Ricomincio da tre, un film del 1981 diretto da Massimo Troisi. È il primo film dietro la macchina da presa dell’attore napoletano. Ebbe un grande successo di pubblico e critica, tanto da ottenere incassi record e la vittoria di due David di Donatello, quello per il miglior film e per il miglior attore. Fulvio Lucisano, produttore del film, ricorda che portò il film in prima proiezione assoluta a Messina, quando altrove nessuno era interessato: da quell’entusiasmante debutto iniziò l’enorme successo del film che in seguito divenne campione di incassi al botteghino italiano. Inoltre risulta ad oggi essere il film rimasto più a lungo nelle sale italiane, record di 43 settimane consecutive. Lo stesso Troisi fu acclamato dal pubblico ricevendo molti premi per la regia e per l’interpretazione di Gaetano. Con questo film, Troisi guadagna fama e popolarità in Italia, lasciando il teatro e dedicandosi al cinema. Con lui segue anche la figura di Lello Arena, il quale come Troisi abbandona il teatro per dedicarsi al grande schermo. Il film incassò circa 15 miliardi di lire, risultando campione d’incassi assoluto nella stagione 1980-81. Sceneggiato da Massimo Troisi, Ottavio Jemma (non accreditato), Vincenzo Cerami (non accreditato) e Anna Pavignano, con la fotografia di Sergio D’Offizi, il montaggio di Antonio Siciliano e le musiche di Pino Daniele, Ricomincio da tre è interpretato da Massimo Troisi, Lello Arena, Fiorenza Marchegiani, Cloris Brosca, Lino Troisi, Renato Scarpa, Marco Messeri. Ricomincio da tre si aggiudicò due David di Donatello, per il miglior film (Massimo Troisi, Fulvio Lucisano e Mauro Berardi) e il miglior attore (Massimo Troisi).
Sinossi
Gaetano (Massimo Troisi), giovane napoletano timido e impacciato decide di fuggire dall’inerzia di Napoli e dalla famiglia e va alla ricerca di stimoli più vivi altrove. Approda a Firenze dove trova un appoggio presso una zia, ma appena viene a sapere che la donna convive con un professore accetta l’ospitalità di un ragazzo italoamericano che lo vuole iniziare alla predicazione della “parola” all’interno di una setta protestante. Intanto Gaetano conosce una ragazza.
Massimo Troisi ci insegna che la più genuina forma di anticonformismo è l’ingenuità: l’assenza di condizionamenti e di secondi fini è la tabula rasa che costituisce l’indispensabile premessa al genio e alla saggezza. La sua comicità non è ironia, né satira. Non si sovrappone alla realtà esistente riproponendola con una diversa intonazione, ma vive, al contrario, al di fuori di essa, in un angolo appartato, da dove il mondo appare liscio e spoglio, come plastilina in attesa di essere plasmata. I suoi racconti non sono un semplice controcanto ai fatti, bensì ricreano le situazioni ex novo, come idee appena sgorgate dalla fantasia di un dio creatore. La sua semplicità è disgiunta dal banale e coniugata alla freschezza, rendendo ogni trovata irresistibilmente originale. Il viaggio senza meta che fa da debolissima trama al film è come uno sfondo volutamente tenue e distante, rispetto a cui il personaggio di Gaetano deve manifestare la propria surreale indipendenza. Il vero leitmotiv è il suo irrimediabile spaesamento: ogni luogo, incasellato nei suoi schemi preconfezionati, gli è, infatti, ugualmente estraneo. Ogni mentalità individuale appare, di fronte alla sua lucidità primitiva e pura, un corto circuito sdoganato come libero pensiero. In Ricomincio da tre Troisi è un cantastorie trasognato e melanconico: i suoi monologhi sono gli episodi di una ballata popolare che ci racconta, con disarmante limpidità, com’è la vita vista per la prima volta. Raro esempio di un film che ha messo d’accordo critica e pubblico. Quello di Troisi è uno degli esordi più folgoranti nel campo della nuova commedia italiana degli anni ’80.