Film da Vedere

I fidanzati di Ermanno Olmi

Vincitore del Premio OCIC al Festival di Cannes del 1963, I fidanzati è uno degli esiti più convincenti nell’opera di Olmi, che su uno spunto esilissimo costruisce un’indagine psicologica di profonda e accurata esattezza, dipingendo anche un quadro d’ambiente acuto e pertinente

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I fidanzati, un film del 1963 scritto e diretto da Ermanno Olmi. È stato presentato in concorso al 16º Festival di Cannes, dove vinse il Premio OCIC. Sceneggiato dallo stesso Olmi e prodotto da Goffredo Lombardo, I fidanzati è interpretato da attori non professionisti: Carlo Cabrini e Anna Canzi. Le scene in esterno del carnevale sono state girate a Paternò, un tempo nota proprio per la particolare bellezza delle manifestazioni carnascialesche. Le altre scene sono state girate a Priolo Gargallo e Siracusa.

Sinossi
Giovanni, un operaio milanese, è mandato a lavorare in Sicilia dalla sua azienda. Ciò comporta incontro fra abitudini diverse, mutamento di prospettive, piccoli e grandi traumi emotivi. Alla base della vicenda c’è il vacillare e poi il ricomporsi del rapporto fra Giovanni e la fidanzata Liliana, rimasta a Milano. Tutto ciò è raccontato con sensibilità e delicatezza attraverso immagini capaci di scavare nei sentimenti e nelle emozioni.

I fidanzati è un film del 1963 scritto e diretto da Ermanno Olmi, con Anna Canzi e Carlo Cabrini. È stato presentato in concorso al 16º Festival di Cannes, dove vinse il Premio OCIC. Uno degli esiti più convincenti nell’opera di Olmi, che su uno spunto esilissimo costruisce un’indagine psicologica di profonda e accurata esattezza, dipingendo anche un quadro d’ambiente acuto e pertinente: il boom, il Nord e il Sud, tutti raccontati in una costruzione complessa e senza stereotipi. Eccellenti gli attori non professionisti. Un’opera ispirata al dramma dell’emigrazione (una volta tanto, dal nord al sud del paese) che vive, con pari intensità, su due livelli. Il primo è quello, strettamente individuale, di una storia di separazione e sradicamento, che parla di uomini soli. Ermanno Olmi sa centrare in pieno il sapore sottilmente angosciante e blandamente eccitante delle trasferte di lavoro in luoghi sconosciuti: la lontananza crea un’estraneità in cui il senso del nuovo e del “diverso da casa” domina ogni istante della vita. Il secondo livello è quello della relazione amorosa tra i due protagonisti. Riuscitissima è l’analisi del distacco come trauma affettivo da elaborare, come banco di prova per la solidità di un rapporto e come occasione di maturazione del sentimento.

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