Non ci resta che piangere, un film del 1984 scritto, diretto e interpretato da Roberto Benigni e Massimo Troisi.
Il film lo abbiamo consigliato come film commedia assolutamente da vedere prima di morire a questo link:
Benigni e Troisi in un’intervista hanno dichiarato che la celebre scena in cui passano la dogana è stata girata più e più volte perché i due non riuscivano a restare seri. I due comici, a metà film, avevano girato talmente tanto materiale superfluo che furono costretti a cancellare alcuni episodi, come ad esempio quello che avrebbe dovuto far indossare all’amico comune Marco Messeri i panni di Savonarola. La scena in cui Benigni e Troisi scrivono la lettera a Girolamo Savonarola è un omaggio alla scena del film Totò, Peppino e la… malafemmina, nella quale i protagonisti scrivono una lettera sconclusionata alla fidanzata del nipote. Il film, l’unico realizzato in coppia dai due autori, ha avuto un incasso pari a 15 miliardi di lire ed è stato il maggior successo italiano della stagione 1984-85. Sceneggiato da Massimo Troisi, Roberto Benigni, Giuseppe Bertolucci, con la fotografia di Giuseppe Rotunno, il montaggio di Nino Baragli e le musiche di Pino Donaggio, Non ci resta che piangere è interpretato da Roberto Benigni, Massimo Troisi, Amanda Sandrelli, Paolo Bonacelli, Carlo Monni.
Trama
Il maestro Saverio e il bidello Mario, sorpresi da un temporale in campagna, trovano rifugio in una vecchia locanda. Quando il giorno seguente si risvegliano, scoprono di essere finiti nel 1492. Dopo un primo smarrimento, cercano di adeguarsi alla situazione, con prevedibili risultati. Poi, a Saverio viene la grande idea di andare in Spagna per fermare Cristoforo Colombo prima che scopra l’America. Benigni e Troisi in un film diretto e interpretato a quattro mani. Un’accoppiata che avrebbe potuto essere memorabile. Peccato che non funzioni a dovere. Comunque il film fu un successo enorme e alcune gag sono rimaste celebri.
La critica, forse per la sceneggiatura un po’ zoppicante, non accolse Non ci resta che piangere con particolare calore, che invece ottenne dal pubblico. Il motivo si capisce benissimo dal livello di comicità di certe scene, entrate nella storia del cinema italiano. Memorabile la battuta “Ricordati che devi morire“, la scena del passaggio alla dogana (“Chi siete? Cosa portate? Sì ma quanti siete? Un fiorino!“) e la scena in cui Mario canta Yesterday dei Beatles alla bella Pia spacciandola per sua. Benigni è il solito giullare toscanaccio: il personaggio di Saverio è un maestro che boccia gli studenti più antipatici, un po’ più coraggioso e opportunista del bidello Mario (Troisi), più timido e introverso. Le gag sono in gran parte costruite sulle loro diversità; i due si punzecchiano continuamente, dando vita a un tandem comico unico e purtroppo irripetibile. La storia è rocambolesca, un’avventura dall’andamento goffamente avventuroso, circense. Non ci resta che piangere è una serie di gag messe insieme da una trama fiabesca dove tutto è lecito: una prova attoriale riuscitissima di due comici che recitano un po’ loro stessi, dove uno vuole vedere fin dove arriva l’altro. Ma, al netto delle tante osservazioni che gli si possono muovere, Non ci resta che piangere è un film entrato a far parte della memoria collettiva, il prodotto di una scuola comica italiana che purtroppo non c’è quasi più.