Correva l’anno 1980, eravamo nel mese di luglio e, sull’erba di Wimbledon, si sfidano due veri e propri assi, ovvero il campione di origini svedese Bjorn Borg e un talento a stelle e strisce dal sicuro avvenire, ovvero John McEnroe. Il mondo intero si ferma per guardare gli scambi tra questi due formidabili giocatori e non è un caso se sia stato realizzato anche un film.
La pellicola in questione, intitolata proprio Borg McEnroe, ha visto la partecipazione di due ottimi attori come Shia LaBeouf e Sverrir Gudnason. Il legame tra tennis e cinema, però, non è poi così saldo, dal momento che sono ben poche le pellicole che sono passate alla storia avendo messo al centro della trama questo sport.
Non è un caso, dal momento che il tennis è probabilmente uno degli sport più complicati da poter riproporre al cinema. Quindi, Borg McEnroe è sicuramente il film più bello mai realizzato su questa disciplina. Il film, girato da Janus Metz, vuole mettere in primo piano la rivalità che intercorre tra questi due grandi campioni, che si sono sfidati per ben 14 volte e che hanno un bottino esattamente uguale, con sette vittorie a testa.
Speriamo che ben presto possa esserci protagonista di un film sul tennis anche un tennista italiano e l’indiziato numero uno potrebbe essere Matteo Berrettini, uno che, zitto zitto, si sta facendo conoscere al mondo intero, passo dopo passo, raggiungendo l’ottava posizione del ranking ATP. Il miglior tennista italiano in tutto il mondo, che nemmeno i fan più assidui delle scommesse online probabilmente si sarebbero mai aspettati a questi livelli.
Ebbene, vien da chiedersi che cosa abbia portato Berrettini a scalare in questo modo il ranking ATP, con la sensazione che il 2020 potrebbe essere avvero l’anno della sua consacrazione. Le risposte sono arrivate da Vincenzo Santopadre, allenatore del tennis di origini romane che, in un’intervista rilasciata all’Insider, blog dell’operatore di scommesse online BetWay , ha permesso di capire meglio i segreti di Berrettini e il duro lavoro che c’è dietro questi ottimi risultati.
Come si può facilmente intuire, a questi livelli il talento da solo non è sufficiente, dal momento che serve pianificare una preparazione mentale e fisica nei minimi dettagli. Il primo passo, ovvero il turning point della sua carriera, per Berrettini è arrivato all’età di soli 17 anni quando, con grande senso di responsabilità, scelse di non prendere il tennis solo come un divertimento, ma di farne un mestiere vero e proprio.
Da quel momento fino ad oggi il percorso fatto è stato eccezionale e, come dice Santopadre, bisogna essere orgogliosi dei risultati ottenuti, ben sapendo che ambizioni e stimoli per migliorare arrivano solo ed esclusivamente se si mantengono ben saldi quei valori che hanno trascinato Matteo fino a questi livelli. Grande attenzione viene posta ovviamente anche al periodo di preparazione fisica, così come fondamentali sono pure i tempi di recupero. Il riposo deve essere pianificato, perché consente di recuperare energie fisiche e mentali che sono necessarie in tornei particolarmente lunghi e dispendiosi. Il rapporto tra Matteo e il suo allenatore prosegue a gonfie vele, anche in forza di una sincerità che ne sta alla base: chissà, quindi, che qualche regista italiano, tra qualche anno, non possa fare un bel film sulla carriera di Berrettini e sui suoi, speriamo, successi in campo internazionale. E, magari, le parole di Santopadre si potrebbero ritrovare anche lì.