Documentari

‘Memory of the Camps’ di Sidney Bernstein e Alfred Hitchcock

Nel 1945 Alfred Hitchcock venne chiamato dall’amico Sidney Bernstein, per visionare e ottimizzare la post-produzione del materiale girato dalle truppe inglesi e sovietiche nei lager di Auschwitz, Dachau e Bergen-Belsen. Il maestro inglese fece un lavoro superlativo, privilegiando i campi lunghi, per dimostrare che non c’erano trucchi, né immagini manipolate. Dopo anni di oblio, Memory of the Camps è finalmente visibile

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Memory of the Camps è un documentario girato dalle truppe inglesi e sovietiche nei lager di Auschwitz, Dachau e nel campo di concentramento nazista di Bergen-Belsen aperti dopo la liberazione. Il film, mai mostrato al pubblico integralmente, venne messo da parte dagli inglesi nell’immediato dopoguerra per favorire la riappacificazione. Ora quelle immagini scioccanti e scomode, ricche di interviste a sopravvissuti, militari e testimoni, scrupolosamente restaurate con tecnologia digitale dal London’s Imperial War Museum, e arricchite di materiale inedito omesso rispetto alla versione degli anni Ottanta, sono finalmente disponibili per la visione. A montare le varie ore di girato fu chiamato a Londra da Sidney Bernstein, assieme ad altri cineasti, nientemeno che Alfred Hitchcock, uno dei maestri riconosciuti del cinema mondiale dell’epoca. Hitchcock, il maestro del brivido e della suspence, fu sconvolto dalla visione dei filmati originali, così da astenersi dal lavoro di montaggio per una settimana, dopo essa. Hitchcock fece un lavoro superlativo, privilegiando i campi lunghi, per dimostrare che non c’erano trucchi, né immagini manipolate. Apparentemente è solo un silenzio agghiacciante, la voce off delle scene più crude, quelle dell’ammucchiamento di cataste di cadaveri, ridotti, letteralmente, a pelle ed ossa. Un film imperdibile, finalmente recuperabile e fruibile.

Sinossi
I cameramen dell’esercito inglese filmano l’orrore che si ritrovano davanti una volta entrati all’interno dei campi di concentramento nazisti. Inedito documento-verità di Alfred Hitchcock sui campi di sterminio nazisti, girato originariamente nel 1945. Cinquanta minuti in bianco e nero, dimenticati per 60 anni negli archivi militari britannici, con l’orrore dei lager raccontato in presa diretta.

Nel 1945 Alfred Hitchcock venne chiamato dall’amico Sidney Bernstein, per visionare e ottimizzare la post-produzione del materiale girato dalle truppe inglesi e sovietiche, nei lager di Auschwitz, Dachau e nel campo di concentramento nazista di Bergen-Belsen aperti dopo la liberazione. Sembra che il contenuto dei filmati fosse così scioccante da costringere addirittura il maestro del brivido ad allontanarsi dal progetto e dai Pinewood Studios per una settimana. Una reazione che a quanto pare indusse a scherzare i cameramen della British Army Film Unit, che ripresero la liberazione del campo di concentramento di Bergen-Belsen nel ’45, ma forse solo perché loro avevano una visione meno generale delle cosa.

In ogni caso, il montaggio del documentario, realizzato dagli Alleati per mostrare al popolo tedesco le atrocità dei campi di concentramento, venne sacrificato agli interessi di una fruttuosa collaborazione con la Germania post-nazista, interessata a contenere il senso di colpa del popolo tedesco, e in parte dimenticato negli archivi di stato britannici. Il film, mai mostrato al pubblico integralmente, venne in parte recuperato solo nel 1980, e proposto in una versione incompleta nel 1984, proiettato al Festival Internazionale di Berlino, e sulla rete tv americana ‘Pbs’ con il titolo ‘Memory of the Camps’.

Ora quelle immagini scioccanti e scomode, ricche di interviste a sopravvissuti, militari e testimoni, scrupolosamente restaurate con tecnologia digitale dal London’s Imperial War Museum, e arricchite di materiale inedito omesso rispetto alla versione degli anni Ottanta, sono finalmente disponibili per la visione. Per il curatore del museo londinese, Toby Higgith, con i cancelli dei campi ormai aperti, si tratta di immagini di ricostruzione e ritorno alla vita, per deportati che fanno la prima doccia, ripuliscono le vesti e si preparano a rimettersi in cammino. Una testimonianza di speranza, e ‘forse’ una prova in più per chi si ostina a credere la realtà dei campi di concentramento un elaborato artificio.

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