Arriva su Netflix La dea fortuna di Ferzan Ozpetek, pellicola del 2019 distribuita da Warner Bros.
Arturo (Stefano Accorsi) e Alessandro (Edoardo Leo) stanno insieme da 15 anni ma attraversano una profonda crisi: l’amore e la passione si sono trasformate in un grande affetto reciproco. Dentro di loro si celano inoltre profonde frustrazioni e molto di non detto. Tutto cambierà con l’arrivo di due bambini, lasciati ad Alessandro dalla grande amica Anna Maria (Jasmine Trinca).
La visione di un film di Ozpetek è sempre un’esperienza assoluta: vieni catapultato completamente nel mondo da lui descritto e diventi parte di quel microcosmo di casa, amici, visite, momenti condivisi.
Anche qui, nella sua ultima pellicola, incontri a Roma Arturo e Alessandro e il loro ménage ormai in crisi.
Due protagonisti abbastanza convincenti Accorsi e Leo, il primo già alla terza collaborazione importante con Ozpetek, dopo Le fate ignoranti e Saturno contro. Jasmine Trinca regala un ruolo più defilato, ma comunque fondamentale: é lei in realtà a tenere ben saldi i legami tra tutti i componenti del rinnovato nucleo familiare ed è sempre lei la vera anima pura del film, simbolo di un Amore non necessariamente catalogabile e aldilà di ogni schematizzazione. Alessandra è amica, madre e molto altro, spettrale e allo stesso tempo concreta presenza che ristabilisce equilibrio.
Nel cast una glaciale Barbara Alberti ,nei panni della suocera di Annamaria, i due straordinari bambini, Sara Ciocca ( da tenere d’occhio) ed Edoardo Brandi, che sembrano non faticare affatto a fondersi con il mondo di Ozpetek, e uno straniante ma meno convincente Filippo Nigro.
La dea fortuna: una nuova fase dei sentimenti
A 60 anni il regista cambia dunque direzione e decide di non raccontare l’amore e la passione nel pieno della loro esplosione, come accade nella maggior parte dei dei suoi film precedenti, ma sceglie la via della discesa, dell’ assuefazione, raccontando un’altra fase dei sentimenti : l’apparente quiescenza. Ozpetek preferisce non indugiare in momenti di intimità o desiderio, ma non escludendolo completamente. Il desiderare si veste di domesticità e di “normalità familiare” con un ampliamento del nucleo di partenza che porti ad accogliere il naturale proseguimento della famiglia.
L’idea del film, che il regista afferma di aver avuto pensando ai suoi due nipoti, (dopo la morte del fratello) è quella di ridefinire non solo il concetto di amore, ma soprattutto di rivedere alcune priorità; fare dunque un po’ il punto della situazione, sottolineando come, nonostante tutto, siano i figli poi ad assestare realmente una coppia.
Arturo e Alessandro
L’arrivo dei due bambini e del loro caos paradossalmente ristabilirà l’equilibrio perduto tra i due compagni, dando una scossa importante al loro rapporto. La crisi coniugale viene inizialmente attutita dinanzi alla necessità di dover prendersi cura di altri due esseri che dipendono totalmente da loro e attraverso nuove attenzioni, insolite routine e soprattutto dalla scoperta di poter elargire tanto amore e allo stesso tempo riceverne in modo del tutto incondizionato.
Il film si concentra soprattutto sui due personaggi centrali: da una parte Arturo, traduttore intellettuale ed emotivo, osservatore, sensibile e che agisce di colpo e drasticamente; dall’altro Alessandro, idraulico appassionato dell’amore, più essenziale e pratico.
Ozpetek li fa muovere scontrandosi spesso in furiose litigate, aspre parole e duri battibecchi anche dinanzi ai bambini, sottolineando come non cambi poi molto la dinamica genitoriale sbagliata che si innesca nei contrasti familiari.
La fortuna non esiste
Alla fine il risultato è un film asciutto, spoglio forse un po’ della classica empatia di un Ozpetek che ha volutamente meno spinto sull’emotività perché concentrato non tanto sulle relazioni o le intenzioni sentimentali fini a sé stessi quanto sulle opportunità che la vita sa darci, come sottolinea lui stesso nel film:
“La fortuna non esiste, la dea offre delle possibilità e sta a noi saperle cogliere”.
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