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Cortometraggi

L’urlo, il cortometraggio orwelliano di Francesco Barilli

Con L'urlo Francesco Barilli mette in scena una società distopica, in cui gli uomini sono privati della possibilità di provare emozioni

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Recensione corto L’urlo

-Noi le chiediamo perché si comporta così?

-Perché sono un uomo

Remake dell’omonimo cortometraggio del 1966 diretto da Camillo Barzoni e prodotto da Vittorio Storaro, L’urlo è uno sguardo glaciale su un futuro lontano. In una società completamente automatizzata, gli esseri umani si muovono per le strade trascinati in una massa informe e depersonalizzata. Mascherine anti-virus, sguardo assente, passo robotizzato. Banditi i sentimenti e tutto ciò che possa provocare un’emozione o un sentimento personale. Solo Paolo, il protagonista, sembra distanziarsi da quell’incedere anonimo e procede tra la folla visibilmente turbato da ciò che lo circonda. Ascolta musica, legge libri di Neruda e prova anche sentimenti per una donna.

Il suo senso di pietà è una grave mancanza. Ciò è inammissibile.

Intercettato da chi controlla che ogni cosa sia perfettamente contenuto, viene arrestato e condannato a perdere la sua unicità. Di chiara radice orwelliana, il corto di Francesco Barilli contiene tematiche distopiche che richiamano fortemente 1984 o Philip Dick e molta altra cinematografia fantapolitica degli ultimi anni. Barilli riprende molto del corto originale e lo attualizza con riferimento alle moderne tecnologie. Pur non raggiungendo il buon livello del primo, rimane comunque l’efficacia di un  messaggio assolutamente attuale.

  • Anno: 2015
  • Durata: 15'
  • Genere: Cortometraggio, Fantascienza
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Francesco Barilli

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