Passeggeri notturni avrebbe dovuto andare in onda il 20 Marzo su Rai Uno, ma i programmi sono cambiati e non si sa quando verrà trasmesso. Ad ogni modo, è disponibile già dal 25 Febbraio su RaiPlay, accompagnato da una pubblicità parecchio insistente che ha incuriosito il pubblico. Anche perché è tratto dalle narrazioni di Gianrico Carofiglio, che ritroviamo spesso in cima alle classifiche delle vendite. La sceneggiatura è del regista Riccardo Grandi, di Francesco Carofiglio, Claudia De Angelis e Salvatore De Mola. Con quest’ultimo, Gianrico Carofiglio ha firmato il soggetto, contribuendo così alla storia, alle storie, dei suoi libri: Non esiste saggezza del 2010 e l’omonimo Passeggeri Notturni del 2016.
Il rischio di frammentazione per i tanti stimoli narrativi
Sono stati costruiti un filo conduttore e una cornice; dopo di che, si è cercato di far stare insieme tanti stimoli narrativi, smembrati e poi riassemblati. Di solito, nel trasporre racconti brevi in versioni cinematografiche si lavora sulla dilatazione; qui, al contrario, da una trama di tre paginette sono state tagliate piccole parti incollate altrove, come se potessero avere vita propria o funzionare in differenti contesti. Forse, l’effetto di frammentazione è più evidente vedendo gli episodi su RaiPlay, ciascuno di soli tredici minuti (compresi i titoli di testa e di coda); sembrano comunque slegati tra loro e non tutti aderenti alla storia principale, a rincorrere una fluidità che non c’è.
Trama di Passeggeri notturni
A Bari, Enrico (Claudio Gioè) conduce un programma radiofonico di successo, nel quale alterna ottima musica a testimonianze in diretta delle vite altrui. Ha una voce calda con la quale sa rassicurare e accogliere i problemi di chi chiama in studio. Passeggeri notturni, appunto, sono coloro che passano di lì, parlando in trasmissione di loro stessi. Enrico usa le parole giuste e persino le giuste citazioni, come quella iniziale di Hemingway: “Oggi non è che un giorno qualunque di tutti i giorni che verranno, ma ciò che farai in tutti i giorni che verranno dipende da quello che farai oggi”. Sa incoraggiare le persone a raccontarsi, e vorrebbe, con le sue sole parole, salvarle.
Ascolta meticolosamente le vite altrui, ma, come gli suggerisce Valeria (Nicole Grimaudo), la donna incontrata sul treno, forse ha perso di vista la propria. Sarà la telefonata di Sabrina (Marta Gastini), la ragazza che ha il grosso problema di non saper mai dire di no, a minare le sue sicurezze. Con lei Enrico ha applicato un espediente strategico alla Giorgio Nardone, la psicosoluzione semplice, quella che al momento sembra risolvere magicamente dinamiche profonde complesse. Ma Enrico non è Nardone, non ha frequentato la scuola di Palo Alto, e la sue doti empatiche questa volta creano danni tali da farlo sentire, giustamente, in colpa.
Situazioni umane che si fanno monito esistenziale
Sui Ragionevoli dubbi, per citare il romanzo forse più riuscito di Carofiglio, si costruisce il mosaico di situazioni umane di questo nuovo prodotto televisivo, che vuole interrogarci sul significato del bene e del male, della verità e della menzogna, di cosa è giusto e cosa sbagliato. Una ricerca di saggezza, con il monito finale che, invece, la saggezza non esiste e che nel libro omonimo troviamo all’inizio. Lo dice Anna Achmatova nella raccolta di poesie che Valeria sta leggendo sul treno. Guarda caso è lo stesso libro che la mamma di Enrico leggeva quando era bambino. Piacciono le coincidenze nella realtà, perché sono rare, e nella finzione filmica quando non sono eccessive da perdere verosimiglianza.
Tra i tanti insegnamenti, anche quello di non affidarsi ai giudizi morali, che possono inquinare le nostre azioni. Se ne fa portavoce il personaggio di Nicola (Gianmarco Tognazzi), poliziotto amico di Enrico, che, un po’ fuori contesto, ci propone le sue parabole di buonsenso.
Valeva la pena stravolgere il materiale letterario di partenza?
Insomma, in Passeggeri notturni c’è davvero troppo. Due flash che nei libri sono racconti separati, nel film ne costruiscono uno solo, perdendo di efficacia. Situazioni minime della narrazione letteraria, che già sulla pagina hanno la pretesa di essere folgoranti, appaiono confuse nella messa in scena. Storie, come quella di Sabrina, che si concludono in maniera totalmente differenti dall’originale, lasciandoci fino alla fine a chiedercene il perché.
Forse però un giudizio così severo è motivato dall’aver appena riletto i racconti di Carofiglio. Forse chi non li conosce o li ha dimenticati riuscirà ad apprezzare meglio i Passeggeri notturni televisivi. È successo un po’ lo stesso per Momenti di trascurabile felicità, piaciuto molto di più a chi quei momenti non li aveva già incontrati, leggendoli. Due film completamente diversi, una commedia comunque godibile quella di Luchetti, un testo drammatico questo di Riccardo Grandi. Per il quale resta l’impressione, alla fine, che le sue brevi narrazioni filmiche siano meno incisive di quelle della versione scritta.
Ottima davvero la scelta delle canzoni, una più struggente dell’altra. Anche l’ambientazione noir, che crea una sorta di intimità, di complicità, necessarie alla confidenza di questi passeggeri, lievi, nonostante tutto. Bravi gli attori, anche quelli nei ruoli secondari, tutti volti televisivi conosciutissimi (Paolo Sassanelli, Alessandro Tiberi, Alessio Vassallo, per esempio), scelti decisamente bene per i loro ruoli. Quello di esprimere una sofferenza, condivisibile, nella maniera più sobria possibile.