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Intrigo internazionale al quarantesimo posto della classifica dei migliori cento film statunitensi di tutti i tempi

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Intrigo internazionale (North by Northwest), un film del 1959 diretto da Alfred Hitchcock, universalmente considerato una delle opere migliori del regista inglese. Nel 1998 l’American Film Institute l’ha inserito al quarantesimo posto della classifica dei migliori cento film statunitensi di tutti i tempi, mentre dieci anni dopo, nella lista aggiornata, è sceso al cinquantacinquesimo posto. Cary Grant nella parte del protagonista era alla quarta collaborazione con il regista, dopo Il sospettoNotorious e Caccia al ladro. Nel ruolo della protagonista femminile Hitchcock volle Eva Marie Saint, mentre la MGM cercava di proporgli Cyd Charisse. Per Leo G. Carroll, il professore, fu la sesta apparizione in un film di Hitchcock; Jessie Royce Landis interpretò il ruolo della madre di Roger Thornhill, malgrado fosse più vecchia di Grant di soli sette anni.

Sinossi
Un pubblicitario, Roger Thornhill, viene scambiato per un agente di nome Kaplan e rapito da un’organizzazione spionistica che tenta di ucciderlo. Riesce a fuggire, ma nessuno vuol credere alla sua storia: anzi, per un altro equivoco, viene accusato dell’assassinio di un diplomatico. Una misteriosa bionda, Eva, sembra aiutarlo, ma si rivela poi essere l’amante del cattivo. O no?

Dopo le atmosfere sinistre e il cupo pessimismo de Il ladro e La donna che visse due volte, Hitchcock ritrova lo humour e il registro apparentemente leggero, caratterizzato dalla contaminazione tra film poliziesco e commedia brillante, tipico di opere come Il club dei 39La signora scompareLa finestra sul cortile Caccia al ladroIntrigo internazionale costituisce anche un ritorno in grande stile al political thriller, un genere prediletto da sempre, ma con il quale il regista – se si esclude il remake de L’uomo che sapeva troppo – non si era più cimentato dal lontano 1946, l’anno in cui si era chiuso con Notorious il ciclo dei film anti nazisti diretti durante la seconda guerra mondiale. Tra i grandi film di Hitchcock, uno dei più godibili ed efficaci nella costruzione del meccanismo della suspense. Privo delle connotazioni filosofico-esistenziali che contribuivano alla grandezza del precedente La donna che visse due volte, tocca però delle vette nell’ambito di un entertainment allo stato puro, un thriller spionistico e di inseguimento senza fronzoli intellettuali, che si pone allo stesso tempo come una sorta di compendio di tutto il cinema realizzato in America dall’autore. Opera labirintica, costruita su continue rotture di tono e su un ritmo mozzafiato, contiene molte sequenze da antologia: le più citate restano quelle dell’attacco da parte dell’aereo in un campo di grano e quella finale sul monte Rushmore, ma anche l’assassinio alle Nazioni Unite, l’intermezzo da commedia sofisticata sul treno e la scena dell’asta in cui Cary Grant si fa arrestare per non finire nelle grinfie dei suoi persecutori. In termini spettacolari, un film eccezionale che ha influenzato molto cinema a venire (fra gli altri, sicuramente lo Spielberg de I predatori dell’arca perduta), anche se gli epigoni di Hitchcock, in generale, tenderanno ad abusare con gli effetti speciali e non riusciranno a ritrovare la genialità del montaggio del Maestro. Cary Grant è al meglio della sua forma e viene adoperato soprattutto sui registri brillanti che da sempre ha saputo modulare con grande talento; Eva Marie Saint è un archetipo della bionda di ghiaccio tipica delle opere della maturità del regista, e James Mason è un cattivo da Oscar. Splendida partitura di Bernard Herrmann, come al solito, ottima fotografia a colori, pregevole sequenza di titoli di testa a cura di Saul Bass. Un classico del cinema, e la sua fama è meritata al cento per cento.

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