Stanotte su Cielo alle 02,00 Il gatto, un film del 1977 diretto da Luigi Comencini e interpretato, tra gli altri, da Ugo Tognazzi, Mariangela Melato, Michel Galabru, Dalila Di Lazzaro e Philippe Leroy, oltre all’inconsueta apparizione dello stesso Comencini. Scritto e sceneggiato da Rodolfo Sonego (il film, infatti, era stato originariamente pensato per Alberto Sordi), con la fotografia di Ennio Guarnieri, il montaggio di Nino Baragli, le scenografie di Dante Ferretti e le musiche di Ennio Morricone, Il gatto è interpreto da Ugo Tognazzi, Mariangela Melato, Michel Galabru, Dalila Di Lazzaro, Jean Martin, Philippe Leroy, Aldo Reggiani, Armando Brancia, Mario Brega, Emilio Buonocore, Raffaele Curi, Nerina Di Lazzaro, Lino Fuggetta, Bruno Gambarotta, Fabio Gamma, Adriana Innocenti, Amedeo Matacena, Ugo Niutta, Pino Patti, Franco Santelli, Pietro Saraceni, Matteo Spinola, Vittorio Zarfati. Il film fu prodotto da Sergio Leone. Nel 1978 Mariangela Melato si aggiudicò il David di Donatello per la migliore interpretazione femminile.
Sinossi
I fratelli Amedeo (Tognazzi) e Ofelia (Melato) hanno ricevuto un’offerta allettantissima per il vecchio palazzo di loro proprietà, a patto che riescano a liberarlo da tutti coloro che ci abitano. Ci provano con ogni mezzo, e anche il felino può essere utile. Due protagonisti sordidi in un coro di personaggi minori abbozzati con incisiva attenzione.
Quasi completamente ambientato negli interni di un edificio, Il gatto di Luigi Comencini ritrae un’Italia cinica e antietica unendo commedia, farsa e giallo. Se l’atmosfera generale, le situazioni paradossali e i dialoghi frizzanti costituiscono il carattere umoristico della pellicola, l’intreccio formato da indagini, spionaggi e omicidi appartiene sicuramente al giallo. Ma mentre la comicità si evince fin dall’inizio, la struttura thrilling emerge gradualmente attraverso il prosieguo della narrazione. Infatti, se nella prima parte il genere “sbuca” tra le righe della commedia di costume, nel secondo tempo la trama poliziesca si fa evidente e preponderante con la scoperta di intrighi e delitti di varia natura. Un genere di cui Comencini rispetta anche alcuni particolari (inseguimenti, morti nel bagagliaio, sparatorie, ecc.), ma avvolgendoli sempre in un’atmosfera comica e paradossale, realizzandone così una sorta di parodia. E, in fondo, i due protagonisti sono dei “detective” sui generis poco credibili, non solo perché si detestano tra di loro e non hanno nessun titolo per svolgere le indagini, ma soprattutto per i motivi e lo sguardo che li guidano. I due non agiscono né per giustizia né per vendetta ma unicamente per avidità, indifferenti dal punto di vista morale a ciò che sta succedendo sotto i loro occhi. Ed è proprio in tale aspetto che si cela il carattere più amaro e pessimista dell’opera: qui nessuno si salva. Se le indagini rivelano i vizi più o meno gravi e illegali degli inquilini, i protagonisti che li scoprono sono altrettanto sgradevoli e disonesti. Due personaggi che non casualmente vengono interpretati in modo farsesco da Mariangela Melato e Ugo Tognazzi: il secondo è autoironico a partire dall’aspetto fisico (esilaranti i bigodini con cui entra in scena e la poco credibile capigliatura riccioluta), mentre la prima ha degli atteggiamenti volutamente teatrali e sopra le righe. Così, a metà strada tra farsa, commedia e thriller, Il gatto non solo rende omaggio e parodia un genere (il giallo), ma unisce la sua tipica struttura narrativa ai toni sarcastici e ai significati profondamente amari della commedia all’italiana, proprio in un periodo (la fine degli anni ’70) in cui questa stava tramontando.