Cast Away è un film del 2000 diretto da Robert Zemeckis con protagonista Tom Hanks. Il film venne girato tra il 1998 e il 2000 ma non consecutivamente, bensì in due periodi di tempo separati da diversi mesi. Hanks ingrassò di circa 23 kg (50 libbre) durante la pre-produzione per interpretare il ruolo di un uomo grassoccio e di mezza età dalla vita sedentaria. La prima sessione di riprese iniziò nel gennaio 1999, dove vennero effettuate tutte le scene nella vita “civile”. Quindi si dovette attendere che Tom Hanks dimagrisse, perdendo circa 25 kg di peso corporeo (55 libbre), per interpretare la parte del sopravvissuto. Prodotto con un budget di 90 milioni di dollari, Cast Away debuttò al primo posto del botteghino nordamericano con un incasso di oltre 28 milioni nel suo primo weekend. Divenne un successo finanziario, incassando 233.632.142 nei soli Stati Uniti e 196.000.000 all’estero, per un totale di 429.632.142 in tutto il mondo. Fu il secondo maggior successo dell’anno negli Stati Uniti dietro Il Grinch, e il terzo complessivo in tutto il mondo dopo Mission: Impossible II e Il gladiatore.
Sinossi
Chuck Noland è un ingegnere della Federal Express. Il suo incarico è quello di risolvere i problemi, di snellire le procedure di consegna, di agevolare lo scambio di oggetti tra un mittente e un destinatario. E la sua competenza è estesa a tutta l’organizzazione di consegne nel mondo. Per questo la sua esistenza è tenuta in ostaggio da una rete con maglie molto strette e molto soffocanti. Naturale che Chuck non abbia mai abbastanza tempo per se stesso, per la fidanzata Kelly, per gli amici, per una vita che abbia anche solo la parvenza della normalità. È una comparsa senza soggetto della modernità. Vive di particelle, si nutre di una comunicazione accelerata perché le pause hanno perduto ogni valore e le domande sull’essere al mondo sono inutili scarti filosofici. Questa abnorme simulazione del presente precipita e si schianta nell’Oceano, insieme a un aereo, al largo di un isolotto deserto. A quel punto Chuck è solo, senza mezzi, costretto al silenzio e a rivedere tutte quelle che sono state fino a questo momento le sue priorità.
Apologo sulla precarietà dell’essere e soprattutto dell’avere, ma anche sulla necessità (e possibilità) di sopravvivere in condizioni estreme, ma anche di vivere in quelle di partenza. Ben sostenuto dalla prova di Tom Hanks, capace di recitare dialogando con un pallone da volley, il racconto funziona, diventando leggermente più convenzionale soltanto nel finale. È ovvio scomodare il Robinson Crusoe, ma viene in mente anche Il signore delle mosche, laddove Wilson potrebbe tenere la parte di Venerdì e anche della testa di cinghiale del romanzo di Golding, rappresentando, alla fine, l’ultimo legame con il mondo di provenienza del protagonista. Mondo con il quale riesce a chiudere davvero i conti soltanto consegnando l’ultimo pacco salvatosi nel naufragio. Tom Hanks propone una delle sue migliori interpretazioni nel ruolo di Chuck Noland, un ingegnere del più grande corriere aereo al mondo (la Federal Express), la cui felice e frenetica esistenza accanto alla fidanzata Kelly viene bruscamente interrotta da un incidente aereo che lo vedrà costretto a lottare per la sopravvivenza su un’isola deserta. Ma scoprirà ben presto che il suo più grande viaggio, quello interiore, è appena iniziato.
La straordinaria mente creativa di Robert Zemeckis torna a commuoverci e a sorprenderci, Cast Away è di certo la sua opera più compiuta stilisticamente, qualitativamente e umanamente. Un viaggio di perdizione nel quale un uomo deve fare i conti con la solitudine e la natura incontaminata nella quale è inaspettatamente finito. Zemeckis lavora in sottrazione lasciando all’uomo moderno la consapevolezza del superfluo e del necessario. Così il rientro nella vita normale è simbolico e straordinario con la musica di Silvestri che colpisce al cuore, come gli sguardi e la mimica di Tom Hanks che passa dall’inizio stressato al finale rilassato, riprendendosi la propria umanità in una sorta di rivincita/emancipazione. La storia semplice, ma avvincente, è ben prodotta e girata (come Hollywood dovrebbe sempre fare) e sopratutto dimostra che nel contenitore mainstream c’è posto sia per lo spettacolo (l’incidente aereo, le tempeste) che per i moti d’animo (la solitudine, il senso della vita, i rapporti umani, l’istinto di sopravvivenza).