L’amica geniale in tv dal 10 Febbraio, nella sua seconda, attesissima, stagione, verrà proposto anche al cinema, come evento speciale, il 27, 28 e 29 Gennaio. La regia di Saverio Costanzo è arricchita dal contributo di Alice Rohrwacher per il quarto e quinto episodio, quelli centrali (un micro romanzo a sé), in cui la storia subisce una significativa frattura. Lenù (Margherita Mazzucco) e Lila (Gaia Girace) sono in vacanza a Ischia. Lontane da Napoli, esprimono tutta la loro ribellione la cui resa registica viene affidata a una donna che l’adolescenza ha dimostrato di saperla raccontare, e bene.
Continuità con la prima stagione
I primi due capitoli, quelli che usciranno in sala, sono narrati in perfetta continuità con gli otto della prima stagione. Là ci si fermava all’incomprensibile matrimonio di Lila con Stefano; qui si inizia con l’orrore di questa unione mal riuscita. Lui che persegue la scalata economica a tutti i costi, lei che lo disprezza. Lui che può anche penetrarla a forza, ma che non riuscirà mai a creare fessure nella sua anima. L’unica confidente, di entrambi, è Elena, che guarda ancora un mondo sempre più indecifrabile con i suoi occhi pieni di stupore. Quelli di Lila, invece, continuano a celare la sua fragilità con uno sguardo che da fintamente sicuro ora si fa altero. Espressioni del viso e parole sempre più beffarde. “Stanno uscendo tutti pazzi, Lenù” diceva all’amica a metà della prima stagione, quando, quindicenne, volevano fidanzarla a forza. Ora sembra aver capito quanta ostinazione in più ci vuole per difendere la sua identità in un contesto che va alla deriva.
Si allargano i confini del rione
I confini del rione si sono allargati, con nuove abitazioni del boom economico, ma anche i limiti geografici della città, che si scopre, finalmente. Ci si spinge fino alla costiera e negli episodi successivi si torna a Ischia. Poi ci si trova a Pisa dove Elena andrà a studiare. Che delusioni, prima, le sortite fuori di casa! La fuga poetica di Lenù e Lila, bambine, verso il mare, e il loro ritorno, sconfitte, sotto la pioggia battente. Il gelato in Galleria, la prima volta che Lila vede Napoli, e il pestaggio tra maschi nella loro stupida idea di virilità. La più lunga, la permanenza di Elena a Ischia, dove compie i suoi quindici anni, ottima opportunità di crescita, si chiude bruscamente con la violenza da parte di un adulto, squallidissimo, di cui lei si fidava.
Lenù, Lila e gli altri negli anni Sessanta
Al neorealismo della prima stagione si sostituiscono ambienti e situazioni degli anni Sessanta, mentre le due giovani amiche continuano i loro sforzi di individuazione rispecchiandosi e respingendosi reciprocamente. Mentre, in un flusso di grandi amori e deboli passioni, tutti i personaggi si delineano meglio, crescendo.
“I nostri sogni sono stati così uguali che per formare diverse le nostre storie abbiamo dovuto dividerci le occasioni, come da fanciulli si prendeva ciascuno una qualità diversa di gelato per assaggiarle tutte”, scriveva Pratolini ne Il quartiere, ambientato nella Firenze degli anni Trenta. Di opportunità nel rione napoletano sembra ce ne siano davvero poche. Ora, però, nella seconda parte di questo grande racconto popolare c’è una tematica nuova, quella della contesa di classe. Per chi riesce a migliorare, altri rimangono indietro, vinti da una condizione di partenza ancora più sfortunata. Il sogno comune è quello della rivalsa: Elena e Lila sanno che solo lo studio può emanciparle, i maschi (a parte Nino e Alfonso) ragionano soprattutto in termini di verghiana economicità., C’è chi si inoltra nella giovinezza un po’ più consapevolmente, chi rimane uguale a se stesso, chiuso nel desiderio malsano di riuscire nella vita, a tutti i costi.
Fedeltà al romanzo, orizzonti più aperti
Il racconto, nella versione cinematografica del secondo volume de L’amica geniale, Storia del nuovo cognome, conferma la grande accuratezza della scrittura e l’ottima fedeltà al testo. Da parte di Saverio Costanzo e degli sceneggiatori (l’autrice, Elena Ferrante, lo stesso regista, Francesco Piccolo e Laura Paolucci). Ora la drammaturgia che si allarga permette all’aspetto filmico di evolversi, con soluzioni diversificate, rispetto alla prima stagione, un po’ più ingenua e didascalica. Lo dice Saverio Costanzo in conferenza stampa, e lo promette soprattutto per gli altri sei episodi che verranno. Insieme alle ragazze che diventano più grandi, i tempi della messa in scena saranno diversi: a volte accelerano, altre rallentano. Quelli delle inquadrature si dilatano e si restringono. Il punto di vista non sarà sempre e solo quello di Lenù.
Maggiore consapevolezza
L’orizzonte si apre e le vite prendono direzioni diverse. Lenù riesce a capire meglio la sua relazione con Lila, l’assolutezza del legame, l’asservimento, e il desiderio di affrancarsi. “Ma Lila sapeva bene come tirarmi dentro alle sue cose. E io non ero capace di resistere: da un lato dicevo basta, dall’altro mi deprimevo all’idea di non essere parte della sua vita, del suo modo d’inventarsela.”.
Comincia a essere più cosciente del proprio Sé e del suo valore, delle differenze, delle specificità. “Ho capito solo in seguito che so essere quietamente infelice solo perché sono incapace di reazioni violente, le temo, preferisco restare immobile coltivando il rancore. Lila no”.
Competenze registiche di Saverio Costanzo
Ci vuole una grande responsabilità per gestire i tempi, lunghi (mesi e mesi di lavoro), i soldi, tanti (quaranta milioni di euro!) e le scadenze di un kolossal popolare come questo, che rispetti, come nel romanzo, le psicologie non semplici di ognuno. E tanto coraggio nel maneggiare l’opera della Ferrante con il successo di una portata così internazionale. Eppure, Saverio Costanzo ce l’ha fatta la prima volta e ora non può che rinnovare lo stesso risultato, grazie alla scelta felice del cast tecnico e artistico, e di regia. Alla sua personale capacità di cogliere le sfumature dei personaggi, e sapercele restituire, ai chiaroscuri degli spazi e dei caratteri, all’atmosfera claustrofobica del quartiere a cui Elena, alla fine di questa stagione, farà ritorno. Siamo curiosi di seguire le vicende fuori da lì, nella città di Pisa, quando le due ragazze saranno separate dalla vita o quando, in altri momenti, il desiderio di affermarsi individualmente le farà allontanare. Anche se sappiamo che divise non saranno mai, perché ognuna ha introiettato l’immagine dell’altra, come un’ombra profonda che tornerà, come quella parte voluta e soprattutto negata con la quale bisogna sempre fare i conti.