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Il sommelier, il film targato Netflix che rilancia il paradigma del sogno da perseguire

Un viaggio nella degustazione del vino che diventa l’opportunità di un’analisi del rapporto padre-figlio

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Siamo a Memphis. Elijah è un ragazzo che si divide tra due lavori: da una parte un negozio di vini e liquori e dall’altra il ristorante barbecue di famiglia, con a capo il padre Louis che spera di lasciargli un giorno l’attività. In realtà, però, Elijah non vuole occuparsi dell’azienda di famiglia perché ha un sogno, quello di diventare un Master Sommelier. Nonostante la disapprovazione del padre, il ragazzo non molla, sostiene l’esame di ammissione, superandolo, e accede così alla scuola di preparazione. Unico studente di colore del suo corso, si prepara con determinazione, pagandosi gli studi coi propri risparmi. Intanto, conosce Tanya e si innamora di lei.

Ha una narrazione piuttosto semplice Il sommelier, film targato Netflix, che si basa essenzialmente sull’idea del “sogno” da conciliare con la tradizione familiare

Ha una narrazione piuttosto semplice Il sommelier, film targato Netflix, che si basa essenzialmente sull’idea del “sogno” da conciliare con la tradizione familiare. Il plot è classico: un giovane ragazzo di modeste condizioni economiche, il riscatto sociale, la passione e l’inclinazione naturale da seguire, le aspettative della famiglia, l’amore. L’originalità di questo piccolo film sta nel tema del vino come metafora di vita, come strada da seguire, come direzione verso cui il ragazzo si avvia e sviluppa poi tutto il resto. L’uso dei sensi nella degustazione rappresenta un po’ “quell’assaggiare la vita” col proprio palato, degustarne l’essenza ed esplorarne le sfaccettature più invisibili ai profani e, comunque, sempre molto soggettive e personali. Lo sguardo sulle cose e il sapore non hanno nulla di omologato e sta a noi poi coglierne aspetti e colori fatti su misura. Il risultato è un film senza eccessive aspettative, ma che si articola dal dramma alla commedia con piacevole leggerezza.

Il rapporto padre-figlio è il vero centro di un racconto

Il rapporto padre-figlio è il vero centro di un racconto che esalta, da un lato, il tema dell’orgoglio (incarnato dal padre) e l’amore per il suo ristorante, che rappresenta poi le radici e la famiglia e, dall’altro, la scoperta e la curiosità di Elijah verso la conoscenza del vino, verso la novità e l’inclinazione alle naturali predisposizioni, senza dover necessariamente rinunciare alle proprie origini. Due ragioni forti sia l’una che l’altra. In mezzo sta l’empatia che si rende necessaria per comunicare, ottenuta infine attraverso uno scontro che è anche generazionale, in cui i due dovranno inevitabilmente fare i conti con ciò che hanno di diverso e cercare di intraprendere insieme un nuovo cammino.

Discreta l’interpretazione degli attori, con una colonna sonora moderna, tra rap, hip hop e pop e una fotografia calda ed efficace

Accanto al viaggio tra padre e figlio è comunque evidente un forte richiamo del film alla tematica del conflitto “di classe”: alcune professioni sono più adatte a certe categorie sociali? Anche se si sarebbe potuto andare più a fondo nella questione, la pietra gettata nello stagno dona un maggiore movimento alla trama in alcuni punti, gettando luce su un ambiente, quello della gastronomia, dove sono ancora oggi forti ed evidenti le discriminazioni razziali (i bianchi ricchi che degustano vino da una parte e gli afroamericani col barbecue dall’altra); stereotipi sociali duri da superare. Elijah cerca però di abbatterli con la sua determinazione, attraverso la realizzazione di un sogno che è anche “sociale”; una lotta che si dipana su più fronti e sostenuta da dialoghi semplici ma equilibrati con la parte più affettiva e familiare.

Discreta l’interpretazione degli attori, con una colonna sonora moderna, tra rap, hip hop e pop e una fotografia calda ed efficace. Il sommelier dell’esordiente Prentice Penny è dunque un elogio al vino, ma anche un racconto familiare semplice, leggero e a tratti struggente.

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