Titanic, un film del 1997 co-montato, co-prodotto, scritto e diretto da James Cameron. La pellicola è un colossal storico e drammatico interpretato da Leonardo DiCaprio e Kate Winslet nei ruoli di Jack e Rose, due membri di differenti classi sociali che s’innamorano durante il tragico viaggio inaugurale del RMS Titanic. È al 2019 il terzo film con maggiori incassi nella storia del cinema dopo Avengers: Endgame del 2019, e Avatar del 2009 (sempre diretto da Cameron). Detiene il record di vittorie ai Premi Oscar (11, nel 1998), insieme a Ben-Hur e Il Signore degli Anelli – Il ritorno del re, nonché quello di candidature (14), insieme a Eva contro Eva e La La Land. Titanic è stato il film più costoso mai realizzato fino ad allora (200 milioni di dollari di budget più altri 85 milioni spesi per la promozione). Non esistendo teatri di posa sufficientemente grandi, la 20th Century Fox acquistò 16 milioni di metri quadrati di costa lungo la spiaggia di Rosarito in Messico, dove fu allestita una cisterna esagonale di circa 37,000 m² contenente 76 milioni di litri d’acqua, in cui fu poi ricostruito, a grandezza naturale, il 90% del Titanic. La colonna sonora del film è stata curata dal compositore James Horner. Il regista aveva offerto alla cantante irlandese Enya il lavoro, ma dopo il rifiuto di quest’ultima aveva chiesto di comporre la partitura a Horner, richiedendogli esplicitamente di utilizzare lo stesso stile vocalizzato di Enya. Per le sezioni vocali, Horner si rivolse all’artista norvegese Sissel Kyrkjebø, dopo aver provato con altri venticinque o trenta cantanti. I temi del film, diventati tra i più famosi della storia del cinema, sono stati descritti da Earle Hitchner per il Wall Street Journal come “evocativi” Con Kate Winslet, Leonardo DiCaprio, Billy Zane, Kathy Bates.
La trama di Titanic
Un equipaggio cerca di recuperare un diamante nel relitto del Titanic, e va dall’unica superstite. Flashback. Rose è una giovane aristocratica che viaggia nella prima classe del Titanic, Jack invece è un pittore bello e squattrinato che naviga stipato in terza classe. I due non potranno più lasciarsi e sfidano fino all’ultimo le convenzioni sociali. Nel mentre il Titanic affonda.
Titanic è un elogio di tempi perduti,
L’elegia del rimpianto per eccellenza. L’incipit parla chiaro: lo splendore che fu, rimpiazzato ora da cenere e ruggine, è destinato a non tornare mai più. Quello splendore di cui si parla altro non è che un Novecento non ancora macchiato dalla guerra, perfettamente racchiuso e sintetizzato su un veicolo (che è insieme fetta di mondo e macchina del tempo) che ne è mirabile specchio. Ma Titanic è anche e soprattutto un film sul coraggio. In primis quello del regista, capace di cimentarsi in una simile produzione colossale nonostante lo scetticismo dei più, nonché di sintetizzare una concezione di puro romanticismo universalmente condivisa, in una sequenza che non ha eguali (quella, celeberrima, del “volo” sul ponte). È poi soprattutto il coraggio di Rose, che per salvare l’uomo che ama è disposta a scendere nei meandri infernali di corridoi bui e sinistri (una sequenza insostenibilmente angosciante, che tanto ricorda Shining ed è sicuramente degna di certi terrificanti momenti del film di Kubrick), nonché a rinnegare ogni precedente legame e privilegio per buttarsi dalla scialuppa e raggiungere lui. Nel dispiegare un sinfonico crescendo dove la storia d’amore va incontro all’inevitabile tragedia, Cameron si avvale dei continui rimandi suggeriti dall’intrecciarsi dei cromatismi (come nel miglior Douglas Sirk): il blu costantemente ritornante (negli occhi di Rose, nel cuore di diamante, nell’oceano) e il rosso delle caldaie come simbolo di una passione sconfinata. Titanic è poi una rappresentazione di ciò che muta (le pieghe del sentimento) e ciò che invece è destinato a non cambiare (le drastiche differenze di classe – tema questo analizzato con eleganza e intelligenza superlativi – perdurano anche e soprattutto durante i più tragici momenti dell’affondamento). E infine, Titanic è un film sulla resa. Non tanto di fronte a catastrofi inevitabili e irreversibili, bensì di fronte all’amore, la forza più grande e dirompente. Il suo espletamento e la sua messinscena (che nella Settima Arte non hanno ancora trovato eguali) rendono accettabile – per lo spettatore – la morte di Jack, che narrativamente parlando resta uno dei più grandi misteri della Storia del Cinema. Così, non resta che l’ancoraggio al sogno, la necessità di aggrapparsi a un ricordo che è soprattutto illusione, in una sequenza finale che – nella sua insistita nostalgia e nella maniera in cui sottilmente gira il coltello nella piaga dei cuori infranti di noi che guardiamo – è quasi crudele.
Top Gun Maverick supera Titanic