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Jimmy della collina

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Ambientato in Sardegna, il film segue i passi di Jimmy, prossimo diciottenne, ribelle ed insofferente ai ritmi del lavoro operaio, che in seguito ad una rapina mancata, si ritrova dietro le sbarre di un carcere minorile, dove si trova faccia a faccia con una violenza che in fondo gli sarà più congeniale dell’idilliaca comunità di recupero “La collina”. Girato in cinque settimane, con un budget di 400000 euro è un film che racconta un disagio giovanile che, favorito dallo spiccato spirito autodistruttivo del protagonista, sprofonda nell’abisso. Il riscatto arriverà o non esiste speranza di espiazione? Tratto dall’omonimo libro di Carlotto Massimo, gli è in qualche modo inferiore perché non riesce ad imporre la sua stessa ideologia, ribaltando tutto ciò che sembra affermare. I pro e i contro si riavvolgono inestricabilmente su se stessi. Un’opera che non riesce ad affermare un’idea diventa un semplice intrattenimento, ma scendendo su questo piano le basi traballano comunque. Un film destinato ad un pubblico adolescente. Apprezzabile la ricerca di un proprio stile da parte di Enrico Pau, regista di scuola teatrale, al suo secondo lungometraggio, che cerca attraverso il simbolismo di costruire un certo livello poetico. Esiste una versione del film con un finale alternativo, meno oscuro ed indecifrabile, ma, in fondo, come afferma David Lynch, è proprio attraverso l’oscurità e la negazione che lo spettatore abbandona la passività diventando partecipe della creazione…

Marco Martano