Film da Vedere

Le vite degli altri di Florian Henckel von Donnersmarck

Le vite degli altri è un film di impegno civile che rievoca il triste regime di delazione nella Germania dell’Est prima della caduta del muro di Berlino. Il regista si è documentato per quattro anni prima di scrivere la sceneggiatura e questa cura del particolare è evidente anche nella rievocazione ambientale. Premio Oscar meritatissimo

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Le vite degli altri (Das Leben der Anderen), un film del 2006 di Florian Henckel von Donnersmarck, vincitore del Premio Oscar per il miglior film straniero. È il lungometraggio di debutto del regista e sceneggiatore von Donnersmarck. Il dramma si confronta con la storia della DDR e indaga lo scenario culturale della Berlino Est controllata dalle spie della Stasi (Ministero per la Sicurezza dello Stato), temuto organo di sicurezza e spionaggio interni.  Il film è stato insignito di numerosi premi in Germania (Deutscher Filmpreis nel 2006, in 7 categorie su 11 nomination), in Baviera (Bayerischer Filmpreis, in 4 categorie) e in Europa (European Film Awards, in 3 categorie). È stato inoltre il terzo film tedesco a conseguire il riconoscimento dell’Oscar al miglior film straniero, dopo Il tamburo di latta (Die Blechtrommel, 1980) e Nowhere in Africa (Nirgendwo in Afrika, 2003). A fronte di un budget di produzione di appena 2.000.000 di dollari, il film ha incassato complessivamente la cifra di 77.356.942 dollari, di cui 19.147.078 in Germania e 58.209.864 nel resto del mondo (compresi gli 11.286.112 ottenuti al botteghino negli Stati Uniti). Con Ulrich Muhe, Sebastian Koch, Martina Gedeck.

Sinossi
Germania Est, primi anni ’80: il drammaturgo di successo Georg Dreyman è considerato fra i più importanti intellettuali del regime comunista. Un giorno, il ministro della cultura assiste a uno spettacolo e si innamora dell’attrice Christa-Maria, compagna di Dreyman: chiede allora a un agente della Stasi di spiare ogni minimo movimento dei due.

Un acclamato esordio alla regia, compatto e avvincente, da parte del tedesco Florian Henckel von DonnersmarkLe vite degli altri ha raccolto molti premi fra cui un Oscar per il miglior film straniero, per una volta ben dato. È un film di impegno civile che rievoca il triste regime di delazione nella Germania dell’Est prima della caduta del muro di Berlino, quando la polizia segreta denominata Stasi teneva sotto controllo chiunque fosse sospettato di idee sovversive. Il film segue il percorso di un funzionario della Stasi, Gerd Wiesler, a cui viene chiesto di sorvegliare uno scrittore potenzialmente “pericoloso”, Georg Dreyman; ma durante lo svolgimento del suo compito le idee di Wiesler andranno mutando.

Si tratta di un film che può essere goduto come un thriller, ma che rivela comunque in maniera inequivocabile la miseria morale del regime basato sul ricatto e l’oppressione vigente nella Repubblica Democratica Tedesca: dal punto di vista politico la denuncia è netta, vibrante, ma è amplificata da una costruzione cinematografica intelligente che sa dare il giusto spazio ai vari personaggi, compreso quello del drammaturgo e della sua fidanzata attrice. C’è tutta la tragicità di un’ideologia e di un “mostro” politico e sociale che non lascia scampo, ma anche la rassegnazione di un uomo qualunque che, in mancanza di una propria vita, non può far altro che desiderare quella degli altri.

Il regista si è documentato per quattro anni prima di scrivere la sceneggiatura e questa cura del particolare è evidente anche nella rievocazione ambientale; ottimo il cast in cui spicca Ulrich Muhe, poco noto in Italia e purtroppo scomparso poco dopo l’uscita del film, che ha saputo dare al personaggio di Wiesler un’affascinante ambiguità, mentre Martina Gedeck è sicuramente all’altezza del ruolo di Christa Maria. Un successo internazionale meritato per un film degno di figurare accanto ai migliori esemplari del cinema politico di qualche decennio fa.

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