La donna della domenica è un film del 1975 diretto da Luigi Comencini. È tratto dall’omonimo romanzo del 1972 di Carlo Fruttero e Franco Lucentini. Sceneggiato da Agenore Incrocci e Furio Scarpelli, con la fotografia di Luciano Tovoli, il montaggio di Antonio Siciliano e le musiche del maestro Ennio Morricone, La donna della domenica è interpretato da Marcello Mastroianni, Jacqueline Bisset, Jean-Louis Trintignant, Aldo Reggiani, Omero Antonutti, Pino Caruso, Claudio Gora, Gigi Ballista. Incasso accertato a tutto il 31 Dicembre 1976 1.019.425.000 di lire. In seguito il film è stato trasmesso in televisione più volte, in particolare in prima serata su Rai 3 il 16 gennaio 2012, per ricordare Carlo Fruttero, scomparso il giorno prima.
Sinossi
A Torino viene misteriosamente ucciso un architetto implicato in faccende poco pulite. Le indagini portano il commissario Santamaria a indirizzare i suoi sospetti su alcuni esponenti dell’alta società, e in particolare su Anna Carla, moglie di un grosso industriale, e sul suo confidente, un dottore omosessuale. Giungerà a scoprire il colpevole e come premio avrà nel suo letto (ma solo per una domenica) la splendida Anna Carla.

Dal romanzo omonimo di Fruttero e Lucentini, Luigi Comencini tira fuori una buona commedia tinta di giallo. Solido, con un ritmo giusto e un buon equilibrio tra la denuncia di taluni costumi nazionali, trattati qui in chiave ironica, e la suspense che si richiede a un caso di omicidio. Si parla di vizi e vezzi dell’alta società, e se certe caratterizzazioni possono apparire un po’ eccessive non arrivano mai a farsi mera oleografia, in quanto immesse all’interno di una buona struttura narrativa. La donna della domenica rientra perfettamente in quel nutrito numero di film che hanno rappresentato un momento aureo del sistema-cinema in Italia. Un periodo in cui i film erano la somma di una sceneggiatura di ferro, la presenza di attori di primissimo piano (in questo caso Mastroianni, Bisset e Trintignant) e di caratteristi talmente bravi da rappresentare talvolta la marcia in più della cinematografia italiana rispetto alle altre. Poi, naturalmente, c’era la compattezza narrativa garantita da registi che quando non erano maestri erano almeno degli ottimi mestieranti. Era quel buon cinema medio che si fa sempre più di rado ai giorni nostri. Quello che, senza scadere mai nel qualunquismo di maniera, si proponeva di arrivare a un pubblico più vasto possibile. Quello che sapeva coniugare sapientemente la leggerezza dei mezzi espressivi con l’autorialità delle finalità intellettuali. Ecco, La donna della domenica appartiene a quel cinema. Quello che sapeva raccontare l’Italia con intelligenza.