Rocco. Recensione film
Rocco é il film del 2019 di Thierry Demaizière e Alban Teurlai:
Schietto, passionale, onesto, sofferente, quasi cristologico. Attenzione, però, non un santino. Questo magnifico film-documentario dedicato alla vita di Rocco Siffredi è proprio così, come lui. Se pensate che Rocco Siffredi, protagonista maschile indiscusso nella scena dell’hard mondiale, si sia già messo abbastanza a nudo vi sbagliate: qui si entra davvero dentro, qui c’è la vera e scomoda verità che teniamo repressa quasi sempre, spesso e volentieri per tutta la vita. Se riesci a entrare in profondità, la visione ti avvolge, ti eccita, ti arricchisce e ti sembra quasi di vivere un’esperienza 3D, un viaggio nella nostra intimità e sessualità che corre assieme a lui, a come scorrono le immagini.
Rocco é un film tecnicamente ineccepibile
Oltre ad essere tecnicamente ineccepibile in termini di riprese, fotografia, montaggio (ricordando, nell’essenza, il duo Fassbender/McQueen di Shame), Rocco di Thierry Demaizière e Alban Teurlai fornisce un punto di vista che parte dalla vita del protagonista per arrivare a una riflessione sull’evoluzione dell’Eros che ha inevitabilmente Thanatos dentro.
Quando ricerchiamo il piacere estremo, le emozioni forti, quando vuoi sentire quella vocina che ti dice “non dovresti farlo, è peccaminoso” è come se si cercasse inconsciamente la morte. È come se non potessimo fare a meno della sofferenza e della ricerca di essa, quindi anche del piacere.
Anche i lutti familiari, i traumi infantili, i periodi di astinenza e dipendenza dal sesso, la scoperta di voler vivere una sessualità libera dai dogmi della società (come asserisce, forte della sua femminilità, l’alter ego donna di Rocco, ovvero la pornodiva Kelly Stafford) sono elementi che influiscono su tale ricerca e determinano la nostra personalità e il nostro stile di vita.
La macchina da presa si sposta e lascia spazio anche alla presenza fondamentale della donna nella pornografia, relegata sempre a oggetto del piacere agli occhi dell’ignaro spettatore: ci permette di spiarle e guardarle negli occhi prima, durante e dopo, nei momenti più erotici e complessi delle vicissitudini sul set e ci fa vivere dall’interno quei momenti, consentendo di provare empatia.
La moglie di Rocco Siffredi
Rocco confessa, in questo clima confidenziale e diretto, di non aver mai immaginato di poter avere una famiglia, una moglie, dei figli. Cosa che poi è accaduta dopo aver incontrato Ròsza, ancora una volta una donna forte apparsa nel suo percorso di vita: una donna diventata madre di due splendidi ragazzi che sono cresciuti in un ambiente open-minded e che affermano di amare molto il proprio padre.
Lasciarsi andare alla visione è il modo migliore per imparare ad aprire gli occhi e guardarsi dentro. Fa male, ma quanto è bella quella sensazione. Grazie Rocco, a chi ha lavorato e lavora con te da anni e alle persone che hanno ideato e realizzato questo progetto, educativo e vibrante. Grazie.
Le attrici che hanno accusato Rocco Siffredi di violenza nel documentario Hot Girls Wanted
Non che ci sia troppo da soffermarsi sulle varie polemiche sollevate da alcune attrici (nel documentario Netflix Hot Girls Wanted) che hanno lavorato con Rocco a proposito della “violenza” e dell’essere rimaste traumatizzate dall’esperienza con lui: sono inutili e vuote, ma fatto sta che è dovere precisare la questione.
Fare il lavoro dell’attore hard è estenuante.
Può essere stimolante e persino divertente, ma è faticoso e massacrante sia fisicamente che psicologicamente. Quando lavori con Rocco sai chi hai davanti, conosci il suo stile, la sua esplosività e sei adulta e consenziente per poter scegliere di dire di no se qualcosa non ti sta bene. Tra l’altro, nel film, si nota il comportamento opposto da queste ragazze criticato: Rocco instaura da subito un feeling molto intenso con le proprie partner ed è persino dolce e apprensivo nei loro confronti. E loro sono ben felici di lasciarsi guidare e accoppiarsi con lui.
Usare con troppa leggerezza la parola “violenza” è pericoloso e offensivo per chi la subisce
Inoltre, usare con troppa leggerezza la parola “violenza” è pericoloso e offensivo per chi la subisce o per chi ne ha avuto a che fare veramente nella vita. Potrei approfondire, a gusto mio, per provocazione – ma neanche più di tanto – consigliandovi di vedere il backstage di Shining di Stanley Kubrick, o parlare con Björk dopo aver lavorato con Lars von Trier, con Gina Gershon in Killer Joe con William Friedkin e non scomodo di certo Bertolucci e Marlon Brando nell’eterna controversia di Ultimo tango a Parigi.
La linea che divide il cinema hard dal cinema “normale” non è poi così netta, in fondo. Così come quella del classismo nella critica cinematografia che giudica cosa è di alto livello e cosa no, cosa è di serie A o serie Z.
Siamo tutti pieni di idee e opinioni (anche non richieste), ma alla fine la domanda rimane una soltanto: “Quando si scopa?” (e ancora una semi-parafrasi di Kubrick, di nuovo).
Note distribuzione: il film Rocco è stato presentato nella sezione Giornate degli autori alla 73ᵃ Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia ed è stato inserito nel catalogo Netflix per un periodo. Ora la visione è limitata solo per alcuni Paesi.
Rocco il film é comunque disponibile in formato Blu-ray e DVD.