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Mario Merola Napoli Sceneggiata Calibro 9

Alfonso Brescia dirige il maestro della canzone napoletana in un trittico poliziesco ambientato nel regno della camorra.

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Alfonso Brescia, aiuto regista di Fellini e Leone, ma soprattutto regista di oltre una sessantina di titoli del nostro cinema popolare, sul finire degli anni Settanta propose un pugno di titoli, alcuni sceneggiati da Ciro Ippolito, di genere poliziesco ai quali pensò bene di mescolare la tradizionale sceneggiata napoletana di cui Mario Merola n’era il maggior rappresentante. Quest’ultimo, infatti, negli anni Settanta aveva rilanciato la sceneggiata napoletana, un canovaccio teatrale ispirato a canzoni del repertorio popolare e di solito basato sulla triangolazione “isso, issa e ‘o malamente” (cioè: lui, lei e il mascalzone). Lo stile dei film di Brescia è quello classico del cinema poliziesco: inseguimenti, sparatorie e rese dei conti all’italiana. Ma sono i siparietti comici (a volte piuttosto beceri), i cantastorie da trattoria e gli stereotipi del mondo della camorra a caratterizzare i suoi film. La trilogia napoletana, Napoli…serenata calibro 9 (1978), Napoli…la camorra sfida la città risponde (1979) e Napoli, Palermo, New York, il triangolo della camorra (1981) pur non avendo collegamenti diretti, oltre all’ambientazione, presenta forti somiglianze nelle trame con un Mario Merola costretto a doversi fare giustizia da solo per vendicare la morte dei suoi cari. In Napoli…serenata calibro 9 Mario Merola è Don Salvatore Savastano, piccolo boss locale del contrabbando di sigarette, amato e rispettato da tutti. Il giorno della comunione del figlio irrompe nel ristorante un gruppo di rapinatori che nella foga gli uccidono la famiglia. Don Salvatore è costretto a mettere in tasca i fazzoletti e ad impugnare la pistola, perché come dirà in Napoli…la camorra sfida la città risponde: “Quando sei martello sbatti, quando sei incudine devi soffrire”. Con l’aiuto di un orfanello di nome Gennarino (Marco Girondino) riesce a fare piazza pulita. Il finale, che merita la visione del film, di sicuro è stato fonte di ispirazione per diverse tarantinate. Secondo alcuni addirittura l’inseguimento in motoscafo avrebbe ispirato John Woo. L’anno seguente il duo realizza Napoli…la camorra sfida la città risponde. Questa volta Mario Merola interpreta Francesco Gargiulo, un uomo onesto che gestisce un cantiere navale. Nel suo ufficio si presentano alcuni uomini della camorra, con a capo un certo Vito (Antonio Sabàto), i quali esigono il pizzo per la protezione. Gargiulo non ci sta e rifiuta la proposta. Quando gli toccano la famiglia la situazione precipita ed è costretto a rispondere. Anche qui non mancano i canonici dieci minuti di sceneggiata napoletana, ma la violenza della camorra è la vera protagonista, fino al cupo finale nell’ossario (è il cimitero delle fontanelle di Napoli) in cui c’è un faccia a faccia tra Gargiulo e Vito che non nasconde certo echi del cinema western. In più occasioni, inoltre, il film dimostra la pochezza dei mezzi, ma alcuni espedienti di “lusso” (flashback e insert premonitori) contribuiscono alla riuscita del film. Chiude la trilogia Napoli, Palermo, New York, il triangolo della camorra, un film meno riuscito molto probabilmente per le eccessive ambizioni. Merola questa volta è Gennaro Barone, gestore di una trattoria che da anni ha chiuso con la malavita. Durante una festa in onore di Don Raffaele (Massimo Mollica) un gruppo di uomini con il volto coperto fa irruzione e spara all’impazzata. La moglie di Gennaro rimane uccisa. Da quel momento per quest’ultimo ci sarà un solo pensiero: la vendetta. L’unico problema è che per risolvere la faccenda è costretto a dover inseguire il colpevole prima a Palermo e poi a New York. Questa volta, però, con l’aiuto della polizia. Frase di lancio: “Don Gennaro chiamate Napoli 081…la famiglia è in pericolo!”. La Raro Video distribuisce i tre titoli all’interno del cofanetto “Il grande cinema di Mario Merola” che contiene anche L’ultimo Guappo (1978), Zappatore (1980) e I figli…so’ pezzi ‘e core (1981). Audio e video questa volta non sono ai livelli a cui la Raro ci ha abituati, ma considerata la reperibilità dei titoli in questione non possiamo che esserne soddisfatti.

Giacomo Ioannisci

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