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La dolce vita, il capolavoro immortale di Federico Fellini

Con La dolce vita siamo di fronte a un cinema altissimo per originalità di linguaggio, aggressività di stacchi e cadenze, incisiva compiutezza di immagini; un cinema che, superando i confini riconosciuti, ci mostra risultati la cui vastità era nota finora solo alla grande letteratura e alla grande musica

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La dolce vita, un film del 1960 diretto da Federico Fellini. Considerato uno dei capolavori di Fellini e tra i più celebri film della storia del cinema, fu vincitore della Palma d’oro al 13º Festival di Cannes e dell’Oscar per i costumi. La sceneggiatura fu curata da Fellini, Tullio Pinelli ed Ennio Flaiano. Fellini prese molti spunti dai servizi del reporter Tazio Secchiaroli e lo stesso personaggio di Paparazzo fu ispirato al reporter romano. Tullio Kezich riporta che le riprese iniziarono a Cinecittà il 16 marzo 1959 alle ore 11:35 con l’aiuto regista Gianfranco Mingozzi alla regia; la scena era la salita di Sylvia su per le strette scalette all’interno della cupola di San Pietro, ricostruita nel Teatro 14 di Cinecittà. La maggior parte delle scene furono girate in studi cinematografici; furono allestiti circa 80 set. In alcuni casi si dovette procedere alla creazione di riproduzioni di luoghi quasi fotografiche, come per le ambientazioni in Via Vittorio Veneto (ricostruite nel Teatro 5 di Cinecittà) o l’interno della cupola di San Pietro. Dopo quindici giorni di proiezione, La dolce vita aveva già coperto le spese del produttore. Dopo tre o quattro settimane era in vista il miliardo di lire e dopo due mesi di programmazione gli incassi superarono il miliardo e mezzo. IMDb riporta un incasso negli Stati Uniti di 19.571.000 di dollari più 8.000.000 derivanti dal noleggio. Alla fine della stagione cinematografica 1959-60 risultò il maggior incasso dell’annata in Italia con 2.271.000.000 di lire dell’epoca d’introito. La dolce vita detiene ad oggi il sesto posto nella classifica dei film italiani più visti di sempre con 13 617 148 spettatori paganti. Con Marcello Mastroianni, Anita Ekberg, Anouk Aimée, Yvonne Furneaux, Magali Noël, Alain Cuny, Annibale Ninchi, Nadia Gray, Valeria Ciangottini.

Sinossi
Marcello, malgrado le proprie ambizioni di scrittore, si è adattato al ruolo di giornalista mondano. Conosce e frequenta così il mondo dorato che gravita attorno a via Veneto, ne assorbe la mentalità e ne copia i comportamenti. Anche la sua vita sentimentale è sregolata per le avventure occasionali che logorano il suo rapporto con Emma, la donna con cui vive. Nemmeno la tragedia dell’intellettuale Steiner lo scuote.

“Il film è troppo importante perché se ne possa parlare come di solito si fa di un film. Benché non grande come ChaplinEisenstein o Mizoguchi, Fellini è senza dubbio un ‘autore’, non ‘regista’. Perciò il film è unicamente suo: non vi esistono né attori né tecnici: niente è casuale.” (Pier Paolo Pasolini)

“Pur tenendosi costantemente a un alto livello espressivo, Fellini pare cambiar maniera secondo gli argomenti degli episodi, in una gamma di rappresentazione che va dalla caricatura espressionista fino al più asciutto neorealismo. In generale, si nota un’inclinazione alla deformazione caricaturale dovunque il giudizio morale si fa più crudele e più sprezzante, non senza una punta, del resto, di compiacimento e di complicità, come nella scena assai estrosa dell’orgia finale o in quella della festa dei nobili, ammirevole quest’ultima per sagacia descrittiva e ritmo narrativo.” (Alberto Moravia)

“C’è una differenza profonda tra La dolce vita e le altre opere di Fellini, ma è una differenza di quantità, non di qualità. Vi appaiono personaggi di tragedia, vi si agitano passioni dalle proporzioni inconsuete che Fellini non ci aveva mai raccontato, ma a cosa porta tutto questo accumularsi di materiali nuovi? Sembra che saggiando fino in fondo – su misure mai prima raggiunte – l’inconsistenza (la ‘vanità’) della realtà cosiddetta vera (l’idolo dei realisti, a cui tutto andrebbe sacrificato), Fellini voglia, una volta per tutte, sgombrare il campo dagli equivoci e darci la risposta che più gli sta a cuore, offrirci in forma definitiva, lacerante e incontrovertibile, la sua dichiarazione di fede. La realtà è questo vuoto, questo nulla, questa materialità vacua. Quindi, la scintilla del sentimento, la vitalità dello spirito, il vero esistere non può che scoccare nel momento della sconfitta della realtà stessa. La vita dell’anima si accende come un palpito nel momento in cui si rimpiange – attraverso la documentazione agghiacciante della inconsistenza del reale – un bene perduto (Zampanò); ma si accerta ancor più angosciosamente quando si è giunti attraverso l’esperienza ‘radicale’ della materialità, al fondo dell’abiezione. Allora la vera realtà – il trascendente (finale di La dolce vita) – appare come una folgorazione; irraggiungibile e incomunicabile, ma appare.” (Carlo Lizzani).

  • Anno: 1960
  • Durata: 180'
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Italia, Francia
  • Regia: Federico Fellini

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