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31° Trieste Film Festival: The Man Who Saw Too Much di Jill Nicholls, Alan Yentob. Una testimonianza storica di inestimabile valore

The Man Who Saw Too Much di Jill Nicholls e Alan Yentob proiettato al Teatro Miela, alla presenza dell'ultracentenario Boris Pahor

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Commozione in sala

Tra coloro che erano presenti il 23 gennaio al Teatro Miela, per l’ultima giornata del 31° Trieste Film Festival, si percepiva una forte emozione, dovuta alla presenza in sala di Boris Pahor. L’insegnante e scrittore sloveno nato a Trieste viene considerato il più anziano tra i sopravvissuti ai campi di sterminio nazisti. Oggi come oggi si muove a fatica, ma la testa è ancora incredibilmente lucida, quando si tratta di ricordare il passato e in particolare quelle terrificanti esperienze che risalgono alla Seconda Guerra Mondiale.
Della sua vicenda avevamo già sentito parlare nel maggio scorso ad èStoria, altro bellissimo festival che si tiene ogni anno a Gorizia, allorché era stato chiamato a testimoniare i suoi rapporti con Edvard Kocbek, poeta e scrittore cristiano sociale impegnato anch’egli in Slovenia nella resistenza al nazismo.

L’incontro con Jill Nicholls e Alan Yentob

A propiziare l’intervento al Miela di Boris Pahor è stata la presentazione di The Man Who Saw Too Much, validissimo documentario realizzato da Jill Nicholls e Alan Yentob, cineasti britannici che hanno collaborato a lungo con la BBC. In particolare da Alan Yentob abbiamo appreso le circostanze del suo incontro con Boris Pahor, che è poi il punto di partenza di un lavoro cinematografico destinato a soffermarsi a lungo sulle terrificanti condizioni di vita all’interno del campo di Natzweiler in Alsazia, il cui nome circola forse poco rispetto ad altri lager nazisti ma che, ospitando detenuti politici come Pahor prelevati da mezza Europa, ha rappresentato uno dei più infami teatri di alienazione e di morte messi in piedi dal Terzo Reich. Se ne parla dettagliatamente in un libro straziante come Necropolis. Ma importante è anche, all’inizio del film, la rievocazione dell’incendio del Narodni Rom che assieme ad altre forme di repressione, attenuate durante il Ventennio nel confronti della minoranza slovena, tanto aveva inciso sulla formazione giovanile dello scrittore.

Tornando in Cavana

In questo pomeriggio festivaliero marcato da una forte triestinità i toni si sono poi alleggeriti, grazie alla piacevolissima ed estremamente vivace visione di Cavana Stories, realizzato dal Collettivo DMAV e Cizerouno per documentare frammenti di memoria, inerenti a uno dei rioni più popolari del capoluogo giuliano. Genuine e a tratti divertentissime le testimonianze di chi in Cavana ci vive da tempo e può testimoniarne l’atmosfera particolarissima; un’atmosfera connessa poi con quel background persino sorprendente, quando si passa ai primi del Novecento, agli anni di Joyce; quantomeno alle orecchie di qualche “forestiero”, come il sottoscritto, che tale quartiere ha imparato ad amarlo oggi ignorandone magari certi trascorsi, indubbiamente coloriti.

  • Anno: 2019
  • Durata: 62'
  • Genere: Documentario
  • Nazionalita: Gran Bretagna
  • Regia: Jill Nicholls, Alan Yentob

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