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Film da Vedere

Stanotte su Iris alle 02,15 L’assedio di Bernardo Bertolucci

Bernardo Bertolucci: "Ne L'assedio la macchina da presa è addosso ai due personaggi, alla ricerca del loro presente, della loro pelle, quasi del loro odore"

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Stanotte su Iris alle 02,15 L’assedio, un film del 1998 diretto da Bernardo Bertolucci, tratto da un racconto di James Lasdun. Sceneggiato da Clare Peploe e Bernardo Bertolucci, con la fotografia di Fabio Cianchetti, il montaggio di Jacopo Quadri, le scenografie di Gianni Silvestri e le musiche di Alessio Vlad, L’assedio è interpretato da David Thewlis, Thandie Newton, Claudio Santamaria, John C. Ojwang. Il film, destinato in origine alla televisione, è stato girato a Roma, in buona parte nel vicolo del Bottino 8, a Piazza di Spagna, nell’appartamento dove Gabriele D’Annunzio scrisse il suo romanzo più famoso, Il piacere.

Sinossi
Un’antica dimora nel cuore di Roma, un’isola dove hanno fatto naufragio due solitudini: lui è inglese, bianco e un po’ pazzo, lei invece è africana, nera e piena di problemi. Mr. Kinky, barricato dietro il suo pianoforte passa il tempo a frequentare Bach, Mozart e Grieg. Shandurai viene da lontano e ha trovato nella casa di Mr. Kinky una sistemazione conveniente per la sua condizione di rifugiata: pulisce la casa in cambio di una stanza, mentre studia medicina all’Università. Le loro vite si intrecciano in un gioco di attrazioni, rifiuti e segreti.

Nel 1998, su insistenze dell’ allora presidente della Rai Enzo Siciliano, Bertolucci accettò di dirigere un film come tv movie di un’ ora. Ma si ritrovò ben presto al centro di un’accesa polemica quando, di fronte alle esitazioni della Rai, il regista “traslocò” a Mediaset che gli garantì carta bianca. A film completato, i responsabili di Mediaset decisero che L’assedio meritava ben più del piccolo schermo. Il film venne dunque distribuito dalla Medusa nei circuiti cinematografici italiani alla fine di Gennaio.

Bernardo Bertolucci:”Da un paio d’anni ero ossessionato da un interrogativo: dove sta andando il cinema? Cosa sta diventando? Credo sia in corso una mutazione altrettanto radicale di quella che portò dal muto al sonoro, o dal bianco e nero al colore. Il cinema non può che filmare la realtà che sta davanti alla macchina da presa e in questo momento parte di questa realtà sono le grandi novità sul piano tecnologico e della comunicazione. Queste riflessioni mi paralizzavano, e così quando Siciliano mi chiese di fare un film per la televisione pensai che forse potevo pormi questi interrogativi proprio realizzando un film. E per comprendere questa mutazione, per viverla, ho capito che dovevo tornare alle origini, se non altro del mio cinema. Ho cercato un operatore che mi permettesse di girare molto velocemente, come facevamo agli inizi io e Vittorio Storaro: abbiamo finito il film in 28 giorni, un record per me. Provavo le stesse sensazioni di quando giravamo Strategia del ragno o Il conformista: quando ci sembrava che stavamo inventando il cinema. Non a caso spesso il film è sgranato, nei primi venti minuti non c’è dialogo, come nel cinema muto. E poi girare con un budget limitato rispetto ai film che ho fatto negli ultimi 15 anni mi ha dato un senso di libertà; è stato come riconquistare qualcosa che avevo perso mentre raggiungevo l’età adulta nel cinema”.

“Il cinema oggi deve scoprire di avere un solo tempo verbale: il presente. Ne L’assedio la macchina da presa è addosso ai due personaggi, alla ricerca del loro presente, della loro pelle, quasi del loro odore. Un modo “televisivo” dunque di girare un film? Sì, è la seconda volta che faccio un film per la tv: Strategia del ragno fu prodotto per la Rai nel ‘ 69; ma allora la televisione mi sembrava totalmente priva d’interesse e quindi per ostilità avevo riempito il film di campi lunghi, che in tv spariscono. Oggi il mio atteggiamento è cambiato. Sono molto affascinato da questo rapporto privilegiato che la televisione ha con il presente. Lo stesso che una volta aveva il Neorealismo e credo che L’assedio sarà il mio primo film che sopporterò di vedere in televisione”.

“Una volta Clare mi portò a vedere Perfidia di Bresson, in cui c’è una frase che io ho ripreso in Io ballo da sola: Non basta amare, bisogna provare di amare. È facile dire ti amo, è più difficile dar prove d’ amore. Questo è un refrain che nel rapporto fra me e Clare è sempre stato molto presente. Kinsky dà un’incredibile prova d’ amore: si spoglia di tutto quello che ha, compreso l’adorato pianoforte, per dare a Shandurai la felicità. Il dogma del film è che per essere completamente felici bisogna essere capaci di fare felice l’altro. È una lezione cui non si pensa mai abbastanza nella società del “ciao, come sto?”, come diceva la nostra amica Francesca Marciano“.

  • Anno: 1998
  • Durata: 90'
  • Distribuzione: CG Entertainment
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Bernardo Bertolucci