Su Yotube è disponibile Un chien andalou, un cortometraggio del 1929 scritto, prodotto ed interpretato da Luis Buñuel e Salvador Dalí, e diretto dal solo Buñuel. È considerato il film più significativo del periodo del cinema surrealista. Prodotto in Francia nel 1928, ha le sue radici nel movimento cinematografico francese dell’avanguardia surrealista dell’epoca e si pone al contempo come critica verso movimenti precedenti, come il dadaismo, contro il quale contrappone la presenza di un contenuto, oltre al solo uso delle immagini originali e sorprendenti. Nel 1960, sotto la direzione di Buñuel, è stata aggiunta una colonna sonora al film. Buñuel ha usato la stessa musica che eseguì (usando registrazioni fonografiche) alla proiezione del 1929: il Liebestod dal Tristano e Isotta di Richard Wagner e due tango argentini.
Sinossi Avvenimenti legati da una sorta di relazione onirica, senza un apparente nesso. Diventato celebre per alcune sequenze chiave. L’occhio tagliato da un rasoio, la mano piena di formiche e le mani del protagonista che carezzano i seni e le natiche della donna. Viene anche trascinato un pianoforte con due asini morti e due preti legati a delle funi.
Quattro anni dopo essersi laureato in lettere all’università di Madrid, il ventottenne Luis Buñuel incontra la corrente surrealista a Parigi e, assieme all’amico Salvador Dalì, produce e sceneggia quello che oggi può essere considerato un manifesto avanguardista straordinario. Un chien andalou, primo film del regista originario di Calanda, può vantare un incipit talmente sconvolgente da aver fatto storia: un occhio – l’organo per eccellenza con cui lo spettatore percepisce l’immagine cinematografica – viene squarciato provocatoriamente (la mano che brandisce il rasoio è proprio quella di Buñuel, mentre l’organo lacerato è in realtà quello di un bovino). Con questo gesto il cineasta iberico lancia una rivoluzione che non permette alcun tipo di passività, ma costringe ad affrontare un’esperienza onirica, intensa e surrealista, in cui le suggestioni prevaricano la narrazione.
Un racconto frammentario che, procedendo per associazioni e lampi dall’inconscio, rompe con il passato, esaltando la pura visionarietà come critica della mera apparenza. Il tempo della storia non esiste, la casualità diventa il cardine primario, come testimoniato dalle beffarde didascalie che indicano momenti assolutamente casuali. Un terrificante valzer composto da pulsioni sessuali, pronte a esplodere nonostante le restrizioni morali della società (borghese e clericale soprattutto). I tre cardini surrealisti (ovvero amore, sogno e liberazione) sono inseriti a forza in un’opera prima impossibile da dimenticare. La musica che accompagnò la prima proiezione del 1929 venne poi successivamente riutilizzata per una versione sonora del film (il Liebestod dal Tristano e Isotta di Richard Wagner lascia poi spazio a due tango argentini).
Il cortometraggio si conclude con un finto finale felice (la brezza marina scompiglia i giovani, che hanno ormai archiviato gli scontri del passato e che si allontanano abbracciati sulla spiaggia assolata) ed enfatizza per contrasto lotte, sofferenze e la labilità di un sentimento che brucia troppo velocemente, destinato all’oblio come i corpi putrescenti e ricoperti di insetti che ospitavano l’amore.