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Le Ragazze Di Via Dell’Archeologia: intervista al regista Stefano Pistolini

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Le Ragazze Di Via Dell'Archeologia: intervista a Stefano Pistolini

Le Ragazze Di Via Dell’Archeologia è il docufilm di Stefano Pistolini e i suoi collaboratori, presentato in occasione della Festa Del Cinema Di Roma. Tre ragazze, incappate nel vortice dell’eroina, sopravvivono quotidianamente ad essa e decidono di metterci la faccia, raccontandosi.

Come nasce il tuo docufilm?

La storia di questo documentario risale a un lavoro precedente che abbiamo realizzato in gruppo. All’inizio del 2019 ci è stato commissionato un lavoro d’inchiesta sulla storia di Desirée Mariottini e, più in generale, sull’emergenza dell’eroina che stava crescendo come fenomeno, provocando dei casi di cronaca clamorosi. Ad esempio, alcuni mesi prima, si era verificato l’omicidio di Pamela Mastropietro, morta poi a Macerata, uccisa da uno spacciatore nigeriano. Questo documentario si chiama Violenza Stupefacente ed è andato in onda nel Maggio di quest’anno: un lavoro di novanta minuti in cui si analizzavano tutte queste storie che si son verificate prevalentemente nell’area romana. Siamo stati molto in contatto con la squadra di polizia che si occupa di lavorare sul territorio per contrastare l’attività di spaccio: ci siamo ritrovato spesso a muoverci tra Tor Bella Monaca e San Basilio, che poi sono le grandi piazze di spaccio romane. Durante le lunghe giornate trascorse in quelle zone, abbiamo conosciuto delle persone con cui abbiamo avuto dei rapporti di collaborazione, dato che ci raccontavano delle vicende, delle storie. Tra le varie ragazze che abbiamo incontrato, ci sono state due delle tre protagoniste che appaiono in Le Ragazze Di Via Dell’Archeologia. Antonella era direttamente coinvolta con la vicenda di Desirée: l’aveva conosciuta e, praticamente, ha trascorso le ultime ore della vita della vittima con lei. L’ultima ragazza presentata all’interno del documentario, invece, l’abbiamo conosciuta per strada a Tor Bella Monaca: aveva rapporti con gli spacciatori, era una ragazza del quartiere praticamente. Ci ha immediatamente colpito il suo carattere, il suo modo di fare. Dopo aver montato il primo lavoro, Violenza Stupefacente, ci sembrava interessante raccontare la storia di ragazze sopravvissute all’eroina.

Come hanno preso quest’iniziativa le tre ragazze?

Loro hanno scelto di metterci la faccia, un fatto per niente elementare. Sono delle ragazze che, con tutte le loro difficoltà, stanno provando a uscire dal vortice dell’eroina, o per lo meno a sopravvivere. Una di loro non si fa riprendere in volto in quanto più grande di età, ma ha anche una storia differente dalle altre due: è una studentessa modello, che è letteralmente incappata nella droga e non è riuscita a venirne fuori. Dal punto di vista sociale, lei ci tiene parecchio alle sue ambizioni professionali. Soffre in maniera intima e anche autopunitiva questa sua condizione. Si droga e, al tempo stesso, si sente in colpa. Per questo motivo, non ci mette la faccia. Abbiamo anche dovuto alterare leggermente la voce.

Per quanto riguarda il tuo modo di lavorare, le hai intervistate sul momento?

È stato quasi un lavoro istantaneo, di pancia. Siamo un gruppo di lavoro di 6-7 persone, alcuni di noi sono giornalisti. Questo non era un lavoro pianificato: era piuttosto un’idea che abbiamo voluto sviluppare e concretizzare perché ci andava di farlo. Non era una commissione e non c’era la volontà di farne qualcosa di commerciale. Abbiamo coinvolto le ragazze, abbiamo spiegato loro il progetto e ci hanno risposto positivamente.

È toccante la testimonianza della prima ragazza, che scoppia a piangere durante l’intervista.

Antonella ha alle spalle una storia pesantissima. La sua tossicodipendenza s’intreccia con la storia dell’amica Desirée. Per due volte, è stata arrestata: sia prima dell’intervista, ma anche in seguito. Mentre la intervistiamo, infatti, lei è agli arresti domiciliari. È stata sospettata di essere tra le persone che ha fornito droga alla ragazza. Desirée bramava sicuramente la droga, ma essendo minorenne, la storia è molto più complicata. Anche chi gliela fornisce è corresponsabile della sua morte.

Antonella si è sentita anche un po’ in colpa per aver abbandonato Desirée in quella situazione.

Sì, ma lo racconta in maniera molto sincera. Desirée, ad un certo punto, stava fuori di testa e non voleva saperne di andare via. Le avrebbe detto: “Lasciami in pace, va’”. Essendo più grande, poi si è sentita in colpa. Mi dispiace veramente molto per la storia di Antonella. È uno di quei motivi che ci ha indotto a realizzare questo lavoro.

Dell’ultima ragazza intervistata sono stati inseriti anche dei video personali.

Sono dei video personali pubblici, caricati da lei sui social. Ce li ha mostrati per farci vedere com’è realmente. Per un anno e mezzo, tra l’altro, lei ha fatto la spogliarellista nei postacci di Roma più infami. È la ragazza che ha sicuramente il rapporto con la droga più “stabile”, tra le tre intervistate. Ne ha fatto una condizione di vita. Trascorre le intere giornate in questa Via Dell’Archeologia, che poi dà il nome al titolo del film. Antonella e Carmen, invece, hanno un forte senso di colpa e di autodistruzione.

Le Ragazze Di Via Dell'Archeologia Stefano Pistolini

Il fattore che accomuna tutte e tre è la frase: “Mi alzo con l’intenzione di smettere di far uso di eroina, ma poi rimando sempre al giorno successivo, un po’ proprio come accade con la dieta”.

Questa è la vita del tossico, purtroppo. Essendo l’Italia un paese cattolico, aleggia poi questo senso di colpa comune un po’ tra tutte le persone tossicodipendenti. L’eroina è una droga che s’impossessa completamente della tua vita. Non hai più una vita sociale, sentimentale, sessuale. Tutto ruota intorno ad essa. Ci sono, poi, persone che riescono ad andare avanti, a lavorare. Dipende sia dalla dose, ma anche dalla regolarità.

Vorresti, infine, sottolineare qualcosa?

Sì, ci terrei vivamente a sottolineare il lavoro che compie in questi posti Villa Maraini. Hanno una sede a Roma, importante, dove si trova appunto la loro Fondazione. Buona parte degli operatori conosce bene le problematiche dell’eroina: sono quelli che meglio aiutano gli eroinomani. Fanno veramente un lavoro impressionante. Si recano con dei camper nelle piazze di spaccio e distribuiscono siringhe pulite, intervengono laddove è necessario. Sono degli eroi silenziosi, persone straordinarie, molto stimabili.

Come procederà la distribuzione del seguente lavoro?

Sicuramente proveremo a farlo circolare quanto più possibile nelle scuole, per sensibilizzare.

  • Anno: 2019
  • Durata: 51'
  • Genere: Documentario
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Stefano Pistolini

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