È inevitabile che una civiltà tecnologica sviluppata velocemente giunga alla distruzione? Reduce dal thriller Assassinio al cimitero etrusco e nello stesso anno in cui si dedicò alle commedie Acapulco, prima spiaggia… a sinistra, Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio e Se tutto va bene siamo rovinati, sotto pseudonimo Martin Dolman provò a risponderci nel 1983 il romano Sergio Martino tramite 2019 – Dopo la caduta di New York, ambientato in un distopico futuro caratterizzato da un pianeta Terra ridotto ad un cumulo di macerie e con l’umanità a rischio di estinzione.
Un tutt’altro che sereno e rassicurante scenario in cui immergere il Parsifal incarnato da Michael Sopkiv – poi diretto da Lamberto Bava nei suoi Blastfighter e Shark: Rosso nell’oceano – per inviarlo alla ricerca dell’ultima donna fertile, sulle cui tracce si è messo anche l’esercito della Nuova Confederazione.
Il Parsifal che vuole essere in maniera evidente la risposta tricolore allo Jena Plissken interpretato due anni prima da Kurt Russell in 1997: Fuga da New York; dal quale, però, vengono in parte prese le distanze per quanto riguarda l’ambientazione, qui decisamente immaginaria, grazie al fondamentale contributo dello scenografo Massimo Antonello Geleng, mentre nel classico carpenteriano molto vicina a quelli che effettivamente erano negli anni Ottanta il Bronx e i più squallidi quartieri americani.
Come, del resto, già avvenuto alla fine del decennio precedente ne I guerrieri della notte di Walter Hill, tutt’altro che facente parte del filone post-atomico ma rientrante, senza alcun dubbio, nello stuolo di titoli cui la oltre ora e mezza in questione guarda.
Stuolo di titoli di cui fanno parte anche l’Anno 2000 – La corsa della morte che vide protagonisti nel 1975 David Carradine e un giovane Sylvester Stallone e i primi capitoli della saga Mad Max, complice la presenza di corazzatissime ed armate vetture sempre pronte a sfidarsi o ad essere comunque tirate in ballo tra uno scontro e l’altro.
Perché, in mezzo a conflitti armati, spruzzate di splatter e violenti confronti corpo a corpo, non sono certo l’azione e il movimento a risultare assenti in 2019 – Dopo la caduta di New York, che, pur lasciando intravedere una probabile influenza da Rambo di Ted Kotcheff nel momento in cui abbiamo un passaggio nelle fogne in mezzo ai ratti, quando entrano in scena mangiatori di questi ultimi spinge a pensare possa aver anticipato un aspetto poi alla base di Demolition man di Marco Brambilla, realizzato dieci anni più tardi e anche in questo caso con il citato Stallone quale nome principale.
Per non parlare del fatto che la parte finale sfoggi elementi che precedono di poco il Terminator che fece esplodere nel 1984 Arnold Schwarzenegger e il regista James Cameron, evidenziando ancor di più la validità di quello che, considerato dall’ex enfant terrible di Hollywood Quentin Tarantino un “personal cult”, trova anche il tempo di omaggiare, in un certo senso, la serie Il pianeta delle scimmie attraverso l’imponente Big Ape cui concede anima e corpo il George Eastman alias Luigi Montefiori noto ai fan del gore su celluloide soprattutto grazie ad Antropophagus di Joe D’Amato (all’anagrafe Aristide Massaccesi).
Un nome che va ad aggiungersi al ricco cast che, comprendente Edmund Purdom, la ex Miss Italia Anna Kanakis, il caratterista Romano Puppo e il Paolo Maria Scalondro (che qui si firma Vincent Scalondro) specializzatosi in seguito come attore di fiction televisive, si pone al servizio di uno dei maggiormente riusciti fanta-movie sfornati dall’artigianato cinematografico di quello che fu l’ormai morto e sepolto genere tricolore, felicemente tempestato di modellini e sfondi dipinti.
Un fanta-movie che qualcuno osserva possa aver perfino ispirato l’Alfonso Cuarón de I figli degli uomini e che Mustang Entertainment (www.cgentertainment.it) rende disponibile in un’edizione speciale costituita da due dvd: il primo dispensatore del film in versione integrale restaurata introdotto da Martino, il secondo di extra spazianti da quasi quarantatré minuti di intervista al cineasta e al sopra menzionato Geleng, diciannove di sguardo a 2019 – Dopo la caduta di New York a cura di Rocco Moccagatta (docente presso l’istituto di Arti, Culture e Letterature comparate all’Università IULM), una galleria fotografica e titoli di testa e di coda alternativi.