Nella feconda cinematografia dell’Olocausto poche volte è stato toccato il tema dell’omosessualità. Se il triste destino degli Ebrei e degli oppositori politici del Nazismo è ben noto, poche sono le volte in cui si è fatta menzione, sul grande schermo, di quei maledetti triangoli rosa cuciti sulle casacche dei detenuti mandati a morire nei lager, proprio a causa del loro orientamento sessuale.
A memoria ci viene in mente una sola pellicola rilevante, Bent di Sean Mathias, vibrante lungometraggio inglese del 1997 che si ispirava a un’opera teatrale di Martin Sherman e poteva contare su un cast stellare. Clive Owen, Ian McKellen, Nikolaj Coster-Waldau, Jude Law e addirittura Mick Jagger figuravano tra i protagonisti del film, sciaguratamente mai distribuito nelle sale italiane.
Lode quindi al RIFF (Rome Independent Film Festival) per aver proposto nella Anime Short Competition un lavoro tanto bello esteticamente, quanto necessario per il suo approccio schietto, veritiero ed empatico ai tragici fatti accennati poc’anzi. Peccato soltanto per qualche problemino tecnico, che ne ha viziato la fruizione in sala alterando i cromatismi dell’opera. Al netto di questo fastidioso incidente, che ha rammaricato non poco la regista, il pubblico del Nuovo Cinema Aquila è rimasto comunque rapito dallo struggente lirismo di Butterflies in Berlin, Diary of a Soul Split in Two. Scritto e diretto dalla talentuosa Monica Manganelli, che del corto/mediometraggio animato ha curato diversi altri aspetti tecnici e artistici, questo ritratto della Berlino anni ’30 dai colori vivaci, ma umbratile e crepuscolare nelle pieghe più sofferte del racconto, rende subito partecipi gli spettatori del dramma interiore del protagonista: in una Germania che sta già cadendo sotto il giogo nazista, un giovane di nome Alex arriva a Berlino scoprendosi attratto dalla possibilità di dar voce a quella diversità sessuale da sempre percepita nella propria sfera più intima, facendosi operare dal primissimo medico disposto ad aiutare aspiranti transessuali nella rivendicazione della loro vera natura. Sarà per Alex la scoperta di una libertà mai ipotizzata prima. Ma anche l’anticamera della tragedia, che incombe ormai su di lui e sulle persone amate…
L’autrice, Monica Manganelli, dopo aver operato a lungo come vfx artist (anche per produzioni internazionali, come quella del meraviglioso Cloud Atlas) aveva debuttato alla regia con un apprezzato corto di animazione, La ballata dei senzatetto. Di questa sua nuova realizzazione si fanno amare tanto l’articolata traccia narrativa, sospesa tra l’oggi ed un tragico passato, tanto quella originale ricerca estetica, per cui l’impronta del collage e la capacità di includere gli elementi di maggior forza espressiva in ciascuna inquadratura rendono la visione assai coinvolgente anche sul piano emotivo.