Reality? Fiction? Mockumentary? Serial? Chissà come gli autori intendevano inquadrare il genere di questo show ideato nel 2015 in Inghilterra su Chanel 4 e portato adesso in Italia, ma non sulla tv generalista bensì su Amazon Prime Video. E non perché sia poi così importante l’etichetta per giudicare cosa ci sia dentro, ma solo per capire meglio cosa si sta guardando e poterne gustare o criticare le caratteristiche.
Ecco, forse il problema di Celebrity HuntedItalia sta proprio qui: nel sembrare un po’ tutto ma non essere fondamentalmente niente.
Non è un reality. Pure lo spettatore meno smaliziato potrà e anzi dovrà sorridere difronte alle ingenuità di scrittura nelle sole prime due puntate, che ne tradiscono la finzionalità: le prede che telefonano ad amici e parenti facendo il nome, senza timore di essere scoperti, di città e vie, i cacciatori che hanno squadre d’assalto già in macchina, già pronte, già operative in parecchie località sparse per l’Italia pronte solo ad avere la chiamata dalla centrale, un montaggio che rivela telecamere già pronte a catturare l’espressione improvvisa. Ma poi, chi è che cerca Francesco Totti girando con una gigantografia del calciatore più famoso della penisola in macchina?
Non è una fiction. L’improvvisazione (quella sì, presente) dei protagonisti lascia sperare che nessuno avrebbe osato -o sarebbe riuscito, a seconda dei punti di vista- a scrivere dialoghi così nonsense, frasi così smozzicate. Da Totti a Fedez, da Costantino della Gherardesca a Claudio Santamaria, ognuno di loro è chiarissimo navighi a vista nei dialoghi, calati nel proprio ruolo e convinti di essere in fuga per la vita: ma se Santamaria è un attore, Costantino no, e il ruolo action non è lo stesso che gli calza a pennello a Pechino Express.
E non è un serial. In nessun prodotto seriale sarebbe così fuori fuoco la trama, mai mancherebbero così totalmente le motivazioni: perché fuggono? Perché li inseguono? Qual è la posta in gioco? È chiaramente un game, anzi un vero e proprio video-game con i più purtroppo la mancanza dell’interattività.
Ed ecco il macroscopico punto dolente, sul quale si sarebbe potuto incidere: l’interattività.
Perché il plot è interessante e l’idea vincente, ma Amazon Prime l’ha sfruttata male anzi malissimo. Che hype a leggere, l’estate scorsa, di otto vippissimi inseguiti da investigatori reali, sguinzagliati in tutta Italia, a cercare di far perdere per otto giorni le loro tracce; e che delusione invece a vedere che la costruzione è senza ritmo nonostante un montaggio serrato, e che il mordente dei veri reality (l’ hic et nunc) non c’è ed è totalmente assente, un po’ come quando Sky otto anni fa cercò di propinarci la puntata finale di Masterchef in diretta, rivelando la grammatica dietro ogni prodotto.
Vogliono far credere che gli hunters siano veri cacciatori: ma sembra di essere in una sequenza di CSI, mentre si cerca di rintracciare Fedez così nascosto che i droni seguono il suo percorso, che i bancomat rivelano la sua posizione, che nella telefonata fatta alla moglie (!!!) rivela dov’è e dove andrà. Eppure, se li trovassero subito, come si potrebbero riempire 50 minuti di tutte le sei (SEI) puntate?
Certo, un serial dura 50 minuti, così come Celebrity Hunted; ma un reality ha la striscia di 20 minuti, molto più adatta. Mentre una fiction a volte sfiora le due ore, ma è scritta meglio.
Ed ecco che torniamo alla domanda d’origine: che prodotto è, allora, Celebrity Hunted Italia? Perché a seconda di cosa sia, o sarebbe voluto essere, avrebbe dovuto essere scritto con determinate regole: perché così, oltre all’improvvisazione dei protagonisti, quella che risuona peggio è l’improvvisazione degli autori.
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