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Film da Vedere

Il fischio al naso di e con Ugo Tognazzi

Il film è ispirato al racconto di Dino Buzzati Sette piani (pubblicato nella raccolta I sette messaggeri), da cui fu tratta anche una pièce teatrale intitolata Un caso clinico, rappresentata per la prima volta al Piccolo Teatro di Milano nel 1953

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Il fischio al naso, un film del 1967 diretto da Ugo Tognazzi. Ugo Tognazzi dirige e interpreta, accompagnato da Franca Bettoja (sua moglie nella vita) e Marco Ferreri. Il film è ispirato al racconto di Dino Buzzati Sette piani (pubblicato nella raccolta I sette messaggeri), da cui fu tratta anche una pièce teatrale intitolata Un caso clinico, rappresentata per la prima volta al Piccolo Teatro di Milano nel 1953. All’interno della colonna sonora del film c’è la canzone La conta, del gruppo beat romano Le Pecore Nere. Sceneggiato da Alfredo Pigna, Giulio Scarnicci, Renzo Tarabusi, Ugo Tognazzi, Rafael Azcona (assiduo collaboratore di Marco Ferreri), Il fischio al naso è interpretato da Ugo Tognazzi, Tina Louise, Olga Villi, Franca Bettoja, Riccardo Garrone, Marco Ferreri, Gigi Ballista.

Sinossi
Un industriale della bassa Lombardia viene indotto al ricovero in clinica dalla moglie e dalla figlia a causa di un fastidioso fischio al naso che lo tormenta. Con vari pretesti inizia ad essere trasferito da un reparto all’altro, in una lenta salita dal primo all’ultimo piano della clinica.

 

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Nella sua breve ma significativa carriera da regista, Ugo Tognazzi ha sempre dimostrato di possedere un notevole grado di lucidità, nonché un affilato spirito critico, che lo spinse a realizzare alcuni interessanti film-pamphlet in cui venivano messi alla berlina i vizi di un’umanità decadente, degenerata dal punto di vista antropologico, destinata a una fatale quanto inevitabile estinzione. Sebbene avesse esordito dietro la macchina da presa nel 1963 con Il mantenuto, per la sceneggiatura di Giulio Scarnicci, Luciano Salce, Renzo Tarabusi, Castellano PipoloIl fischio al naso (1967) può essere considerato il suo primo, vero film, un’opera molto sentita e voluta, tanto da fargli rinunciare anche a un compenso, nella misura in cui partecipò di tasca propria alle spese per la realizzazione.

Stavolta, l’idea a monte era fornita da un racconto di Dino BuzzatiSette piani, una metafora del dramma interiore vissuto dall’uomo di fronte alla misteriosa precarietà della vita e della conseguente incapacità psicologica di adattarsi alla realtà della morte. La dimensione surreale dell’ambientazione e dei fatti narrati rievoca in modo abbastanza evidente le atmosfere kafkiane de Il processo, e nel film di Tognazzi, scritto insieme a Alfredo PignaGiulio ScarnicciRenzo Tarabusi e, soprattutto, a Rafael Azcona, fido collaboratore di Marco Ferreri, questo aspetto risalta, quantunque ridotto da talune situazione comiche più congeniali all’attore. Non a caso ne Il fischio al naso lo stesso Ferreri appare in veste di attore, interpretando un cinico medico che vuole sottoporre il protagonista, l’industriale Giuseppe Inzerna (Tognazzi), all’ennesima cura per guarirlo da un fastidioso eczema. Tognazzi apre il film mostrandoci un uomo venale, completamente immerso negli affari, travolto acriticamente dalla logica del profitto che lo induce ad abbracciare una vita all’insegna del più sfrenato consumo. Fino a quando un improvviso (e anche comico, va da sé) fischio al naso ne stravolge la vita, laddove suo malgrado si ritrova in una bizzarra clinica di proprietà di una banca (la grottesca Salus Bank), in cui è sottoposto a estenuanti cure, sebbene sia un soggetto fondamentalmente sano.

Con la descrizione di questa industria della malattia, ho voluto rendere la degenerazione che porta la società dei consumi anche nella scienza, cioè in quella parte della società che dovrebbe invece conservare l’uomo, la sua integrità fisica e psicologica” (Ugo Tognazzi, dal libro a lui dedicato nel 1981 da Claudio G. Fava Aldo Bernardini).

Come poi ribadirà nell’incisivo I viaggiatori della sera (1979), ultimo suo film, tratto dall’omonimo romanzo di Umberto Simonetta, Tognazzi ne Il fischio al naso si scaglia contro un mondo alla deriva, senza ideali di riferimento, in cui ciò che conta è produrre e consumare, per poi essere drammaticamente consegnati alla morte, dopo una vita contrassegnata dalla totale mancanza di senso. Durante i cento minuti di visione si assiste a un’assurda scalata dei piani della surreale clinica, dove il settimo rappresenta, chiaramente, l’ultimo, fatidico momento, quello della dipartita. A sgomentare non è solo l’insensatezza di un percorso folle e non scelto, ma anche e soprattutto la freddezza dell’umanità che gravita intorno al protagonista: padre, moglie e figlie non tentano in alcun modo di strappare il povero Giuseppe al suo fatale destino, e quando sopraggiunge l’amaro epilogo non battono ciglio, preoccupati solo delle questioni amministrative relative ai diritti di successione. Insomma, un inferno in terra che semina gaiamente vittime, senza che nessuno faccia qualcosa per impedirlo.

Particolarmente significativa è la sequenza in cui Inzerna cerca di evadere dalla clinica-prigione: lo vediamo correre tra i filari di betulle del giardino antistante la struttura, fino a quando si ritrova davanti a un invalicabile muro di cinta che gli impedisce di proseguire la fuga. Chi scrive ha trovato questa scena geniale, poiché mostra con semplicità e grande incisività l’impossibilità di smarcare quel muro semiotico del linguaggio (e del capitale) contro cui si può solo entrare in collisione (finendo nelle istituzioni disciplinari per eccellenza, per l’appunto, come prigioni, ospedali, manicomi e quant’altro); un punto di non ritorno che obbliga a riterritorializzarsi o soccombere. Il fischio al naso è un film di buona fattura, in cui Tognazzi dimostrò un coraggio non comune, discostandosi non poco dai consueti ruoli interpretati in precedenza e con cui veniva identificato dal pubblico. Un’opera rimasta ingiustamente invisibile, senza dubbio da riscoprire.

  • Anno: 1967
  • Durata: 109'
  • Distribuzione: CG Entertainment
  • Genere: Commedia, Grottesco
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Ugo Tognazzi