Reviews

Il terzo omicidio: Kore-eda Hirokazu rimane fedele al suo modo di fare cinema

ll terzo omicidio di Kore-eda Hirokazu pur facendo sue le regole del genere nella costruzione di una narrativa che dissemina dubbi, tensione e colpi di scena, rimane comunque fedele al modo di fare cinema del suo regista

Published

on

Scavalcamento di campo

In una filmografia omogenea e coerente, tanto nella forma quanto nei contenuti, Il terzo omicidio di Kore-eda Hirokazu rappresenta quello che, usando il gergo degli addetti ai lavori, potrebbe definirsi uno scavalcamento di campo. In questo caso però più che di un errore tecnico abbiamo a che fare con uno spostamento consapevole del punto di vista rispetto al tema che da sempre interessa il regista di Un Affare di Famiglia e cioè quello dei legami famigliari.

Genitori e figli

Ne Il terzo omicidio il complicato rapporto tra genitori e figli, e il coagulo di sentimenti e di non detti che da esso ne deriva, diventa la materia del dramma processuale che vede un avvocato di successo accettare la difesa di un uomo dichiaratosi colpevole dell’omicidio del proprio datore di lavoro. Il tentativo di evitare al suo assistito la condanna a morte e la conseguente istruzione dell’arringa difensiva necessaria a ottenere uno sconto della pena danno il là a un thriller dell’anima in cui il movente dell’assassinio, legato al tentativo di Misuri di riparare ai sensi di colpa per una paternità mancata, unito alla scoperta della sua possibile innocenza, fanno da riflesso alla condizione esistenziale di Shigemori, il suo difensore, messo a nudo sia come padre di un’adolescente da lui trascurata, sia come garante di un sistema giuridico legale poco interessato alla ricerca della verità.

Il peso della colpa

Interpretato tra gli altri da Masaharu Fukuyama, già protagonista di Father and Son, Il terzo omicidio, pur facendo sue le regole del genere soprattutto nella costruzione di una narrativa che dissemina dubbi, tensione e colpi di scena, rimane comunque fedele al modo di fare cinema del suo regista, il quale, riprendendo la struttura del film d’esordio (Maborosi), fa della morte il punto di partenza per ragionare sul dolore di chi gli sopravvive, seguendo i personaggi nel percorso che li porta ad affrontare fantasmi appartenenti non sono solo a questioni private, quella che coinvolge i protagonisti della storia, ma che riguardano l’intera comunità, chiamata a prendere coscienza dell’iniquità della leggi che la governano. Un’alternanza tra particolare e universale che Kore-eda risolve come sempre nell’ambito del proprio microcosmo visivo, ottimizzando lo spazio interno all’inquadratura e lasciando al fuori campo il compito di far “sentire” il rimosso dei personaggi.

Esemplare in questo senso la messa in scena della violenza, mai mostrata in maniera diretta ma, piuttosto, nelle sue ricadute, attraverso vedute dall’alto che pesano come macigni sulle vite dei protagonisti e rimandano al giudizio inappellabile di una coscienza universale che – a differenza di quella degli uomini – non può essere ingannata. Presentato nel concorso del Festival di Venezia del 2017 e dunque girato prima di Un affare di famiglia e Le verità, Il terzo omicidio arriva nei cinema grazie a Double Line che lo distribuisce a partire dal 19 Dicembre.

Commenta
Exit mobile version