In concorso al 25° MedFilm Festival, il turco A tale of Three sisters di Emin Alper racconta la storia di tre sorelle povere di un villaggio dell’Anatolia affidate dal padre come figlie adottive-cameriere a famiglie benestanti di città nella speranza di migliorare le loro vite. Una storia reale che assume i contorni della favola; nella cornice di un paesaggio desolato ma affascinante grazie alla splendida fotografia, con riprese a campo lungo che evidenziano la bellezza selvaggia dei luoghi, la casa natia sembra quella di Marzapane di Hansel e Gretel, dove non ci sono streghe cattive ma piuttosto un compagno ritardato ed una pazza sempre sorridente che fa le capriole.
Il compagno, Vasel, è quello della sorella maggiore, Reyhan, la prima ad aver fatto ritorno a casa perché incinta; di lei e del figlio non riconosciuto Vasel accetta di occuparsi per amore. Il posto di Reyhan viene preso dalla sorella Nurhan, selvatica ed indomabile, l’unica a familiarizzare con la pazza del villaggio, con cui divide leccornie come ferro terriccio ed intonaco della casa; ma anche lei verrà rimandata a casa per aver picchiato uno dei bambini di cui doveva occuparsi. La terza sorella è Havva, docile e servizievole, ma anche lei fa ritorno a casa perché il bambino che accudiva muore e non c’è più bisogno di lei. Le tre sorelle si ritrovano quindi a casa insieme per la prima volta dopo anni; dal confronto, affetto e conflitto si svilupperanno in un’altalena di emozioni che le faranno crescere ed emancipare.
Istruttive ed interessanti le scene di vita ed i personaggi di contorno: il minatore che si reca nottetempo nella miniera chiusa perché crollata a recuperare carbone da vendere; i ladri di bestiame, figure inquietanti che aleggiano per tutto il film e generano tensione sin dal loro primo apparire; l’ex padrone di Reyhan e Nurhan, cui il padre delle ragazze vuol ora affidare Havva, che si intrattiene con lui in una tipica serata di bevute tra uomini al chiaro di luna; la zia di Ankara dalla quale vuole andare a vivere Reyhan, che mai vedremo, ma che è importante per delineare il quadro sociale in cui si svolge la storia; e soprattutto i malati di mente, la pazza che fa le capriole e lo stupido Vasel, il cui animo innocente fa vedere cose precluse agli altri, che portano il film in un’atmosfera a tratti sospesa, irreale. Per ricondurci bruscamente alla realtà: all’ennesimo atto di disprezzo da parte dall’amata, Vasel perde il controllo, causando la tragedia: uccide per un incidente il bambino di Reyhan. Fugge via, poi ritorna; ma la morte lo aspetta, mentre a casa delle tre sorelle la vita continua: riunite intorno al capezzale della febbricitante Nurhan insieme al padre, Reyhan ed Havva decidono del loro futuro mentre il padre racconta una storia…
Sospesa nel tempo, avvolta in un paesaggio che sembra un dipinto, A tale of three sisters ha il sapore di una favola vera: realtà e finzione si danno il cambio e si sovrappongono, aprono una finestra su un mondo reale che pare a tratti inventato, mostrando che in fondo le relazioni sociali e familiari, che l’umanità stessa, non è poi così diversa.