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Film da Vedere

A cavallo della tigre di Luigi Comencini, con Nino Manfredi

Film del 1961 diretto da Luigi Comencini, prodotto da Alfredo Bini, sceneggiato da Luigi Comencini, Age & Scarpelli e Mario Monicelli

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A cavallo della tigre, film del 1961 diretto da Luigi Comencini. Prodotto da Alfredo Bini, sceneggiato da Luigi Comencini, Age & Scarpelli e Mario Monicelli, con la fotografia di Aldo Scavarda, il montaggio di Nino Baragli, i costumi di Piero Tosi e le musiche di Piero Umiliani, A cavallo della tigre è interpretato da Nino Manfredi, Mario Adorf, Gian Maria Volonté, Raymond Bussières, Valeria Moriconi.

Sinossi
Giacinto Rossi è detenuto per simulazione di reato. Viene trasferito in una cella nella quale altri tre detenuti stanno preparando un tentativo di evasione. Nonostante non voglia partecipare all’impresa, dal momento che deve scontare solo pochi mesi di carcere, Giacinto viene costretto dai compagni di cella a seguirli. La fuga riesce e, dopo alterne vicende, Giacinto ed uno dei tre si rifugiano su una nave in demolizione. Sperano di emigrare clandestinamente, ma per questo servono dei quattrini. Giacinto raggiunge la moglie ma scopre che convive con un altro uomo. Questi convince Giacinto che la cosa migliore da fare è ritornare in prigione. Oltretutto, così facendo, l’uomo intascherebbe la taglia di due milioni che pende sul capo dei due pregiudicati.

Scritto da Age & Scarpelli con la collaborazione di Monicelli e Comencini su di un comune soggetto, A cavallo della tigre è una commedia di amara e caustica ironia che fonda il suo presupposto drammaturgico sulla simulazione e sull’inganno quale componente dominante della natura e delle relazioni umane, laddove l’infingimento e l’apparenza sono la maschera fatua di una realtà che non tarda a mostrare la sua cinica e spietata doppiezza. Seguendo il filo della candida confessione di un uomo senza qualità (uno straordinario Nino Manfredi) ci si inoltra lungo vicissitudini tragicomiche di un ineluttabile fatalismo, dove ogni possibilità di riscatto e di redenzione sono vanificate dall’inevitabile concorso degli eventi avversi e dalla maldestra propensione all’onestà del suo ingenuo protagonista. Nel segno di una lunga tradizione della commedia di costume nostrana (di cui gli autori sono stati indiscussi protagonisti sin dagli esordi) anche l’opera di Comencini ne riflette gli aspetti peculiari, tanto nella duttile agilità della sceneggiatura, quanto nella raffinata umanità con cui abbozza ambienti (il carcere) e personaggi (il sottoproletariato urbano), non sfuggendo ai consolidati espedienti di una comicità sociologica di fulminate efficacia (il ‘sorcio’ furbo e infido, il ‘dottore’ borioso e moralista, il Tagliabue rude e leale) che si tiene a distanza di sicurezza dagli eccessi della caricatura per un’indiscutibile verosimiglianza antropologica e per la calibrata misura del registro drammatico. Sicuramente più efficace la prima parte (dove la citata teoria dell’inganno trova una sua geniale declinazione nel riuscito tentativo di evasione simulata). Bella la fotografia di Aldo Scavarda.

  • Anno: 1961
  • Durata: 110'
  • Genere: Commedia
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Luigi Comencini

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