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Stomach: lo splatter underground di Alex Visani

Segnali dall’universo digitale. Rubrica a cura di Francesco Lomuscio

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Datato 2018 e realizzato completamente in Umbria, è l’ennesimo parto in fotogrammi del cineasta indipendente Alex Visani, attivo fin dalla fine degli anni Novanta. Un’operazione che, a cominciare dai primissimi minuti di visione, è facile accostare alla celluloide underground del newyorkese Frank Henenlotter, spesso incentrata su mostruose, atipiche accoppiate.

Vi dicono nulla la trilogia Basket case o il Brain damage – La maledizione di Elmer riguardante il parassita succhia cervelli suggerito dal titolo?Interpretato da un Fabio Carlani capace di esprimere in maniera indispensabile angoscia e tormento, ricorda, a tratti, proprio il giovane protagonista di quella pellicola del 1988 l’Alex di Stomach. L’Alex che, vittima di un passato oscuro e di un presente fatto di soprusi e umiliazioni, vive in una casa di campagna, isolato dal mondo.

L’Alex che, continuamente vessato dai colleghi di lavoro, nasconde dentro di sé un male oscuro, un dolore profondo, qualcosa di sinistro che spinge per uscire. Qualcosa che, proprio come nel caso della creatura vista nel film di Henenlotter, non nasconde affatto una sfrenata sete di sangue. Ma, mentre lì si trattava di un essere vermiforme e parlante destinato ad incarnare un’allegoria relativa alla tossicodipendenza, qui abbiamo tutt’altra iconografia.

A lasciare una lunga scia di liquido rosso in Stomach è, infatti, un essere dagli echi quasi barkeriani, tanto più che nella oltre ora e un quarto di visione è avvertibile anche un certo retrogusto infernale proto-Hellraiser. Un essere glabro che non manca di cavare occhi, decapitare, eseguire sbudellamenti e trapassare crani a mani nude, regalando una non indifferente dose di splatter. Del resto, man mano che l’hard rock fa da colonna sonora, sono proprio gli artigianali effetti gore a rappresentare il piatto forte dell’insieme.

Insieme che si evolve lentamente, immerso in un’atmosfera non poco vicina a quella di determinati horror made in USA risalenti agli anni Ottanta. Perché a richiamare il decennio in questione non è solo la tematica della violenta rivalsa dell’emarginato bullizzato, ma anche e soprattutto le scelte fotografiche. Non vi tornano forse alla mente luci filtrate in blu e in rosso quando ripensate alle imprese dell’artigliato Freddy Krueger o a certe produzioni sfornate dal re dei b-movie Charles Band?

In Stomach ritroviamo la medesima tipologia di illuminazione, curata dallo stesso Visani che, tra l’altro, produce affiancato da Giacomo Ioannisci, titolare di Home Movies. Ed è solo l’immersione della vicenda nella realtà operaia tricolore a far distaccare il lungometraggio dai modelli esteri che, più o meno (in)volontariamente, ricorda.

Con il trailer, un ricco slide show fotografico, dodici minuti di intervista al regista e sedici di dietro le quinte nella sezione del disco riservata ai contenuti speciali.

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