Dopo il successo di Alien, Ridley Scott torna alla fantascienza con un film che avrebbe rivoluzionato per sempre l'immaginario cinematografico. Blade runner è superbo, per le labirintiche, soffocanti scenografie, per la ruvida malinconia del racconto, per le riflessioni che stimola. Un riferimento visuale imprescindibile
Blade Runner è un film di fantascienza del 1982, diretto da Ridley Scott con protagonisti i replicanti. Il film è interpretato da Harrison Ford, Rutger Hauer.
Alcune informazioni sul film
La sceneggiatura, scritta da Hampton Fancher e David Webb Peoples, è liberamente ispirata al romanzo del 1968 Il cacciatore di androidi (Do Androids Dream of Electric Sheep?) di Philip K. Dick. Del film sono state distribuite sette versioni differenti, in base alle scelte, spesso controverse, dei diversi responsabili. Una versione Director’s Cut è stata pubblicata nel 1992 e messa in commercio in DVD nel 1997. Nel 2007, in occasione del 25º anniversario dell’uscita della pellicola, la Warner Bros. ha pubblicato The Final Cut, una versione digitalmente rimasterizzata e l’unica su cui Scott ha avuto totale libertà artistica. Questa edizione è stata proiettata in un ristretto numero di sale e successivamente distribuita in DVD, HD DVD e Blu-ray.
Blade Runnerha inizialmente polarizzato la critica: alcuni erano insoddisfatti del ritmo, mentre altri ne avevano apprezzato la complessità tematica. Il lungometraggio ha incassato poco in Nord America durante la sua prima distribuzione cinematografica, ma da allora è assurto a film di culto. È stato lodato per il suo design retrofuturista e rimane uno dei migliori esempi del genere neo-noir. Ha inoltre avuto il merito di portare l’opera di Philip K. Dick all’attenzione di Hollywood, e Ridley Scott lo considera “probabilmente” il suo film più completo e personale. Con Harrison Ford, Sean Young, Rutger Hauer, Daryl Hannah, William J. Sanderson.
La trama di Blade Runner, il film con i replicanti
In una Los Angeles brulicante, immensa e situata nel futuro prossimo, un ex detective della polizia (Harrison Ford), specializzato nella caccia e nel “ritiro” di replicanti ribelli, viene richiamato in servizio per scovarne quattro, evasi da una colonia extraterrestre. Questa volta, la sua vita ne uscirà del tutto cambiata.
La recensione
In Blade Runnerc’è la riscossa di coloro messi al mondo al fine esperimentale e condannati a vivere un’esistenza a breve termine. La richiesta inflessibile ottiene una negazione, e perciò il replicante reagisce come reagirebbe l’uomo insano (o dominato dal male oscuro del nostro tempo): uccide il padre con la violenza dell’uomo più bruto, lo priva degli occhi, gli spezza il collo.
Dick ci aveva preso, se non nella forma, almeno nel contenuto: ciò che mette in mostra è la durezza e l’instabilità dell’animo umano di fronte al terrore della morte e il suo grido violento in opposizione al proprio destino. Accanto al tema del ritorno, c’è soprattutto quello della caccia. Una caccia forsennata che ha la potenza espressiva di chi non si arrende, nonostante tutto. Ma, si sa, le conseguenze dei sentimenti non conoscono epoca: il futuro è arrivato, ce ne siamo accorti, ma quel che si muove nell’abitante dell’involucro corporeo è sempre lo stesso, non c’è tempo che tenga, sia nel 1919 o sia nel 2019.
Una scena importante
C’è una scena (o un episodio, forse è meglio) che esprime la lancinante testimonianza dell’inalterabilità dei sentimenti attraverso i secoli: le lacrime della replicante. Ora, andando ad esaminare con accuratezza, dovremmo pensare che queste non sono altro che imitazioni del reale: la replicante non piange perché donna, ma perché l’ha visto fare in qualche posto fuori o dentro di lei. Lei non ricorda perché ha vissuto, ma perché le sono stati innestati dei ricordi. La replicante vuole ribellarsi, ma non lo so fare, non ne è capace, non è concepita per farlo. Può solo affidarsi a qualcun altro, che l’assista.
I due filoni scorrono lungo il film come acqua sgorgante tra le strade brulicanti, per poi incontrarsi, in una resa dei conti drammatica e disperata nella migliore tradizione cinematografica. No, non può essere come sempre è stato: qui è la battaglia tra chi deve difendere le esigenze dell’uomo (moderno?) e chi deve far valere le ragioni dei “capricci” tecnologici dell’uomo stesso. La lotta non è tra Bene e Male, ma tra conservazione progressista (l’uomo) e progressismo conservatore (il replicante). Ma la battaglia furiosa ha un esito spiritualmente inaspettato: nel replicante lampeggia un barlume di umanità, e così salva l’uomo.
Ho visto cose che voi umani… I replicanti in Blade Runner
Il momento storico ha Roy come protagonista:
“Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi. Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione, e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhauser, e tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia. È tempo di morire”
È tempo di morire, ebbene sì. Ormai non c’è più scampo. La colomba vola, fa scomparire, nasconde, uccide. Missione compiuta, Rick Deckard. Compiuta? No, in fondo no. Se questo è il futuro, tanto vale scappare. Ma allora il replicante non ha fatto altro che fuggire? O almeno, ha eseguito ciò che l’uomo farebbe senza esitazioni, ossia scappare di fronte all’incubo? Chissà.
Blade Runner è un film sul presente che si rivolge al futuro in proiezione di noi stessi. È la parabola metaforica sulla distruzione del reale a vantaggio del congegnato. Fra qualche tempo potremmo dire se Dick c’abbia preso o meno. Sarà la Storia a parlare. Oggi siamo in grado solo di ammettere che le pregiudiziali ci sono tutte.
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