Tratto dal romanzo della scrittrice belga neozelandese Christine Leunens, Jojo Rabbit di Taika Waititi narra di Jojo, un bambino di 10 anni che vive nella Germania nazista della Seconda guerra mondiale.
Il film, prodotto da Fox Searchlight Pictures, si aggiudica il premio Oscar 2020 per la miglior sceneggiatura non originale.
Jojo Rabbit è disponibile su Disney+ per gli abbonati.
La storia
Fedele al suo Führer, che è anche un amico immaginario, il giovane apprendista nazista Jojo scopre un giorno che la madre nasconde in casa loro Elsa (Thomasin McKenzie), una ragazza ebrea.
La giovane legge Rilke, dipinge e ama le poesie.
Dall’incontro con la giovane il protagonista inzierà un percorso di maggiore consapevolezza verso sè stessi e su come interpretare esattamente l’essere nazisti.
Taika Waititi e la satira anti-odio
Il film è una commedia amara in cui l’elemento ridicolizzante (che molto si rifà al Chaplin del Grande dittatore) viene strumentalizzato per parlare in modo leggero di Grande guerra, di idealismo adulterato e di antisemitismo.
L’ironico e sovversivo Taika Waititi, figlio di madre ebrea e padre maori, lotta da sempre contro il pregiudizio nei suoi film. Predilige la satira anti-odio, via simile a quella intrapresa da geni quali Mel Brooks, Charlie Chaplin, Ernest Lubitsch e Stanley Kubrick, tutti autori che hanno affrontato il tema del nazismo (anche) in chiave satirica. Taika Waititi recita spesso nelle sue commedie, come in Jojo Rabbit, dimostrando versatilità e capacità non solo come regista e sceneggiatore, ma anche come attore.
Nel film l’ironia permane dappertutto, anche nei vari personaggi di contorno. Tra gli interpreti spiccano l’eccentrico Sam Rockwell/capitano Klenzendorf e Scarlett Johansson, la madre di Jojo.
La consapevolezza di Jojo
Il film volge uno sguardo sul fantasma onnipresente della guerra e dell’ossessione della supremazia razziale attraverso gli occhi in erba dell’infanzia matura.
Crescere significa anche interfacciarsi con un sistema di valori nuovo, staccandosi dal branco. Tematiche quali l’amore e la necessità di auto affermazione si fanno spazio man mano in Jojo, il quale acquista maggiore consapevolezza di sè.
Lo slogan, ripetuto da giovani menti in evoluzione come fosse un dictat, diventa pericoloso veicolo di idee sbagliate. I bambini tra cui inizialmente il protagonista, ripetono e seguono senza realmente comprendere ciò da cui vengono assorbiti.
Jojo Rabbit, tra canzoni dei Beatles e di Bowie, ci porta alla fine una qualche immagine di redenzione e ci fa dimenticare in parte la follia dello stralunato Hitler, surrealmente interpretato dallo stesso Taika Waititi.
Sorprendente.