però sono le dinamiche tra i personaggi a fare la forza del progetto: l’amicizia che lega i Pogues trascende i legami di sangue, per cui il piccolo e affiatato gruppo rappresenta la famiglia che ciascuno di loro ha scelto per se stesso.
Il senso di protezione che a volte sfocia in qualcosa di più, in un interesse simile all’amore. La gelosia che inevitabilmente e irrazionalmente interviene in alcuni momenti e situazioni. Il desiderio di lasciarsi andare e di sfidare l’autorità o chi per lei impone determinati limiti. Elementi che fanno parte della crescita di un adolescente. Soprattutto se slegato da una “sana normalità”.
La dimensione estiva fa il resto, con i suoi colori accesi, l’entusiasmo contagioso, l’inesauribile energia, omaggiati da una colonna sonora ad hoc.
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