The Terminal, è stato detto, è una favola sul dopo 11 Settembre. Ma soprattutto un’ariosa parabola sulla libertà e il Potere, l’immaginazione e la Legge, l’opulenza e la povertà. Il risultato è un film all’antica per il quale si è citato Frank Capra, ma rivisitato da un lettore di Kafka
The Terminal è un film del 2004 diretto da Steven Spielberg ed interpretato da Tom Hanks. È stato presentato, fuori concorso e come “evento speciale”, alla 61ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Il film è ispirato alla storia vera del rifugiato iraniano Mehran Karimi Nasseri: giunto nel 1988 all’aeroporto di Parigi Charles de Gaulle, dopo essersi visto rifiutare il visto di ingresso dal Regno Unito a seguito del furto del suo passaporto, le opportunità offerte dalle autorità francesi furono due: il rimpatrio o la permanenza in Francia. Mehran Karimi Nasseri ha vissuto nel terminale 1 dell’aeroporto della capitale francese sino ad agosto 2006. Sembra che Steven Spielberg abbia versato all’iraniano circa 300 000 dollari per poter portare sulla scena la sua storia. Con Tom Hanks, Catherine Zeta-Jones, Stanley Tucci, Chi McBride, Diego Luna.
The Terminal: la sinossi
Viktor Navorski, proveniente dall’Europa dell’Est, si ritrova bloccato all’aeroporto JFK di New York perché a causa di un colpo di stato il suo Paese d’origine è stato cancellato. Ciò significa che il passaporto e i documenti dell’uomo non sono più validi. Senza un posto a cui fare ritorno, Viktor si sistema nel terminal dell’aeroporto, diventando amico delle persone che ci lavorano e innamorandosi di una hostess, Amelia Warren.
Il commento
Solo i grandi affabulatori sanno rendere l’ordinario meraviglioso come un mondo magico e remoto. Solo a Steven Spielberg, Andersen moderno, poteva riuscire un film denso e insieme miracolosamente lieve come The Terminal. Una favola sul dopo 11 Settembre, è stato detto. Ma soprattutto un’ariosa parabola sulla libertà e il Potere, l’immaginazione e la Legge, l’opulenza (che non sempre è ricchezza) e la povertà (che talvolta è piena di risorse). Eppure, quando Navorsky rifiuta di dirsi spaventato dalla situazione in patria pur di ottenere asilo politico, oppure salva con un trucco destinato a diventare leggenda un russo colpevole di viaggiare con dei medicinali per il padre malato, sentiamo che The Terminalsfiora con tocco da fiaba piaghe tristemente attuali. E universali: mai come qui l’America è simbolo dell’intero Occidente. E Tucci, funzionario subdolo e gentile che rovescia il vecchio Sorvegliare e punire di Foucault in un più evoluto ‘sorvegliare e accudire’, perché ogni delitto è lecito purché teleguidato, ci fa capire le nostre democrazie autoritarie più di tanti pensosi saggi. Il risultato è un film all’antica per il quale si è citato Frank Capra, ma rivisitato da un lettore di Kafka. Insomma, un piccolo film che grazie all’ispirazione e alla fattura sollecita grandi confronti.