Teresa Spera, il cortometraggio di Damiano Giacomelli, trionfa al Torino Film Festival: intervista al regista
Damiano Giacomelli: “L’idea alla base di Spera Teresa nasce da alcune dinamiche legate all’immediato postsisma e la scelta di metterlo in scena con questo linguaggio mi è subito sembrata funzionale. Abbiamo lavorato a cavallo tra finzione e documentario, calando la storia in contesti reali”
Il tuo cortometraggio è un messaggio di speranza e ricostruzione, incarnato dalla bellezza e il talento di Teresa. Come l’hai conosciuta e da dove nasce l’idea di raccontare la sua storia?
Teresa è animata da una sana passione, che si fa grottesca in un contesto distorto come quello in cui si trova ad abitare. Da una parte mi interessava il luogo: un quartiere della mia città nato nel post-sisma intorno alla principale area container del centro italia e un magazzino di fallimenti. Dall’altra conoscevo già da qualche anno la nostra Teresa e le sue doti. E poi c’era una storia che avevo in testa, non ricordo più se l’ho inventata o l’ho letta in qualche pezzo di cronaca. Riguardava un tastierista sfaticato di un’orchestra di liscio che aveva fatto un lungo tour nazionale senza mai suonare una nota. Al posto suo mandava una base automatica. Una serie di suggestioni che in qualche modo sono finite nel corto.
Come mai hai scelto questo tipo di forma molto immediata e poco filtrata?
Sin da subito mi è sembrata la soluzione di linguaggio più efficace per restituire lo spirito di quel luogo e lo slancio di Teresa. E poi avevo voglia di approcciarmi in modo più diretto e grezzo a questo lavoro. È un esperimento che mi tornerà utile.
Le scene riprese risalgono al periodo successivo al terremoto che ha devastato il centro Italia nel 2016. Teresa Spera vince un riconoscimento prestigioso alla 37esima edizione del Torino Film Festival, nel 2019. A quando risale il montaggio e qual è stata l’evoluzione di questo lavoro?
Il corto è stato girato nell’autunno del 2018 grazie a un piccolo bando della regione Marche dedicato a prodotti audiovisivi nell’area del cratere. Ancora oggi, a tre anni dal sisma, i container sono operativi, anche se non se ne parla più molto a livello nazionale. L’iter produttivo, tutto sommato, è stato abbastanza rapido. Abbiamo solo posticipato un po’ l’uscita con il distributore Prem1ere Film per non sovrapporci troppo al mio precedente corto, La strada vecchia (Vincitore del concorso per Giovani Autori Italiani nell’ambito dell’ultima Mostra internazionale del cinema di Venezia).
Il film tocca tematiche differenti: il coraggio di chi sopravvive a un disastro naturale, la disabilità, il bisogno di credere ai propri sogni nonostante le difficoltà. Oserei dire che il vero protagonista sia proprio il temperamento di Teresa. Cosa ti ha personalmente colpito di più di questa ragazza?
Sì, diciamo che ho lavorato su questi temi in chiave iperbolica, provando a restituire quella saturazione che spesso ci troviamo a vivere durante una giornata tipo sui social network, tra titoli ad effetto e fake news. Proprio il temperamento di Teresa è stata la chiave per attraversare questo magma tematico, anche in modo politicamente scorretto. A guidarci è stata sempre la sua genuina passione, che persegue con gli strumenti che le offre il contemporaneo.
Come descriveresti la tua recente esperienza al Torino Film Festival?
Sono stato molto bene. La loro selezione è tra le più libere e sperimentali in Italia. Capita di vedere lavori interessanti e il clima è informale e stimolante. Tornerò sicuramente.