“Il Mistero di Henri Pick” sbarca su RaiPlay
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Nell’immersione natalizia l mistero di Henri Pick di Rémi Bezançon è un buon compromesso per una visione spensierata, gradevole e che stuzzica la mente. Una giovane editor scova un testo che diventa ben presto un caso letterario. L’autore è Henri Pick, un misterioso pizzaiolo morto da due anni, così lontano dalla scrittura più di chiunque altro… Quale verità prevarrà?
Adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo dello scrittore parigino David Foenkinos, variegato incursore nei romanzi, nelle biografie e nella narrativa per l’infanzia, Il mistero di Henri Pick costruisce un semiserio giallo letterario nel quale vengono a galla i nodi irrisolti dello scrivere, del talento e del successo.
Il giallo sull’identikit dello scrittore di talento
Il cinico critico letterale Jean Michel Rouche (Fabrice Luchini, vincitore della Coppa Volpi per La Corte), una vera e propria mannaia per il successo editoriale di un libro, viene coinvolto nel ‘caso Henri Pick’, libro misterioso trovato in una biblioteca dei libri rifiutati di un paesino della Provenza. Una giovane editor casualmente imbattutasi in questo manoscritto e nel suo autore che parrebbe un semplice pizzaiolo, riesce a farlo diventare un fenomeno letterario. Il signor Pick è morto e Jean Michel Rouche non può credere che un libro così talentuoso, dominato dal mondo russo e da Puškin possa essere stato partorito da un semplice pizzaiolo. Il libro ‘maledetto’ lo metterà totalmente in gioco obbligandolo ad una caccia all’autore che coinvolgerà anche Joséphine Pick, la figlia del presunto impostore (Camille Cottin, protagonista della serie Netflix Chiami il mio agente!).

Un film felice, con i libri protagonisti assoluti
«Rémi Bezançon ha realizzato un film felice» afferma Fabrice Luchini. La migliore definizione a questa pellicola, che scivola davanti agli occhi leggera, leggera. La prima cosa, preziosa, è l’immersione nel mondo dei libri: li respiriamo, li vediamo, dentro le stanze della casa editrice, nelle abitazioni private, sono solidamente e spiritualmente presenti. Li ascoltiamo, nelle conversazioni che fanno riecheggiare gli autori più famosi e amati: Marguerite Duras, Marcel Proust, Fernando Pessoa. Il fluttuare de Il mistero di Henri Pick riesce a darne il valore di senso e di significato nella vita di tutti.
Il giallo che li racchiude riguarda l’adorata e odiata scrittura, recondito sogno nel cassetto di molti (In Francia ci sono più scrittori che lettori, si dice), il desiderio di vedersi riconosciuti in una pubblicazione, il senso inafferrabile del talento, la sua carica di ‘rivelazione’ nella capacità di catturare l’attenzione di molti, critica in primis, di venir letti e consacrati.
Fabrice Luchini si muove abilmente in un ruolo a lui congenialissimo, riuscendo a restare cinico ed ancorato tuttavia alla ricerca di una verità che si fa necessità della oggettività del talento. Camille Cottin è il suo contraltare perfetto, brillante nel tenere Jean Michel Rouche e il suo narcisismo intellettuale ancorato alla realtà, pur restando fedele essa stessa ad una ricerca della verità che è innanzitutto amore per la letteratura.
Un romanzo dentro un romanzo
I paesaggi marini e naturali della Provenza, il microcosmo lucente e staticamente ovattato della provincia, la biblioteca dei libri perduti, i personaggi che popolano questo giallo sembrano essi stessi riecheggiare un romanzo. L’aura da thriller non è così coinvolgente, così come il mistero che si cela dietro il libro di Henri Pick. Alla soluzione del giallo ci arriviamo insieme a Jean Michel Rouche, non prima.
Ps. Ah, non lasciate la sala ai primi titoli di coda…
Maria Cera