Prosegue la Festa del Cinema di Roma. Sul red carpet continuano ad arrivare star di calibro internazionale, grandi attori e registi, ma anche bellezze mozzafiato italiane e straniere. Ogni giorno, dal mattino alla sera, il tappeto rosso dell’Auditorium Parco della Musica si trasforma in palcoscenico di star, alcune più acclamate, altre meno. Alcune che amano intrattenersi con i fan, altre che salutano da lontano senza dare troppa confidenza.
Ma la giornata di Martedì 22 Ottobre, alla Festa del Cinema di Roma, è stata in assoluto quella con il red carpet più bello. Già negli scorsi giorni grandi divi del mondo del cinema avevano percorso la guida rossa della kermesse, da Edward Norton a Martin Scorsese, ma mai c’era stata una standing ovation come quella per John Travolta.
«I miei film preferiti? Grease, La febbre del sabato sera e Pulp Fiction». Parla come se fosse un fan, John Travolta, che arriva alla Festa del Cinema di Roma, per ricevere un premio speciale, incontrare il pubblico e presentare il suo ultimo film, The Fanatic, in cui interpreta un fan ossessionato da un attore di Hollywood. Ma risponde candidamente alla domanda sui film della sua carriera a cui è maggiormente legato. E non poteva essere diversamente, per l’attore di origine italiana («mio nonno era siciliano, mia nonna di Napoli, vennero in America nei primi anni del 1900»), che ha legato la sua celebrità alla musica ed al ballo.
«Sono molto legato al set di Pulp Fiction. Quentin era un regista nuovo, ispirato dai più grandi cineasti. Il viaggio che feci insieme a lui è stato il più interessante, mi dava consigli corretti e tanta libertà nella mia interpretazione. Sentivo la sua fiducia e ho percepito che c’era qualcosa di intelligente».
Su Fanatic, John Travolta dice: «È un film piccolo, d’essai, che ha ricevuto molti apprezzamenti ed è il mio ruolo preferito come attore, perché io stesso sono un fan con molte passioni. Nella mia carriera non ho mai avuto problemi con i fan, ma in The Fanatic mi piaceva interpretare piuttosto la paura di un fanatico. È un personaggio che ha un amore incontrollato nel cuore, ma può fare paura, perché ognuno ha un pezzo di fanatico dentro di sé». Poi Travolta torna su quei tre ruoli, che hanno segnato diverse generazioni, in tre film che oggi sono considerati di culto: «Sono molto orgoglioso dei film che hanno lasciato il segno nei decenni. Ma per me è importante fare un film e lasciare che a goderne siano le persone anche in epoche diverse. È stato un privilegio far parte di film senza tempo».
E nella Hollywood di oggi, dove sono molti attori si trovano a dover interpretare personaggi dei fumetti, Travolta ha un’opinione precisa. «Sono molto felice di poter fare quei ruoli da attore che fanno parte della vecchia Hollywood. I miei figli invece amano la Marvel, io a 5 anni guardavo Fellini, quindi non parlate con la persona giusta per quanto riguarda il cinema moderno. Non è una critica, mi piacciono le storie, ho gusti diversi, ma tutto l’intrattenimento è valido se ha un effetto positivo sulle persone».
«Un film che mi ha cambiato la vita? A 5 anni, quando vidi La strada di Federico Fellini. Quando Giulietta Masina muore io chiesi a papà “perché sta morendo?!” E lui mi rispose: “È morta perché le si è spezzato il cuore”. Io mi sono sentito perso. Una persona può morire perché il suo cuore si spezza per amore. Lì sono cambiato per sempre perché ho pensato “non voglio spezzare il cuore a nessuno”».