Film da Vedere

Stanotte su Cine34 alle 02,00 Adua e le compagne di Antonio Pietrangeli

Antonio Pietrangeli affronta i lati oscuri del boom economico e l’inizio dell’emancipazione femminile, due eventi epocali del nostro dopoguerra. Sceneggiato insieme a Ruggero Maccari, Ettore Scola e Tullio Pinelli, Adua e le compagne è un film ancora estremamente attuale, laddove tratteggia un mondo votato al consumismo, anche della anime

Published

on

Stanotte su Cine34 alle 02,00 Adua e le compagne, un film drammatico di Antonio Pietrangeli del 1960 sul tema della prostituzione in Italia, dopo l’approvazione della Legge Merlin che disponeva la chiusura delle case di tolleranza. Scritto e sceneggiato da Ruggero Maccari, Antonio Pietrangeli, Ettore Scola e Tullio Pinelli, con la fotografia di Armando Nannuzzi, il montaggio di Eraldo Da Roma, i costumi di Danilo Donati e le musiche di Piero Piccioni, Adua e le compagne è interpretato da Marcello Mastroianni, Simone Signoret, Sandra Milo, Emmanuelle Riva, Domenico Modugno, Gina Rovere, Claudio Gora, Ivo Garrani.

Sinossi
All’indomani della legge Merlin e della conseguente chiusura delle “case chiuse”, quattro ragazze di vita decidono di aprire una trattoria con l’aiuto di un certo Ercole, un affarista senza scrupoli. Lui è intenzionato a far sì che il locale sia una copertura per una nuova casa d’appuntamenti, loro invece prendono gusto al nuovo lavoro e preferiscono non ritornare alla vita di sempre. Ma questo tentativo di condurre un’esistenza onesta frutterà loro solo una denuncia.

Il compianto Antonio Pietrangeli prende due piccioni con una fava, infatti, per mezzo di un soggetto intrigante e simbolico, affronta sia i lati oscuri del boom economico sia l’inizio dell’emancipazione femminile, due eventi epocali del nostro dopoguerra e dell’intera storia italiana. L’intento sociologico si scontra con il pessimismo sulle reali possibilità esistenziali degli uomini e quello che ne scaturisce è un duro e triste affresco sul nulla, sulla falsità delle relazioni sociali in un mondo ormai votato al consumismo non solo delle cose, ma anche di quello delle anime, in un costante conflitto con le vecchie tradizioni. E il perbenismo più la falsa morale della famiglia per bene la fanno da padroni, quindi le prostitute non possono cambiare, non c’è possibilità di redenzione, sono semplicemente un oggetto di consumo, una merce da gestire imprenditorialmente e allo stesso tempo scomode e anti-sociali. Anche per questo il personaggio chiave, oltre alle ragazze, è quello di Marcello Mastroianni, simbolo tragico e fragile dell’uomo nuovo, senza morale, senza ideali, né rispetto, individualista fino all’autodistruzione, al contrario di Adua e le sue amiche, che basano tutto sulla collaborazione e la solidarietà. Sono passati 50 anni, ma le tematiche affrontate sono ancora profondamente attuali. Forse c’è qualche passaggio didascalico e un po’ veloce (tutto il prefinale), ma la messinscena è sicura e professionale (ottimo tutto il cast tecnico) e la strada verso il grande capolavoro Io la conoscevo bene è intrapresa; poi ogni volta che Simone Signoret è in scena, con la sua malinconica disillusione nello sguardo, non si può fare a meno di entusiasmarsi per una delle attrici simbolo del cinema europeo di tutti i tempi.

Commenta
Exit mobile version